sabato 29 dicembre 2007

Alle Stelle!

Dimostrazione di come si debbano gettare alle spalle i pregiudizi e leggere con spirito vergine le opere di autori che nella vita sono stati o sono personaggi controversi. Hubbard per il solo fatto di aver creato una Chiesa – Scientology – della quale ho letto peste e corna mi era antipatico poi quando per scrivere la scheda del libro ho approfondito ed ho letto la sua biografia mi è diventato odioso. Quindi ho preso in mano il suo “Ritorno al domani” prevenuta e di malavoglia, inoltre ho iniziato a leggerlo mentre ero in Fiera allo stand Delos continuamente distratta da altro. La prima parte del libro mi è sembrata pesante, vecchia e polverosa, poi, finita la fiera, a casa ho ripreso il romanzo e… all’improvviso mi sono trovata tra le stelle a bordo del Levriero partita per il Lungo viaggio. Ho ritrovato quel sense of wonder che nei romanzi di oggi è molto ben nascosto, quando c’è. Certo si sente la vecchiaia, ci sono incongruenze come se fosse stato scritto a blocchi un po’ slegati uno dall’altro, la ‘scienza’ è superata ma… l’avventura! Immedesimarsi nel protagonista e provare i suoi desideri, le sue paure, percorrere il suo cammino dalla giovinezza alla maturità, ecco questo ti fa volare fino alla fine e “sempre più in alto, nel gran vuoto tenebroso, e sempre più lontano, in missione fra le stelle senza tempo”.
Ritorno al domani (To the Stars, 1957) di Ron Hubbard – Urania Collezione 059

venerdì 28 dicembre 2007

Un anno di letture

A oggi 28 dicembre 2007 sono 101 i libri di fantascienza, fantasy e horror letti durante l'anno. Libri da poche pagine - i vecchi Urania erano intorno alle 130 - e libri di oltre 700 pagine, libri che contengono due o tre romanzi e antologie di racconti, non è stata una gara con me stessa ma solo un piacere sottile, a volte una consolazione altre un divertimento.
Ho riso e pianto con i miei libri, a volte mi sono annoiata e addormentata mentre leggevo, qualche volta ho fatto notte per finire un romanzo oppure ho dimenticato di cucinare. Ogni singola frase di quello che ho letto mi ha regalato qualcosa: emozioni, buone o cattive che fossero. Ogni romanzo mi ha stimolato a scrivere un commento, a dividere con gli amici il piacere di leggere, a discutere di quello che non mi trovava d'accordo e cosa più importante mi ha insegnato a scrivere meglio. Vorrei ringraziare tutti i Martin, le Moon, i Vance, i van Vogt, i Clarke, i Tubb le MZB... tutti insomma coloro che hanno messo la loro fantasia e la loro abilità, i loro cuori e le loro anime a mia disposizione per farmi passare un anno piacevole e che hanno arricchito la mia mente con le loro storie.

venerdì 21 dicembre 2007

Evolution - ultimo atto

A leggere tre romanzi di uno stesso autore a poche settimane uno dall’altro ci si assuefà al suo stile, al suo modo di esprimersi e anche ai suoi difetti. Ecco dunque che il capitolo finale di Underworld mi ha, non dico appassionato ma, fatto passare qualche serata divertente. Certo non è un un romanzo che consiglierei a chi cerca buone letture però nel complesso Cox riesce a ricollegarsi ai due precedenti tirando i fili della trama senza lasciare troppi buchi o lasciarne di troppo evidenti. Insomma si passa sopra a tante piccole stupidaggini che nel primo specialmente mi avevano infastidito. Il ritmo è sostenutissimo, scoppiettante e in molti casi sopra le righe, Cox ha perso parecchio di quel suo modo di descrivere le scene del film pedissequamente – ricordiamoci che “Underworld” ed “Evolution” sono novelization mentre “Nemici di sangue” è un romanzo originale – e stavolta riesce a rendere fluide le azioni senza il fastidioso senso di “commento per non vedenti” che in Underworld e tanto evidente quanto superfluo. L’azione inizia subito dopo la fine del primo romanzo: l’Agente di morte Selene e l’ibrido Michael insieme si mettono alla ricerca di Marcus, l’ultimo Anziano ancora in vita e durante la loro ricerca scoprono il segreto delle origini di Lycan e Vampiri, scoprono chi e cosa è il progenitore della razza dei lupi mannari e l’esistenza di una terza forza gli “sterilizzatori” impegnati da secoli ad occultare le prove dell’eseistenza delle due razze non umane. Naturalmente i due, Selene e Michael si innamorano tra uno sventramento e una sventagliata di Uzi e riescono anche ritagliarsi un paio di ore di intimità. Molto meno gran guignol degli altri due romanzi precedenti questo Evolution è sufficientemente piacevole e divertente.

Underworld Evolution di Greg Cox, Urania Horror n. 36
La scheda di Evolution è qui

martedì 18 dicembre 2007

Livello 7 - il commento


Ho letto questo romanzo nei Classici Urania del 1984 ed avrei intenzione di rileggerlo nella nuova edizione Urania Collezione con traduzione integrale. Sì, infatti il romanzo che ho letto manca di parecchie parti tagliate dall’editore. Ecco, dando una veloce scorsa al Collezione vedo che è stata reintegrata l’introduzione che nella prima edizione era stata, dall’editore inglese, cassata perché raccontava l’epilogo della storia, inoltre tre appendici (che ho letto) e una postfazione. Inizio dalla copertina di Brambilla: tetra, grigia d’acciaio, un monolite che buca il mondo, azzeccata direi. Livello sette è il diario del premibottoni X-127, ufficiale di un paese che l’autore non nomina, potrebbe essere una qualsiasi potenza nucleare anche di oggi – il romanzo è stato scritto nel 1957 in piena guerra fredda, quando solo tre nazioni, a mio ricordo, erano in possesso di testate nucleari: USA, URSS e Israele. X-127 è stato addestrato per premere i pulsanti che scateneranno la reazione ad attacchi nemici e, quasi a tradimento, viene inviato nel bunker che sarà la sua casa a tempo indefinito. Un rifugio sotterraneo a millesettecento metri sotto la superficie terrestre capace di ospitare ‘500 persone per 500 anni’. Persone, anzi personale che lavorerà lì solo per permettere a X-127 e ai suoi tre colleghi con le stesse mansioni di sopravvivere. E proprio di ‘personale’ si tratta non di persone, sono tutti indottrinati, tutti incapaci di pensare col loro cervello, tutti automi. Anche il protagonista che è stato scelto proprio il suo profilo psicologico che assicura cieca obbedienza agli ordini non ha ripensamenti, non ha dubbi, accetta la sua condizione supinamente rammaricandosi né della privazione della libertà, né dell’isolamento ma soltanto della mancanza del sole. Romanzo tetro, claustrofobico, angosciante questo, scritto in un periodo di enorme tensione internazionale coi ricordi ancora freschi delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, con la corsa agli armamenti e le esplosioni delle bombe H sperimentali sull’atollo di Bikini. Romanzo di denuncia dunque e allo stesso tempo involontariamente di fantascienza, infatti lo stesso Roschwald dice che non sapeva in che genere collocare quello che aveva scritto, voleva che fosse un monito e un avvertimento, lo dice nelle prima riga, “dedicato a chi deve occuparsene. Il premibottoni X-127 è stato talmente disumanizzato da togliergli anche il nome e così a tutti gli altri 499 che con lui vivono nel profonde del rifugio antiatomico, un rifugio che dovrebbe garantire la loro sopravvivenza anche in caso di olocausto nucleare. A leggerlo oggi si rilevano parecchie pecche che da uno scrittore di fantascienza non ci aspetteremmo, ma Roschwald non è uno scrittore di fantascienza quindi gli si passa, per esempio, la trovata del magazzino viveri dove lo spazio lasciato dai cibi consumati viene utilizzato per stoccare i rifiuti! Quello che resta dopo la lettura di questo romanzo è la sensazione che il pericolo di una guerra nucleare e globale è sempre dietro l’angolo, che gli uomini possono essere manipolati e plagiati, che l’unica vera soluzione è il disarmo totale. Nonostante la cupezza e il senso di costrizione che il romanzo suscita lo consiglio assolutamente specialmente a chi quei giorni non era ancora nato.
Livello 7 (Level 7, 1959)Mordecai Roschwald, traduzione di Beata della Frattina e Riccardo Valla, Mondadori, Urania Collezione n. 57

lunedì 10 dicembre 2007

Gli uomini vuoti

Jeremy, fortissimo ricettore, dopo la morte della moglie Gail, anch’essa telepate, si ritrova privo dello scudo mentale che ella gli aveva fornito e, assordato dalle grida delle menti di miliardi di persone...Leggi

Solo due parole per dire che nella scheda di questo romanzo compare una mini intervista a Giuseppe Lippi, che ringrazio e che in appendice al volumetto c'è un mio articolo su i quattro siti internet più significativi che si occupano di Urania e collane figlie: UraniandCO, Uraniamania, Uraniasat e Mondourania.
Gli uomini vuoti (The Hollow Men, 1992) di Dan Simmons, Urania 1529



venerdì 23 novembre 2007

Novilunio - il commento

Iniziamo dalla copertina, questa di Brambilla con lo sfondo di un cielo azzurro e l'uomo in piedi sul relitto dà un senso di pace e di serenità che stride con il romanzo, almeno con la gran parte di questo perché in effetti rende bene il finale. Molto più intrigante la copertina dell'edizione Classici Urania (il n. 230 del 1996) di Marco Patrito che mostra semplicemente il primo piano di Tigerishka sullo sfondo del simbolo yin-yang che rappresenta il pianeta. Non è niente di particolarmente eccelso ma rende benissimo il mistero e il fascino dell'aliena. Credo che se dovessi scegliere cosa comprare dalla copertina tra le due non sceglierei questa di Brambilla.

