giovedì 25 ottobre 2007

Il vino della violenza...


L’ennesimo pianeta perduto questo dal dolce nome femminile “Carlotta”, un pianeta fantasma, ipotizzato e rarissimamente osservato sul quale l’astronave Darwin, diretta al suo gemello Nuterra, tenta un atterraggio di fortuna All’equipaggio del Darwin si presenta un mondo in parte abitato da cannibali in parte civilizzato secoli prima da coloni diretti su Nuterra ma naufragati anch’essi. I due protagonisti del romanzo Francis e Burne sfuggiti ai cannibali che si nutrono dei cervelli delle proprie vittime trovano rifugio a Quetzalia, paese circondato da un alto e spesso muro e difeso da un fossato nel quale scorre una sostanza corrosiva e misteriosa. Ben presto si accorgono che l’utopia di Quetzalia nasconde uno sconvolgente mistero. Gli abitanti sono pacifici e rifuggono la violenza ma solo perché hanno elaborato una religione e trovato il sistema di sublimare i propri istinti violenti. I due naufraghi, ognuno nella maniera che gli è più consona cercano di cambiare gli abitanti di Quetzalia, lo spunto, la scusa, è di rimettere in funzione l’astronave, incagliata nelle terre dei mangiacervelli e tornare su Nuterra ma alla fin fine quello che vogliono è cancellare la religione del Paese, sostituirla con il loro credo, imporre le proprie idee. Francis e Burne sono in maniera diversa due integralisti, due persone che rifiutano a priori le ragioni degli altri. Quando scoprono su cosa è fondata la religione dei Quetzaliani e cos’è la sostanza che ribolle nel fossato che li separa dai selvaggi cercano, e trovano il sistema per far tornare l’aggressività e la violenza, sia pur temporaneamente, negli uomini, al solo scopo di spazzare via gli insediamenti dei mangiacervelli. Naturalmente non tutto va come i due nuterriani si aspettano, specie se ci si mette di mezzo l’amore per una donna che vuole a sua volta ‘convertire’ alla propria religione il suo innamorato. Il tema religioso è fortemente presente in questo libro di Morrow, dove lo spirito missionario di Francis e Burne si scontra con una società che avendo rifiutato la violenza da secoli ed incanalato le pulsioni aggressive in una sorta di “contenitore di odio” trovano estremamente difficile opporsi alla loro volontà. La condanna verso chi si propone come missionario e vuole a tutti i costi convertire alle proprie idee chi ha invece una propria etica, una propria religione - giusta o sbagliata che sia - è abbastanza chiara e decisa. Un romanzo piacevole da leggere, con la giusta dose di avventura, di fantascienza e anche di filosofia, caratteri ben delineati e personaggi che nonostante tutto si fanno amare. Il titolo originale “The Vine of Violence”, che riprende un versetto della Bibbia (Proverbi, 4,17) è molto evocativo e meritava di essere lasciato in inglese. Una nota a parte per la stupenda, bellissima immagine di Brambilla in copertina, peccato solo che il formato non renda giustizia all’opera.

Gli orrori di Quetzalia di James Morrow, Urania 1527 (The Wine of Violence, 1981)

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