Il romanzo. Si parte con tante storie, individuali o di gruppi di persone che non si incontreranno mai nel corso della narrazione ed ognuna è un modo di vivere l'avvenimento catastrofico dell'arrivo del pianeta errante nel nostro sistema solare. Le peripezie di un gruppo di ufologi che si raduna su una spiaggia californiana per osservare l'eclissi di luna sono il corpo al romanzo, c'è poi una coppia di giovani artisti Newyorkesi completamente andati e il poeta con il suo amico inglesi che filosofeggiano ed esorcizzano la catastrofe bevendo, il miliardario astrofilo della Louisiana ed ancora esili come fil di fumo le storie del pirata asiatico, del terrorista sudamericano, dei dirottatori di una nave da crociera. Insomma un campionario assortito di persone, di vite, di morti. Il romanzo è un classico catastrofico con tutti gli ingredienti del genere: maree ottanta volte il normale, tsunami, terremoti, eruzioni di vulcani, incendi e inondazioni, di diverso c'è che non sono generati dalla solita guerra nucleare o causate da qualche cavolata fatta dagli uomini ma da un pianeta errante, il Vagabondo, apparso all'improvviso nel sistema solare e crogiuolo di razze xeno varie e diverse. Quello che mi ha colpito subito fin dalle prima pagine è la gran quantità di citazioni, da Joung a Dylan Thomas, da 'fantascienza' a 'science fantasy' (parlavano di John Carter di Marte) e poi Heinlein, Clarke e ancora E.E. SMith e Van Gogh. Leiber ha un amore intenso per i gatti e anche qui un gatto è personaggio di rilievo, anzi una gatta. Mi ricordo un gatto verde in "Il verde millennio", animaletto che emanava pace e amore mentre qui Tigerishka emana seduzione e fascino felino, mortale e aggressivo. La gattina di casa Miao, rapita dalla bella aliena, è un altro tributo d'amore di Leiber ai gatti e per lei ha in serbo un avvenire di certo migliore che quello che le spetterebbe sulla Terra. Insomma un bel romanzo che quasi mai si inceppa nella narrazione e dove le pecche, che pur ci sono, passano inosservate. Leiber riesce a creare un romanzo dove il protagonista non è un eroe, anzi non c'è un protaganista ma tanti piccoli minimi protagonisti, gente comune con più difetti che virtù, dove anche l'aliena dimostra sentimenti estremamente umani, femminili, dove il filone catastrofico si lega con quello 'spaziale' - la storia dell'astronauta catturato dal Vagabondo- e con una vena di umorismo che serpeggia per tutto il romanzo. Piacevole rilettura per me, nell'edizione dei Classici che il Collezione, in abbonamento, ancora non mi è arrivato quindi non so se la traduzione di Malaguri è stata revisionata.






Novilunio di Fritz Leiber (The Wanderer, 1964) Urania Collezione n. 58






Novilunio ovvero quando la Luna sparì



Una ‘normale’ eclissi di luna viene osservata da svariati personaggi in posti diversi. Ma al culmine del fenomeno accade un terrificante avvenimento: la comparsa di un pianeta vagante che...






Novilunio di Fritz Leiber (The Wanderer, 1964) Urania Collezione n. 58

lunedì 12 novembre 2007

I computer di Zuddas, in edicola

Anno 2706 d.C. per i neocristiani, ma 324 dopo l'Apocalisse secondo il calendario ufficiale, Thallaliki Kamalkimilla, per gli amici Thalli arriva dal lontano Nord nella città di Anglaer in cerca di lavoro e..

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venerdì 9 novembre 2007

L'erede di Lupa Bianca


All’inizio, nel 1989, era “Le armi della Lupa” ed era come dice lo stesso Zuddas “solo un abbozzo di romanzo con un abbozzo di trama”, poi lo riprende in mano, lo amplia, lo pubblica, nel 2006, col titolo “C’era un volta un computer”. Passa quasi inosservato. Adesso un Urania, Notevolissimo avvenimento, in novembre ben due italiani pubblicati uno su Urania e questo nel supplemento.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa sin dalle prime pagine, è una space opera è vero ma non ha l’enfasi, a volte fastidiosa di altre. All’inizio mi ricorda “Il campione eterno” di Moorcock o anche “Il magico regno di Landover” di Brooks per via dell’elmo cornuto e dell’armatura che possono essere indossati solo dall’eroe designato, poi altre reminiscenze: ”Le amazzoni” di Poul Anderson, che per riprodursi devono sottostare alla tirannia di una macchina, e ancora “L’agonia della Terra” di Hamilton dove una intera cittadina si ritrova in un altrove. E tutto è raccontato in maniera personalissima, con fantasia e trovate originali. La protagonista e la sua amica, che sono quasi due lati, quello razionale e quello impulsivo di una stessa persona, sono vive e vere, una completa l’altra. Thally è sopraffatta dagli avvenimenti ai quali lei stessa ha dato il via senza volerlo veramente, Adriana è la sua spalla, la sua coscienza, il suo punto fermo. E poi i computer, retaggio delle antiche Guerre dell’Apocalisse che portano alla memoria altri famosi elaboratori, da Hal a Multivac. Anche qui è evidente il dualismo: Oliwarc domestico e protettivo come un buon cane da guardia Machine spietato e folle che ha travisato completamente quello che doveva essere il suo compito. Bravissimo Zuddas a creare dialetti e modi di parlare diversi senza cadere nel facile espediente del vernacolo italiano. E divertentissimo e spettacolare il personaggio di Capitan Meteora, fanfarone e contaballe che riesce a sparare a mitraglia storielle inverosimili ma divertenti che alleggeriscono i momenti di tensione. A mio avviso superflua la storia d’amore sia perché non porta nulla alla vicenda sia perché appena accennata per tutto il romanzo. Ho letto il romanzo in due pomeriggi e sono rimasta pienamente soddisfatta, Zuddas è stato una scoperta per me, appena avrò tempo cercherò di recuperare qualche altra cosa di suo.


I computer dell’Apocalisse di Gianluigi Zuddas, Urania 35 (supplemento al n. 1528)

Il Premio Urania 2007!

In una Napoli irriconoscibile, semi distrutta dalla catastrofica eruzione del Vesuvio, assediata da una fanghiglia senziente, in un tempo che sembra vicino, il 2059 ma che è incommensurabilmente distante da noi sul fronte della tecnologia, la Sezione π² ha il compito di risolvere i casi di omicidio in un modo peculiare...
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giovedì 8 novembre 2007

L'alba della notte II

Avviso: parlare di un ciclo di dieci volumi porta inevitabilmente a parlare della trama quindi chi non vuole perdere la sorpresa non legga. Ovviamente non racconterò la fine della storia, anche perché sto ancora leggendo, sono arrivata a otto...


L’alba della notte II


Finalmente si vedono alcune pagine esplicative all’inizio dei libri. Un riassunto dei quattro volumi precedenti e un elenco dei personaggi principali, cosa questa che era veramente necessaria - sono ben 5 pagine! 

La possessione da parte dei morti dilaga in tutti sistemi stellari abitati. Alcuni possessori, come Al Capone, Kiera e Quinn Dexter riescono a invadere e controllare interi habitat e pianeti. Al Capone riesce a metter su una ‘Organizzazione’ sul modello di quella da lui creata in vita, che si avvale anche della collaborazione, sia pur coatta, di non posseduti e da New California, il pianeta da lui  occupato muove con una flotta stellare alla conquista di tutto il resto. Kiera riesce ad attirare nel habitat di Valisk frotte di giovani adolescenti, i Notturni, solo al fine di procurare nuovi corpi alle anime in attesa, Dexter, un sadico maniaco religioso e uno dei primi posseduti riesce a scacciare il suo possessore e si ritrova con poteri supernaturali con i quali vuole distruggere il suo pianeta d’origine, la Terra. 

Dall’altra sponda la Confederazione sta con difficoltà cercando di arginare l’invasione. Syrinx, Joshua, Ione Saldana sono i protagonisti principali della lotta contro i posseduti, affiancati da altre decine di comprimari ognuno dei quali ha una parte di rilievo nella trama. D’altra parte sono circa 1200 pagine e per non far cadere nella noia il lettore Hamilton doveva variare il più possibile la storia. Anche così ci sono intere pagine noiosissime, altre ininfluenti, alcune veramente accattivanti, ma la media è di un brodo lungo. Naturalmente l’autore padroneggia bene la tecnica: quando ti stai domandando che fine abbia fatto il tal personaggio, che sta vivendo una storia sua, indipendente da quello che stai leggendo, volti pagina e... finisce il capitolo e inizia quello che parla proprio del personaggio al quale pensavi. 

Altro trucchetto è quello di finire un capitolo proprio quando sei al massimo dell’aspettativa e iniziarne subito un altro che ti aveva lasciato col fiato sospeso, in modo da tenere sempre viva l’attenzione, infatti siamo portati a leggere fino alla fine di un capitolo e non a sospenderlo a metà, anche se è proprio nel mezzo che le storie diventano lente e verbose. 

In questo Alchimista i caratteri dei personaggi prendono corpo, diventano più definiti ed abbiamo la sorpresa di trovare anche dei possessori che nonostante abbiano rubato il corpo ad un altro essere senziente con torture inimmaginabili sono ‘buoni’ e anzi in alcuni casi aiutano i non posseduti coi quali vengono in contatto a sfuggire alla possessione, sia per amore che per amicizia o soltanto per una loro rinata forma di etica. Infatti nella guerra tra morti e vivi chi muore va inesorabilmente ad ingrossare l’esercito dei possessori. 

Filo esile ma continuo nella trama è il tentativo della dottoressa Alkad Mzu di recuperare l’Alchimista, una tremenda arma della quale da anni si è persa l’ubicazione e che soltanto lei può attivare. L’ultima parte Il grande conflitto è la più veloce e appagante, quasi l’autore stesso si fosse stancato di menare il can per l’aia e cercasse di mettere un punto fermo ad una parte della storia che però continuerà in Il Dio nudo.



L’alchimista delle stelle, (The Neutronium Alchemist, 1997)

volume 1: i morti contro i vivi, Urania 1468 (part 1: Consolidation)

volume 2: il nemico Urania 1473 (part 1: Consolidation) 

volume 3: collasso Urania 1475 (part 2: Conflict) 

volume 4: il grande conflitto, Urania 1476 (part 2: Conflict)

giovedì 1 novembre 2007

Ciclo:Alba della notte di Peter F. Hamilton I

Avviso: parlare di un ciclo di dieci volumi porta inevitabilmente a parlare della trama quindi chi non vuole perdere la sorpresa non legga. Ovviamente non racconterò la fine della storia, anche perché sto ancora leggendo, sono arrivata a cinque e mezzo...


Anno 2610, in cinque secoli l'umanità si è sparsa nella galassia colonizzando centinaia di pianeti e dove i pianeti non permettevano la vita hanno creato habitat artificiali. Sulla vecchia Terra la popolazione vive nelle sovraffollate 'archeologie' cupole che proteggono gli insediamenti dai raggi malati del sole. I numerosi sistemi planetari abitati sono retti da governi diversi ma tutti riunititi in una Confederazione della quale fanno parte anche due razze Xeno. L'umanità è divisa in due grandi correnti di pensiero gli Adamisti contrari alle pratiche di bioingegneria sull'uomo e gli Edenisti che al contrario modificano il loro corpo fino a renderlo quasi meccanico. Nonostante le astronavi con motori a fusione e gli spaziofalchi - binomio indissolubile tra l'astronave senziente e il suo comandante - si muovano tra le stelle con balzi attraverso i wormhole ancora non è stato trovato un sistema per comunicazioni veloci tra un pianeta e l'altro. La Terra deporta i suoi criminali nei pianeti in fase di colonizzazione, insieme a tutti quelli che emigrando cercano di migliorare la propria esistenza, Lalonde è uno dei pianeti ancora in fase uno.

La storia parte lentamente, ci vuole un po' di tempo per assimilare il contesto nel quale si svolge anche perché si parte da una trentina di anni prima, con la 'sterilizzazione' di un pianeta, Omuta e poi con un salto di qualche anno si passa al concepimento dello spaziofalco Oenone e del suo comandante Syrinx, quindi ancora la presentazione di un altro personaggio di rilievo il capitano Joshua e infine ci ritroviamo su Lalonde con lo lo sbarco di una astronave di coloni e depò. Adesso il racconto fila veramente, si fa interessante e l'autore riesce a rendere perfettamente l'atmosfera: un misto di sentimenti provati dai coloni, l'incontro con il loro nuovo pianeta, aspettativa, voglia di costruire, collaborazione e speranza nel futuro. Come la situazione si stabilizza però, quando tutto sembra scivolare nei binari di una pacifica vita di frontiera accade l'invasione. Da un universo che non è il nostro una entità trova uno spiraglio entra nel nostro continuum e si impossessa del corpo di un essere umano. Lo spiraglio si allarga, diventa un portale alle soglie del quale innumerevoli altre entità cercano di entrare e per entrare hanno bisogno di corpi viventi. Mentre si svolgono questi avvenimenti altre vicende parallele prendono corpo: quella di Joshua capitano di astronave, adorabile canaglia 'collezionista' di donne, personaggio positivo ma con un velo di cinismo e pirateria quasi protagonista della saga, anche se parlare di protagonisti in un ciclo di dieci romanzi non ha senso.
Il capitano Syrinx, giovane edonista legata da un forte rapporto di affinità col suo spaziofalco Oenone che dopo un servizio in Marina si da al commercio stellare, Ione Saldana, Signore delle Rovine, a capo di Tranquillity, un habitat anomalo perché non edenista, Quinn Dexter depò su Lalonde che sarà uno dei primi posseduti, insomma tante storie che si sfiorano, si intrecciano e si riallontanano. Ogni poche pagine si aggiunge una storia o da una storia esistente prende corpo si sviluppa qualcosa di nuovo, i capitani stellari viaggiano ed ad ogni atterraggio incontrano personaggi diversi che danno inizio a storie che poi confluiranno nello schema generale. Il filo che lega poi tutte queste vicende è la possessione iniziata su Lalonde. Le entità che premono alle porte del nostro universo hanno bisogno dell'accettazione da parte del posseduto per installarsi nel suo corpo e riescono ad averla sempre, con l'aiuto di chi ha già un corpo ospite. In poche settimane Lalonde è completamente assoggettato e i retrò come da qualcuno vengono chiamati si sono sparsi su tutti i mondi della Confederazione. A questo punto, e siamo circa alla fine della crisi della realtà viene svelata la natura delle entità: sono le anime dei morti che dal luogo di tenebra che le ha imprigionate per anni e secoli hanno trovato il modo di entrare in corpi viventi, tra l'altro diventando una sorta si supereroi con poteri soprannaturali. E qui il ciclo inizia a deludermi. Non mi piacciono i racconti che tirano fuori i morti mi sembra che l'autore non abbia abbastanza fantasia da creare dei personaggi verosimili e quando si presenta Al Capone, che sarà un personaggio di spicco in L'Alchimista delle stelle, oppure Christian Fletcher allora perdo quel senso di piacere che avevo avuto fino a quel momento; sì continuo a leggere ma è come se cambiassi punto di vista, non è più coinvolgente, ma diventa un po' noioso, un po' divertente, mai esaltante, insomma cambia registro tutto l'impianto del romanzo ai miei occhi.
(segue)




Ciclo: Alba della notte di Peter F. Hamilton
La crisi della realtà (The Reality Disfunction, 1996)
Emergenza! Urania 1441
Attacco! Urania 1445
Potere totale Urania 1446
Contrattacco Urania 1448

L'alchimista delle stelle (The Neutronium Alchemist, 1997)
I morti contro i vivi Urania 1468

domenica 28 ottobre 2007

Altomare e i suoi giardini nel deserto

Stavolta un racconto, e siccome ho detto abbondantemente in giro che non mi piace leggere i racconti è evidente che se ne parlo è perché mi ha colpito. Altomare ci racconta la storia di un uomo che, incapace di odiare (anche se odiare chi gli ha distrutto la vita sarebbe 'normale') si ritira a svolgere il suo lavoro nel deserto, da solo. E nel deserto trova lenimento al suo dolore, con lui il deserto è gentile, lo accoglie e lo coccola, fino al punto di amarlo per quello che sta facendo. Strana cosa, dovrei dire, infatti il lavoro di Bruno è quello di modificare il deserto, renderlo fertile, farne un giardino, quindi in effetti sconvolgere l'equilibrio secolare del deserto, quasi ucciderlo per far nascere qualcosa di diverso. In un secondo livello di lettura il giardino che Bruno tenta con tutte le sue forze di creare sta crescendo poco a poco nel deserto del suo cuore straziato. La storia cresce poco a poco da una tranquilla visione dell'uomo, del suo rapporto col deserto, rapporto che da subito si capisce reale e concreto, fino ad un epilogo tragico e non solo per Bruno. Il finale però, sebbene voglia essere di speranza non riesce a superare alcuni dubbi del lettore, insomma, fuor di metafora sembra per niente verosimile.


E un giardino fiorirà nel mio deserto, di Donato Altomare, Uraniasat

venerdì 26 ottobre 2007

26 ottobre 2007

E sono 55! Quando ci penso mi stupisco di come gli anni siano volati, specialmente gli ultimi. Stamattina ho ricevuto in regalo un poema, due racconti e un video di auguri e poi telefonate, post di auguri su Uraniamania, auguri in chat dai miei amici e anche un sms.. stasera, forse, farò un bilancio..

giovedì 25 ottobre 2007

Il vino della violenza...


L’ennesimo pianeta perduto questo dal dolce nome femminile “Carlotta”, un pianeta fantasma, ipotizzato e rarissimamente osservato sul quale l’astronave Darwin, diretta al suo gemello Nuterra, tenta un atterraggio di fortuna All’equipaggio del Darwin si presenta un mondo in parte abitato da cannibali in parte civilizzato secoli prima da coloni diretti su Nuterra ma naufragati anch’essi. I due protagonisti del romanzo Francis e Burne sfuggiti ai cannibali che si nutrono dei cervelli delle proprie vittime trovano rifugio a Quetzalia, paese circondato da un alto e spesso muro e difeso da un fossato nel quale scorre una sostanza corrosiva e misteriosa. Ben presto si accorgono che l’utopia di Quetzalia nasconde uno sconvolgente mistero. Gli abitanti sono pacifici e rifuggono la violenza ma solo perché hanno elaborato una religione e trovato il sistema di sublimare i propri istinti violenti. I due naufraghi, ognuno nella maniera che gli è più consona cercano di cambiare gli abitanti di Quetzalia, lo spunto, la scusa, è di rimettere in funzione l’astronave, incagliata nelle terre dei mangiacervelli e tornare su Nuterra ma alla fin fine quello che vogliono è cancellare la religione del Paese, sostituirla con il loro credo, imporre le proprie idee. Francis e Burne sono in maniera diversa due integralisti, due persone che rifiutano a priori le ragioni degli altri. Quando scoprono su cosa è fondata la religione dei Quetzaliani e cos’è la sostanza che ribolle nel fossato che li separa dai selvaggi cercano, e trovano il sistema per far tornare l’aggressività e la violenza, sia pur temporaneamente, negli uomini, al solo scopo di spazzare via gli insediamenti dei mangiacervelli. Naturalmente non tutto va come i due nuterriani si aspettano, specie se ci si mette di mezzo l’amore per una donna che vuole a sua volta ‘convertire’ alla propria religione il suo innamorato. Il tema religioso è fortemente presente in questo libro di Morrow, dove lo spirito missionario di Francis e Burne si scontra con una società che avendo rifiutato la violenza da secoli ed incanalato le pulsioni aggressive in una sorta di “contenitore di odio” trovano estremamente difficile opporsi alla loro volontà. La condanna verso chi si propone come missionario e vuole a tutti i costi convertire alle proprie idee chi ha invece una propria etica, una propria religione - giusta o sbagliata che sia - è abbastanza chiara e decisa. Un romanzo piacevole da leggere, con la giusta dose di avventura, di fantascienza e anche di filosofia, caratteri ben delineati e personaggi che nonostante tutto si fanno amare. Il titolo originale “The Vine of Violence”, che riprende un versetto della Bibbia (Proverbi, 4,17) è molto evocativo e meritava di essere lasciato in inglese. Una nota a parte per la stupenda, bellissima immagine di Brambilla in copertina, peccato solo che il formato non renda giustizia all’opera.

Gli orrori di Quetzalia di James Morrow, Urania 1527 (The Wine of Violence, 1981)

Concorso per illustratori di fantascienza

La Fanzine FONDAZIONE bandisce un concorso, aperto a tutti, per illustratori di fantascienza


"È bandito il Concorso Immagini di Fantascienza, arrivato alla quinta edizione aperto a tutti e riservato ad opere grafiche inedite di fantascienza".
La Fanzine Fondazione, in amichevole collaborazione con URANIA, Uraniasat, Webtrekitalia, Kultunderground, Continuum, Centro Studi Agorà bandisce la quinta edizione del “ Concorso Immagini di Fantascienza”, riservato ad opere grafiche inedite di fantascienza che quest’anno dovranno essere ispirate al romanzo "Infect@" di Dario Tonani. Termine ultimo per la presentazione delle opere: 15 febbraio 2008, farà fede il timbro postale.
Notizie più precise su Uraniasat (il collegamento è su questo blog) dove troverete anche il bando.

Ahhhh se sapessi disegnare! inonderei la redazione di opere a matita, a china, a olio, nitro, acquarello, anche a mezzo punto!
Spero che i partecipanti siamo tanti e tanti, io al massimo per il "progetto Infect@" ho contribuito con qualche foto
qui .

Velvet Diluvio alias Red D@lia

Velvet diluvio, ovvero Red D@lia che è il titolo scelto dall'autore di questo racconto apparso in appendice ad Urania 1527, il numero del compleanno della collana. Tonani ci riporta nella Milano del futuro, sporca, unta, maleodorante; la città che è Milano ma è anche Roma, Napoli, Genova, una qualsiasi metropoli del mondo di Infect@. Di nuovo una umanità degratata al limite della dignità, disperati extracomunitari di terza o quarta generazione, ancora mal integrati e disperati uomini d'affari con portafogli gonfi alla ricerca di sensazioni forti, droghe e sesso border line. Ed in fondo alla scala i cartoon i veri, unici, sfruttati. Quei cartoon creati tramite l'assunzione di droga costretti a 'vivere' tra gli esseri umani, ad interagire con loro, mute vittime incolpevoli. Ma in Velvet diluvio, le parti si capovolgono e gli oppressi hanno la loro piccola rivincita: forse un inizio. Racconto ben calibrato che riprende le atmosfere di Infect@ senza essere ripetitivo, con poche pennellate l'autore ci descrive quattro personaggi, ognuno a suo modo protagonista della storia, ognuno ben definito e vivo. Finale molto brillante e in parte inaspettato. E cosa molto importante tutte le virgole al loro posto!

mercoledì 24 ottobre 2007

Lurulu

Lurulu
A volte i miti crollano. Certo non posso pretendere che uno scrittore produca sempre capolavori, né non considerare che la malattia, l’età (che è la peggiore delle malattie, quella senza speranza) l’esaurirsi delle idee siano la causa di tanti pessimi lavori, ma quando un autore che ho amato da anni, che amo rileggere spesso, mi propone un romanzo come “Lurulu” mi rendo conto che non era altro che un uomo. Ed anche una persona mal consigliata perché questo romanzo è assolutamente illeggibile in confronto alla sua produzione dei primi anni. “Lurulu” pubblicato nel 2004 da un ottantottenne Vance è la seconda parte di “Fuga nei mondi perduti” del 1998 (e non è che questo sia un capolavoro, ma perlomeno ha un minimo di dignità), li separano pochi anni ma un abisso di qualità.
Forse “Lurulu” doveva restare nel cassetto di Vance o in mente dei, sarebbe stato sicuramente meglio per la sua reputazione e per noi. E non parlo solo di portafoglio, ché tanto il Millemondi lo avrei comprato lo stesso, parlo dell’ ammirazione che provo - provavo - per lui, di delusione di... fregatura. Cosa resta del ‘vecchio’ Vance, cioè del Vance di quaranta/cinquanta anni fa, quello che ha creato i mondi del ciclo dei Principi Demoni, quello che ci ha guidato per le terre di Tschai? I mondi, appunto. Ma i mondi di Tany sono freddi, senza anima. Sterili descrizioni ad inizio capitolo, come già nel ciclo dei Principi ma poi quando si va a passeggiare per le strade, quando si entra nelle taverne e si incontra gente non si trovano che stereotipi figure vuote senza spessore. Anche Myron in questo secondo romanzo è poco caratterizzato, un po’ pirata un po’ bamboccio e i suoi comprimari, gli uomini dell’equipaggio ugualmente cercano di emergere dalla piattezza che li distingue ma senza esito. Solo il mago Moncrief, istrione e ciarlatano riesce ad essere un filo più interessante, basta che non parli… Ecco nei dialoghi “Lurulu” raggiunge l’apice della illeggibilità. Vance, per me, è morto leggendo da pagina 382 a pagina 389. Mi sono venute le lacrime dalla rabbia a vedere cosa ha scritto. Il romanzo ha tirato per un’altra quarantina di pagine lette per inerzia e purtroppo il finale è apert
o.
Myron Tany & i vandali dello spazio Millemondi 45

24 Ottobre 2007

Oggi un mio amico ha compiuto gli anni, come dice lui un passo in più verso il traguardo che si è prefisso: arrivare a cent'anni. Io gli auguro di superarli abbondantemente in buona salute e con la stessa voglia che ha adesso di sognare astronavi e pianeti perduti, guardare il firmamento con nostalgia e affetto, come si guarda qualcosa che ci appartiene ma è distante, gli auguro di continuare a trovare scritti nei libri i suoi sogni e i suoi desideri, di stupirsi e meravigliarsi per un tramonto o un arcobaleno, di portare a termine, se mai un termine ci può essere, il lavoro che ha scelto di fare. Buon compleanno Boss!
Doralys

martedì 16 ottobre 2007

Livello 7

Livello 7 è il diario di X-127, ufficiale di un paese che non viene mai nominato, e ha il compito di premere i bottoni che scateneranno la rappresaglia in caso di attacco nucleare... leggi

venerdì 5 ottobre 2007

Gli orrori di Queztalia e quelli di... Milano

La potente forza di gravità dell’ancora inesplorato pianeta Quetzalia attira l’astronave di una spedizione spaziale e ne causa il naufragio. I sopravvissuti Francis Lostwax e Burne Newman presto si accorgono che il pianeta non...
"Non battere la strada degli empi e non procedere per la via dei malvagi….essi mangiano il pane dell'empietà e bevono il vino della violenza. (Pr. 4,14-17)."
in appendice un racconto di Tonani "Velvet diluvio"
Gli orrori di Quetzalia (The Wine of Violence, 1981), Urania 1527

mercoledì 3 ottobre 2007

Colonizzatori colonizzati


In poco più di duecento anni il pianeta Jeep ha colonizzato i colonizzatori terrestri.
Jeep fa parte di quella gran parte di ‘pianeti dimenticati’ della quale la letteratura fantastica ci ha raccontato le storie in innumerevoli romanzi, da Darkover a Iduna a Ragnarok. Colonizzato in prima battuta Jeep si difende sterminando con un virus letale tutti gli uomini mentre le donne, in massima parte, sopravvivono alla malattia ed elaborano nel corso di duecento anni una loro civiltà. Il virus senza nome è quasi un simbionte che permette loro la riproduzione e consente di avere memoria delle esperienze delle antenate. Ora, riscoperto dalla Compagnia, il pianeta è sotto osservazione: viene studiato ed elaborato un vaccino per permettere la completa e definitiva colonizzazione terrestre. Marghe è una antropologa inviata dalla Compagnia per testare il vaccino e per studiare le comunità femminili ormai indigene di Jeep.
Marghe parte dall’avanposto terrestre, presidiato da sole donne – il virus non ha perdonato ed anche la seconda ondata di terrestri è stata sterminata della parte maschile – e va in cerca delle comunità stabilitesi su Jeep per studiare il loro sistema di vita e conoscere la storia degli insediamenti. Il pianeta è duro, freddo e poco ospitale ma la volontà di sopravvivenza delle colone, unita ai doni imprevisti del virus, ha permesso loro di costruire una civiltà di livello medioevale ma ricca di contenuti. Le donne hanno sviluppato delle reti di aiuti e di alleanze, con complicate relazioni familiari – le nascite non sono soltanto partenogeniche - vivono di pastorizia, agricoltura e pesca e si rapportano tra di loro tramite le viajere donne che vanno da un insediamento all’altro portando notizie, storie, canzoni. Le transazioni economiche, in assenza di denaro, si effettuano con scambi sia di natura concreta che di promesse di assistenza futura, la trata. La Griffith riesce a dipingere una società tutta al femminile possibile e verosimile dove la base della società è la casa, composta da una famiglia e più famiglie formano un villaggio oppure una tribù, a seconda del luogo nel quale vivono. Di contro a questa società viva e vitale l’avanposto della Compagnia è un luogo fermo, fossilizzato e senza futuro. La storia, in parte di Marghe e più ampiamente delle donne di Jeep è il percorso per trovare sé stesse, per trovare uno scopo, ed una motivazione alle proprie azioni. L’universo femminile della Griffith, quasi un ricordo della vita nei monasteri medioevali, è complesso e caratterizzato da una cerca interiore e dal prendere coscienza di sé stesse e rivedere tutti i rapporti con l’esterno, con l’altro. La trama è dinamica ed ha svolgimenti imprevisti ed interessanti e la fantascienza è la solida base di tutta la storia.

Ammonite di Nicola Griffith Biblioteca di Nova n. 25 – Perseo Libri
85° romanzo dell'anno

venerdì 28 settembre 2007

Cacciatore di Slan


Minestra riscaldata. E nemmeno buona in partenza. La riesumazione delle salme non mi piace nemmeno se sono salme di romanzi e la vedova Van Vogt, Lydia ha fatto esattamente questo aiutata da Anderson, Kevin J. Anderson (da non confondere con Poul, per carità!). Lydia racconta in una toccante intervista come il suo “Van” avesse, nel 1990, iniziato a buttare giù appunti e idee per il seguito di Slan, uno dei suoi migliori romanzi scritto nel 1946, e che in seguito al progredire della sua devastante malattia, l’Alzhaimer, le sue note, i suoi appunti fossero rimasti in un cassetto. Con la collaborazione di Anderson il seguito di Slan ha preso forma ed è stato infine pubblicato nel 2007. Non ci è dato di sapere quanto delle idee siano di Van Vogt (spero il meno possibile) né se l’Anderson abbia soltanto ricucito dei capitoli oppure se abbia riscritto il tutto ma l’impressione che se ne ha è di un camaleontico esercizio di stile. L’autore, a questo punto quando parlo di autore intendo Anderson, ha utilizzato un linguaggio, una atmosfera che vorrebbe essere la stessa di Slan ma che suona finta e costruita, sembra sì di essere tornati a quaranta anni fa ma non c’è quella spontaneità che troviamo in un qualsiasi romanzo dell’epoca. Kevin copia lo stile di Vogt ma lo copia maluccio, meglio avrebe fatto a scrivere con naturalezza, non si sarebbe avvertita la sensazione di conio falso.
La storia… Poco da dire, storia raffazzonata senza spunti di vero ingegno, pagine su pagine di riassunto del romanzo precedente, caratterizzazione dei personaggi di contorno debole e insufficiente, alcuni comprimari sono particolarmente stupidi nella loro cattiveria, altri sembrano troppo perfetti e imbelli, Jommy Cross non è vivo come non lo è la sua ragazza. La trama e fumosa e troppo contraddittoria, ogni tanto ti chiedi “ma perché accade questo?” e poi il finale! Mai letto un finale talmente grossolano, un colpo di scena talmente scemo che ti viene da frullare il libro addosso al muro. Stavolta Urania ha preso una bella cappellata!
Slan Hunter, di A. E. Van VOGT e Kevin J. ANDERSON Urania 1526

La baracca degli angeli neri

Racconto noir ‘giovanile’ di Tonani che richiama alla memoria la generazione americana di Kerouac (“Sulla strada”), il “Giovane Holden” di Salinger e “Arancia meccanica”, con questo non intendo dire che è datato ha solo un vago profumo d'antan, di ribellione, di malessere adolescenziale. È un racconto angosciante e molto cupo con catarsi finale e ristabilimento della 'normalità' di facciata. I personaggi principali sono due ragazzi ‘cattivi’ che seguono inizialmente lo stesso percorso e che alla fine sembrano arrivare a conclusioni diverse. Sembrano, appunto! La vena di follia che percorre tutto il racconto alla fine si svela in due diversi modi, quella conclamata e quella nascosta, curata e nutrita e rigorosamente celata al mondo. Comparsa un po' anomala il vecchio Cencio che sembra a tratti un barbone ignorante e ubriacone e a tratti fa domande precise e chiare che non gli si attagliano. In complesso di lettura svelta e con tutte le virgole al loro posto.
La baracca degli angeli neri, Dario Tonani, Solfanelli (1991)

giovedì 27 settembre 2007

Babel-17 una piccola gemma



Quarta ristampa per questo gioiellino Anni 60. Lo lessi nel 1976 nell’edizione della Tribuna per la collana Bigalassia maritato all’altra piccola gemma La ballata di Beta2, anche questi di Delany. L’ho poi comprato per motivi collezionistici nell’edizione Classici Urania n. 130 ed ora in Collezione l’ho riletto con estremo piacere. L’avere tre copie del libro pubblicate a distanza di anni una dall’altra mi ha dato modo di notare che la tradyuzione, sebbene sia sempre di Montanari è stata revisionata per l’edizione Mondadori e mutilata (forse questione di copyright) delle poesie della moglie di Delany, la poetessa Marilyn Hacker. Anche lo stile è diverso, cambia la costruzione di alcune frasi, certamente dovuta ad un ammodernamento.
D’altra parte incuriosita dal fatto che nel Bigalassia non appare alcun copy dell’autore e che nel collezione il copy è 2002 ho chiesto un po’ in giro ed ho saputo che l’autore ha rivisto e revisionato svariate volte il suo lavoro nel corso degli anni, quindi ogni volta un nuovo copy; che la Tribuna a suo tempo cercò invano di contattarlo per comprare i diritti e che solo diverso tempo dopo l’uscita del libro riuscì a sistemare la cosa con il suo agente.
Veniamo alla storia. Protagonista di questo romanzo è una donna, Rydra Wong poetessa, abile linguista, telepate in potenza, capitano di astronave, per di più anche bella e, si intuisce, di origine cinese perché in una frase afferma che i suoi antenati avrebbero anteposto il cognome al nome. Per le sue abilità viene incaricata dal suo governo di decifrare un codice, Babel-17, che sospettano sia il sistema degli Invasori per comunicare gli ordini di sabotaggio che si ripetono numerosi da anni. La Wong scoperto che il codice è in effetti un vero e proprio linguaggio parte sulla sua vecchia astronave diretta verso quello che ha previsto sarà il prossimo obiettivo degli Invasori.
L’ambientazione del romanzo è quello di una space opera, grandi distanze, molte razze non umane, astronavi e battaglie nello spazio, il mondo di Rydra è popolato di una umanità particolare, il suo equipaggio scelto persona per persona tra i gli spaziali del Porto è composto da tre navigatori legati affettivamente, da un pilota modificato chirugicamente ma per pura estetica, da un trio di esseri disincarnati ognuno dei quali è soltanto Occhio od Orecchio o Naso e da una ciurma di ragazzetti inesperti. Quaranta anni fa chi avrebbe immaginato piercing, tatuaggi tridimensionali e mobili, chi avrebbe pensato a disincarnati, cioè anime senza emozioni, per lavori nel vuoto dello spazio, chi si sarebbe azzardato a proporre una suicida resuscitata per compagna a due navigatori? Delany l’ha fatto con una delicatezza, con una maestria che lascia stupefatti. E con tocco legggero ci offre una dichiarazione d’amore tenerissima nella quale il Macellaio per una incomprensione semantica sbaglia tutti i pronomi e Rydra non ha animo di correggerlo se non alla fine. A Delany si possono perdonare alcune inezie, piccole forzature che però presi dal ritmo quasi musicale della narrazione riusciamo a stento a rilevare; complessivamente il romanzo è ottimo, da bollino di qualità.
Babel-17 di Samuel Delany - Urania Collezione 56

Orchi, una saga di Stan Nicholls

Un bel cofanetto nero, elegante e dal prezzo estremamente conveniente, basti pensare che comprare i tre volumi singolarmente costa circa 5,40 euro di più, mi ha invogliato a prendere questa saga della quale mi avevano detto un gran bene. Il primo romanzo stenta a decollare, l’unico sprazzo di interesse è all’inizio quando la banda dei Figli del Lupo, che si intuisce protagonista di tutta la saga si rivela una compagine di Orchi. Nel primo volume vengono presentati gran parte dei personaggi che popolano la storia. Il mondo di Orchi è una Terra senza riferimenti precisi, nonostante la cartina allegata, Maras Dantia nome usato dalle ‘Antiche Razze’ o Centrasia come la chiamano gli Umani. Terra abitata da Elfi, Folletti, Trolls, Goblin e tutto quello che il fantasy ha saputo inventare inclusi naturalmente Orchi e Umani.
Il nocciolo della storia è la cerca dei Figli del Lupo di alcuni manufatti che possono cambiare il corso delle vicende di Maras Dantia, una landa da dove la magia sta scomparendo per colpa degli Umani, anzi di una parte di loro: gli Uni, monoteisti e integralisti, mentre i Mani, seguaci di una religione politeista sono a volte alleati degli Orchi e sempre in conflitto con gli altri Umani.
Negli altri due volumi la trama si fa a volte interessante, a volte noiosa e ripetitiva, in particolare stufano le decine di scontri che gli Orchi hanno un po’ con tutte le razze di Maras Dantia. L’autore si sforza di dare una caratterizzazione a più di un personaggio ma riesce a stento nel dipingere i cattivi che sono cattivi ma stupidi, mentre un buon cattivo che si rispetti deve essere anche perfido e intelligente. Insomma la cattiveria senza cervello fa calare paurosamente il mio indice di gradimento. In compenso i buoni non riescono mai a differenziarsi notevolmente uno dall’altro anche se Nicholls dedica molte più parole per delineare i caratteri degli Orchi presi uno ad uno.
Finale ad effetto per una trilogia che mi ha preso più tempo di quanto avevo previsto e non mi ha dato quello che cercavo in un bel libro di fantasy. Inoltre troppo spesso ho trovato la lettura poco scorrevole per qualche inciampo nella traduzione italiana.


Orchi una saga di Stan Nicholls, cofanetto Oscar Bestsellers 1696
I guardiani dei lampi (Bodyguard of Lightning 2006)
Le legioni del tuono (Legion of Thunder, 2006)
I guerrieri della tempesta (Warriors of the Tempest, 2006)

mercoledì 26 settembre 2007

Il ritorno degli Slan

In un futuro indefinito la razza umana è in lotta contro gli Slan, una mutazione genetica creata secoli prima dal dottor Samuel Slann. Gli Slan sono esseri in tutto simili agli umani ma...

Babel-17, il linguaggio che cambia la mente

La guerra interplanetaria contro gli Invasori si trascina da un ventennio quando l’Alleanza scopre il sistema di comunicazione dei nemici: il codice Babel-17. Rydra Wong, linguista, poetessa, telepate inconsapevole e capitano di astronave viene reclutata dal suo governo per ...
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martedì 25 settembre 2007

La sesta Trifidata IV



Il Trifide anche stavolta non smentisce la sua natura goliardica! Entro al bagno per incipriarmi il naso ed ho un sussulto, un polipone verdazzurro mi guarda con aria indagatrice. La sua presenza inquitante mi inibisce, infatti mentre nervosamente mi sto dando una sistemata ingoio un pezzo di rossetto.



Vabbè, mi dico, proviamo nell’altro bagno. Scendo di sotto e appena entrata trovo un cartello dalla scritta minacciosa appeso sopra il water. Oh beh! Questo è per i maschietti, mi dico ma poi mi viene il dubbio e se fosse vero? Col Mago in giro non si è sicuri di niente…

La sesta Trifidata III


Finalmente eccoli: “Gli UMini portano doni!” Ghilgamesh con la dama, il Wafer con la pancetta… Pian piano arrivano tutti, da Milano, da Bologna, dalla sicilia e da Roma! Eh,si! Questa trifidata vede per la prima volta la partecipazione di Topaziobluit e Renato, un vero avvenimento. Altri ‘primapari’ sono Darkowl, la nostra Gufetta di chat che sebbene sia presente come il prezzemolo in tante foto non ci ha dato la liberatoria,quindi la vedrete sempre con una bella macchia sul volto, poi c’è Cletus con Giusy ed il loro erede Nicolò che appena tornato a Milano ha saccheggiato la libreria di papà e si è iscritto a UM diventando uno dei nostri più giovani collezionisti! E ancora l’imponente Erberto con la sorridente Roberta sua moglie, Erberto fino a prima della Trifidata era membro della terribile tribù dei Berti (Er-berto macinava nuovi inserimenti di collane a ritmo vertiginoso e appena venivano approvate Al-berto sparava centinaia di anomalie sulle nuove collane) Con abile e repentina mossa la Triade (Max, Mago e Trifide) hanno cortocircuitato i tremendi Berti nominando Erberto Supervisore Fantascienza con potere di vita e di morte su collane, schede e trame!

La sesta Trifidata II


Venerdì mattina! Attività frenetica in Tana, il GT e il Mago si danno da fare per sistemare i tavoli e le panche in veranda, poi uno in finestra, l’altro in terrazza stendono la gloriosa bandiera della Trifidata, il vessillo con il grosso Trifide, in verità un po’ stinto che è il simbolo della festa da ormai sei anni. Il Mago, decora con bandierine la recinzione della Tana e ancora, in taverna prepara diplomi e cd ricordo, quest’anno è veramente infaticabile!


Per l’ora di pranzo è tutto in ordine, pronto a ricevere i trifinauti, il primo ad arrivare dovrebbe essere Oggy ma all’ora prevista non si vede ancora: si è perso da qualche parte intorno alla Tana, tutta colpa delle rotonde del Waferdy!
[1]
Infine eccolo che scende dalla sua Clio rossa, calmo e pacioso come non mai. Noi abbiamo già pranzato, ma qualcosa per lui c’è di sicuro, che diamine Oggy arriva dritto filato dalla Croazia!
Dopo pranzo la Sacra Pennica del Trifide si prolunga fin quasi alle sedici, Io sono abbastanza preoccupata non si vede ancora nessuno! Evidentemente tutti sono atterriti dalle minacce del GT che ha intimato di non presentarsi prima delle quindici e nessuno vuole essere il primo ad arrivare. Qualcuno anzi non arriva per niente, il Boss ha telefonato stamattina che per un imprevisto non potrà, con dispiacere, partecipare a questa Trifidata. Peccato!


[1] Il Wafer è responsabile della costruzione di un pezzo del passante che collega qui a lì

La sesta Trifidata I



Schiaccio il naso sul finestrino dell’aereo, siamo sopra le nuvole. Vedo l’estremità dell’ala e il sole che sta scomparendo sotto la linea dell’orizzonte. Tiro fuori dalla borsa il librino che mi ha regalato Cletus, un suo horror dal titolo La baracca degli angeli neri e provo a leggere, macché non riesco a concentrarmi! Sono appena partita da Casale ed ho davanti un’ora di volo, un ora per pensare, per ricordare… L’avventura è iniziata giovedì pomeriggio quando con la mia brava valigetta-bagaglio-a-mano ed una sporta di libri destinati al Miky arrivo a Ciampino. In dogana mi fanno aprire la valigia, evidentemente i peperoni grigliati che porto in offerta per la mensa trifidesca hanno fatto squillare gli allarmi del metal detector, figura da peracottara, ti pare che una signora se ne possa andare in giro con i peperoni in valigia? Oltretutto la signora in questione è attesa da una splendida vettura e dal suo orgoglioso guidatore! Il Trifide è ad aspettarmi all’arrivo e dopo gli abbracci e i baci, tanti – sono in accumulo da aprile – mi fa salire sulla sua Mercedes nuova (o è una Porsche? O una Corvette? Mah… non ricordo!) e mi accompagna alla Tana.
Il Mago e Angibal sono già arrivati e già al lavoro, anche il Trifide è in fibrillazione, l’unica che sembra calma è la Trifidessa. La serata passa tranquilla tra la cena e quattro chiacchiere poi a nanna che domani sarà una giornata molto piena!

giovedì 20 settembre 2007

Vampiri vs Lupi Mannari

Carpazi, tredicesimo secolo, il Lycan Lucian servitore nel castello del nobile Viktor si innamora della figlia di questi, Sonja. Quando Viktor scopre che...

venerdì 7 settembre 2007

Vamps vs Lycan

Secondo episodio della saga ma, visto che Underworld tirava si è pensato bene di fare un prequel, un antefatto e poi fatto trenta facciamo trentuno anche il sequel che uscirà a breve sempre su Urania Horror.
Stavolta, sarà l’ambientazione un po’ fantasy – la vicenda si svolge nel 1200 sempre nei Carpazi, quindi un cappa e spada – sarà che mi sono assuefatta all’aulica prosa di Cox il romanzetto è scivolato via strappandomi non pochi sghignazzi ma nessuna repulsione. Oddio ci sarebbe la scena dove il Lycan nella sua forma di Lupo Mannaro spanza un nemico a zampate e poi “affondò il muso negli intestini per divorare gli organi dell’uomo con vorace zelo” ma via un po’ di sano splatter ci vuole in un horror! Forse risente della fretta nella redazione ma ci sono delle scene insuperabili come quando in una catacomba completamente oscura al punto che il Lycan deve trovare la strada a tentoni usando fiuto e udito la sua compagna riesce ad estrargli un paio di frecce e medicargli le ferite. Oppure quando controlla la ferita che ha sulla schiena evidentemente con movimenti degni di un contorsionista e sempre al buio. Certo dopo aver letto Underworld la storia che è raccontata qui non ha più nessuna sorpresa però ha un certo ritmo, insomma non annoia se la si prende per quel che è: non un capolavoro ma un lavoretto artigianale di media fattura.


Underworld. Nemici di sangue di Greg Cox Urania Horror n. 34 (Underworld. Blood Enemy, 2004)

giovedì 30 agosto 2007

Gulliver di Marte

Redatto nelle stile di resoconto/diario di viaggio di un marinaio questo simpatico romanzo di inizio novecento può essere ancora letto con piacere. Gulliver Jones si ritrova all’improvviso su Marte, dopo aver inconsapevolmente attivato un fiabesco mezzo di trasporto. Il Marte di Gulliver è rigoglioso di foreste, popolato da animali mostruosi e mirabili, pericolosi quanto affascinanti come i fiori carnivori che incontra nelle sue peripezie. La decadente razza di marziani accidiosi e imbelli che lo accoglie è solo un pallido ricordo di quella che costruì le città monumentali e che scavò i ‘canali’. Jones, infatuatosi della principessa Heru si getta a capofitto in perigliose avventure per liberarla dai predoni che l’avevano catturata, traversando mezzo continente e addirittura piantando la bandiera USA su un territorio vergine, rivendicandolo per il suo paese. Romanzo d’antan che però si legge facilmente, dove il ‘sense of wonder’ permea ogni singola riga anche se non ci sono astronavi, anche se c’è poca scienza e molta, moltissima avventura.
Gulliver di Marte di Edwin Lester Arnold Classici Urania 282 (Lieutenant Gulliver Jones, His Vacation, 1905)

Teseo & Co.


Un fantasy-minestrone poco saporito di miti classici, magia nera e appena appena un sospiro di fantascienza. Si parte dal mito di Atlantide, chissà poi perché, per ritrovarsi nella Creta minoica con il suo bravo Minosse, con Teseo l’Eroe, e vari comprimari.
Teseo: tutto muscoli e impeto, ogni tanto si dimostra anche raziocinante ma in genere le prende e le dà di santa ragione, fisso nel suo scopo va avanti come un panzer gettando logica e scaltrezza dietro di sé. Sua spalla il mago babilonese Snish un nano pignucoloso ma con un forte istinto di conservazione. Talos, altro personaggio mitologico, è il bronzeo guardiano di Creta che per tutto il romanzo lo insegue per farne polpette. Arianna! Un caso a parte… la regina dell’isola è una donnucola che, come da copione, non esita a far crollare le ‘mura’ di Cnosso e uggiolare davanti all’Eroe macho e anche un po’ scemo. Infine Minosse, proteiforme re di Creta mago o forse extraterrestre, ma l’autore non lo spiega nemmeno alla fine del romanzo. Tutto si svolge senza sorprese come leggenda insegna, a parte il fatto che alla fine i personaggi si riducono drasticamente a tre e non dirò il perché. Una buona spruzzata di magia, botte da orbi, la fanciulla da salvare (ma non è la priorità di Teseo), qualche spunto comico, parecchi ridicoli ed ecco che Williamson si sputtana ignobilmente. Parecchie ‘perle’ nella traduzione di Malaguti e pure la copertina lascia a desiderare.
L’impero dell’Oscuro di Jack Williamson I Classici della Fantascienza Libra n.32 (The Reign of Wizardry, 1940, 1964)

martedì 28 agosto 2007

...and call me Conrad

L’avevo letto in edizione bigalassia appena uscito e ricordavo soltanto che all’epoca mi era piaciuto. Anche in questa edizione riveduta e modernizzata nella traduzione ho trovato lo stesso piacere nella lettura. È un romanzo divertente con quanta basta di azione, di sentimento di mistero. In alcuni Zelazny è estremamente poetico e le sue descrizioni sono godibilissime. Come sempre quando un romanzo mi ha soddisfatto ho poco da dire: se vi piace la SF avventurosa con una spruzzata di miti classici e appena un’idea di alieni blu leggetelo.

Io, l'Immortale di Roger Zelazny Urania Collezione 55 (This Immortal, 1966)

venerdì 24 agosto 2007

Gattopiatti proprio piatti

È un libro per ragazzi è vero, ma che differenza tra questo e Cittadino della Galassia o Fanteria dello Spazio! Iniziamo dall’orribile fuorviante titolo italiano: i gattopiatti appaiono ben oltre la metà del romanzo, e l’invasione c’è solo nella mente del titolista, poi se per invasione vogliamo intendere diffusione, propagazione il titolo quasi ci sta, ma ad un lettore di fantascienza crea confusione. Andiamo oltre. “The Rolling Stones” precede di un decennio il bel Juvenilia “Una famiglia marziana” (Podkayne of Mars, 1962) quasi fosse una prova di scrittura di quest’ultimo. Quanto Podkayne è frizzante, avventuroso, divertente questo è scialbo, conformista, statico. È la storia di una famiglia che dalla luna parte sull’astronave di famiglia per visitare Marte, la cintura degli asteroidi e oltre. Una famiglia che forse è stata costruita apposta per rassicurare i genitori dei giovani lettori con un padre un po’ arruffone e goffo, una madre genio tutelare della casa, una nonnina sprint, la sorella maggiore sempre un tantino dietro i due gemelli protagonisti veri geni della situazione. Come dicevo non c’è verve nella storia, i due genietti pensano solo far soldi tranne in qualche momento che sembra appicciato apposta per far facile moralismo in cui diventano generosi ed altruisti. La nonnina che come deve essere una nonna è sempre dalla loro parte, il padre capitano dell’astronave che impone ai figli di studiare matematica mentre sono in viaggio, la madre e la sorella ridotte al rango di cuoche… E poi i gattopiatti comparse mute e quasi inutili allo svolgersi della storia, storia dalla trama sottile e scipita. Ma forse nel 52 i ragazzini volevano solo questo: un astronave e lo spazio.

L'invasione dei Gattopiatti di R.A. Heinlein –Fantascienza Junior Stellar2000 n. 2 – Rizzoli (The Rolling Stones, 1952)

mercoledì 22 agosto 2007

Io, l’immortale in edicola

Roger Zelazny (1937-1995) nasce in Ohio da un emigrato polacco e da madre di discendenza irlandese, compie studi classici specializzandosi in teatro elisabettiano e nel 1962 si laurea alla Columbia University in letteratura inglese comparata. Lo stesso anno pubblica il suo primo racconto... Leggi

La doppia vita di Robert J. Sawyer



L’Urania di agosto è Mindscan vincitore del John W. Campbell Memorial Award nel 2006, romanzo dello scrittore canadese Robert J. Sawyer inedito per l’Italia. Leggi

L’Armageddon di Tucker


Urania già nel passato ci ha regalato degli abbinamenti un po’ particolari. Nel 1976, nel numero 694, in appendice al romanzo di Walter Tevis "L’uomo che cadde sulla Terra" trovammo la sceneggiatura del film, interpretato da David Bowie, tratto dal libro... Leggi


Urania & C., tutte le novità in edicola




Come di consueto a luglio, in previsione delle vacanze, la Mondadori ci rifornisce di un bel po’ di carta da mettere in valigia. Quest’anno poi nasce una nuova collana, che debutta con... Leggi

Incontro con Cesare Falessi

All'inizio di gennaio 2007 insieme a Vegetti ho fatto visita a Cesare ed Anna Falessi di quell'incontro ho scritto un resoconto poi pubblicato su Delos, questo:

"Nella cornice ovale una foto color seppia, no, forse è un dagherrotipo, rappresenta un uomo, alto, segaligno, che indossa una sahariana, stivali alti, elmetto, appoggiato al fucile mi guarda con espressione intensa..." Leggi
Falessi è scomparso il 1 febbraio di quest'anno.

lunedì 20 agosto 2007

Pangiallo di Anubis e Dory

per gentile concessione del Trifide

È Dory C1 che parla a nome delle tre Dory Cloni. Siamo state incaricate dalla nostra Originale di scrivere ricette per la tana del suo amico Trifide. Mentre l'Originale si diverte noi qui a faticare come schiave, a cucinare code di Cranach per il Grande Cacciatore, a scrivere ricette e andare in ufficio al posto suo... l'Originale ci ha ordinato così di scrivere la ricetta di quei Pangialli che tanto hanno incuriosito voi sciamannati della UMchat.
Bene ecco come noi cloni abbiamo proceduto:
Dosi:
di tutto 100 gr. : noci, mandorle, nocciole, pinoli, pistacchi, cacao, frutta candita, uva passerina
50 gr. di cioccolata fondente, 1 bicchiere di vino bianco, 1 bicchierino di rum, vaniglia ,q.b.
Preparazione
Dory clone n.2 si tuffò nel traffico romano fino al centro della città, dove da tempo immemorabile una vecchina, da una tana oscura, sgusciava noci e altra frutta secca. Lì fece provvista di noci, mandorle dolci, nocciole, pinoli, pistacchi, uva moscato e zibibbo, nonchè di cioccolata fondente, cacao e per non farci mancare nulla cedro, arancia, fichi, pesche e mandarini canditi.

La Dory clone n. 3 intanto si procurava da un amico cantiniere del rum cubano e vino Moscato di Pantelleria; per non fare brutte figure, naturalmente , magari bisogna assaggiarlo... beh solo assaggiarlo no, giù tre o quattro belle sorsate a gargarozzo.

Portate le provviste a casa, il team di Dory cominciò chi a tritare la frutta secca, chi a tagliare a dadini la frutta candita, chi di nuovo ad assaggiare il vino... (bono!). Nella marmitta intanto bolliva un bicchierino di rum, un bicchiere di vino, cacao, cioccolata ed un poco di olio ex.v. insieme allo zucchero ed alla vaniglia.

Dopo due ore di bollitura nella marmitta rimase una crema densa e profumata, a quel punto le Dory ci buttarono dentro tutto il frutto del loro lavoro e cantando e ridendo (che fine credete abbia fatto il resto del moscato di Pantelleria?) e formarono delle palle, no sfere (palle è brutto) di colore marroncino che misero ad asciugare nel forno a calore dolce per qualche ora.

La mattina dopo i pangialli erano cotti. (e le Dory clone anche, si sono finite anche il rum)

mmmmmmhhhhhhhh, che bontà, ragazzi, fatevi mandare un pangiallo da Dory dopo, ma solo dopo, litigherete con la bilancia ma sarete avvolti da un filtro magico di sapori e sensazioni del paradiso, roba da non credere, parola di Trifide!!!!

Coda di Cranach Herberyta in salsa infernale

Ricetta gentilmente concessa dal Trifide
Innanzitutto istruite l'equipaggio dell'astronave, che andrà a procurarsi la coda, sulle due specie autoctone di Cranach esistenti, la varietà mangereccia è purtroppo quella con le zanne acuminate.


(Cranach dagli Occhi Verdi , inoffensivo ma non commestibile)


(Cranach dagli Occhi Rossi, carnivoro, peso da adulto 1300 kg, questo è un cucciolo di 15 gg in via di svezzamento, si notino ancora presenti i dentini da latte)
Dosi:
1 Kg 1/2 di coda, carota, porro, peperoncino, maggiorana, timo, lauro, 100 gr di grasso di prosciutto, un paio di cucchiai di olio, 1 kg di cuori di sedano, una bottiglia di passata di pomidoro, un bicchiere di vino, sale q.b. un cucchiaio di pinoli e uno di uvetta. La coda cuoce in circa 2 ore, dipende dalla grandezza e dalla bestia.
Esecuzione:
Mandate il vostro uomo a cavallo di un blunzer ferrato a caccia di un Cranach dagli Occhi Rossi ben pasciuto, ma per carità non gli fate uccidere il povero bestione, a noi serve soltanto la coda! (Se non è la stagione delle migrazioni dei Cranach procuratevi una bella, succosa, cicciotta coda di manzo o bue).
Tagliate la coda a tronchetti e buttatela in un calderone dove la aspetta ansiosamente un pot-pourri di vegetali (carotina, porro, sedano, timo, 1/2 foglia di lauro, maggiorana) torturati sul tagliere assieme a un peperonicino e grasso di prosciutto o meglio lardo di colonnata. Per evitare la combustione della materia prima versare olio extra vergine q.b. nel calderone e provvedere, col vostro acciarino, ad accendere un bel fuoco vivace.
Ma per favore non lasciate incostudita la vostra coda, rigiratela di tanto in tanto col forcone finchè non la vedrete, allegramente sfrigolante, raggiungere un alto grado di abbronzatura. A questo punto dovrete fare un gran sacrificio, stappate una bottiglia di ottimo bianco secco e immolatene un bel bicchiere nel pentolone.
Quando la maledetta si sarà sucata tutto il nettare vendicatevi affogandola nella passata di pomodoro, per buona misura aggiungete un bicchiere d'acqua (così impara) salate, incoperchiate e lasciate cuocere a fuoco baaaasso...mescolando di tanto in tanto. Nel frattempo mica dovete stare con le mani in mano! Pulite dei cuori di sedano e lessateli molto al dente. Appena la carne si stacca dall'osso maritatela con i cuori di sedano, fate insaporire per qualche minuto e portate a tavola.
Procuratevi una bavarola di dimensioni extra large perchè vi sbrodolerete sicuramente. Mia nonna alla fine della preparazione aggiungeva pinoli e uva sultanina, ma queste sono raffinatezze che i più non comprendono...
Dory