mercoledì 15 agosto 2007

Underworld


Urania Horror n. 33: soggetto di Kevin Grevioux e Len Wiseman & Danny McBride, basato sulla sceneggiatura di Lenny McBride, novelization di Greg Cox: ecco come in quattro non siano riusciti a scrivere una cosa perlomeno decente. Il grave è che questo è il primo di una trilogia che quasi sicuramente Urania ci propinerà nel futuro. Libruncolo dalla trama esile, giusto un fumettone per un pubblico immaturo (e non d’età) chiaramente derivato dalla pellicola, sembra quasi un film ‘commentato per non vedenti’, mancano solo i vari ‘sbang’, ‘crack’, ‘swish’ e compagnia bella per avere la sensazione di una descrizione di quello che sta accadendo sullo schermo. La vicenda, per chi non ha visto il film, è un episodio della guerra secolare tra i raffinati vampiri e i bestiali licantropi, con improbabili storielle d’amore, tanto sangue (sono vampiri, no?) e tanto sgranocchiamento di ossa da parte dei lupi mannari. Peccato che i vampiri non si tramutino in pipistrelli e se ne volino via, forse gli autori volevano essere originali?

Underworld Urania Horror n. 33

martedì 14 agosto 2007

Venti galassie


Abbastanza equilibrata questa antologia, l’unica del 2007 credo, visto che siamo a luglio ed è passato quasi un anno dalla precedente.
Amnesty di Octavia Butler – La sconfitta degli esseri umani ridotti ad animali da compagnia dagli alieni invasori oppure la ricerca di un punto di contatto tra due razze diverse? Finale aperto per questo racconto molto triste, a prima vista senza speranza ma… “Graecia capta ferum victorem cepit” anche se gli extraterrestri non sembrano poi così barbari.
I giorni di nascita di Geoff Ryman affronta l’inusuale tema dell’omosessualità maschile quando nel prossimo futuro per gli uomini sarà possibile curarla e scegliere di essere etero oppure avere gravidanze, il tutto descritto con levità e naturalezza.
Le acque di Meribah grottesco all’inizio, tragico alla fine questo racconto di Tony Ballantyne dove, in una Terra devastata e crudele, Buddy Joe colpevole del crimine di pensare viene tramutato scientemente in qualcosa di non umano. Finale azzeccato.
Ej-Es di Nancy Kress: quanti danni può fare il ‘missionario’ che non capisce l’alieno, l’altro, e cerca di applicare le sue regole a chi ha le proprie.
Quattro romanzi brevi di Joe Haldeman ovvero datemi un incipit e vi scriverò storie diverse. La frase d’inizio è: “Alla fine giunsero a stabilire che nessuno avrebbe dovuto morire, a meno che…” l’immortalità condizionata! Quattro storie raccontate con ironia che strappano un sorriso amaro.
Fattoria con mutante di Charles Stross. Dopo aver letto "Accelerando" una fattoria che se ne va in cerca di un pezzo di terra per stabilircisi non mi fa né caldo né freddo, normale amministrazione in fantascienza.
Gli embrioni del violetto di Angélica Gorodischer. Un pianeta, un naufragio, una spedizione di soccorso. Ma i soccorritori devono fare i conti con i sogni del naufraghi, sogni molto convincenti.
Coyote alla fine dei tempi di Michael Swanwick. Racconto che ricalca lo stile delle storie folkoristiche dei nativi americani. Troppo lontano da me.
Soli offuscati, lune morenti di John Varley. Alieni che non sono poi così innocui come sembrano, collezionisti di ‘cose belle’ dal cosmo appaiono sulla Terra. Titolo quanto mai significativo.
Naufrago di Gene Wolfe. Ancora un racconto tristissimo, metafora forse della Terra morente, della morte dei colori, della morte della bellezza…
Il muro di idrogeno di Gregory Benford un amico mi ha fatto notare come questo racconto sia apparso in forma ridotta, con traduzione diversa e altro titolo – "Vento Cosmico" - su Urania 18 suppl. al 1490 che pure avevo letto: noioso quello e noioso questo, il rimaneggiamento non gli ha giovato affatto.
Il giorno che attraversammo la Transizione di R. de la Casa e P. J. Romero la cosa più leggibile è il titolo.
Non qui a casa mia, ipersaltatori di Cory Doctorow universi paralleli e guai dalle porte di collegamento, però c’è sempre da imparare qualcosa, anche da altri noi stessi…
La notte del tempo di R. Reed leggibile ma non raggiunge nemmeno il buono, l’antologia si sta facendo sempre più scarsa.
Una notte sulla costa dei barbari di Kage Baker qui si risolleva un po’ con un ennesima avventura di Mendoza, l’agente dei Cavalieri del Tempo.
Clinica vitalizia di Nigel Brown. La vecchiaia domani quando protesi e impianti saranno ‘eterni’ e quindi riutilizzabili. Eloise, che sta per per perdere il suo unico contatto col mondo, ritrova un pezzo del suo passato. Racconto carino.
La pazza di Shuttlefield di Allen Steele. Niente di entusiasmante, una ragazza arriva su un pianeta di coloni e superate le prime difficoltà si integra.
Pane e bombe di M. Rickert un insolito dopobomba quasi horror
Il grande gioco di Stephen Baxter mediocre racconto di un episodio di salvataggio
Dossier albertina di Rick Moody …ah, questo con le sue droghe sintetiche di nuova concezione mi ha fatto pensare ad Infect@. Qui le droghe servono a far rivivere i ricordi, a calarsi nel passato fino a istupidirsi. Solo che Infect@ mi è piaciuto e questo racconto non l’ho finito…

L’antologia nel complesso è buona, i racconti vanno dall’ottimo allo scarso, ma questo dipende dai miei gusti. Un appunto che posso fare è il tono generale molto cupo, triste, quasi disperato; sono storie senza un vero lieto fine, alcune molto crude, possibile che i nostri autori vedano il futuro tanto nero?
Venti Galassie Millemondi n. 44


domenica 12 agosto 2007

L'eretico


Mi hanno regalato questo libro a Natale 2005, lette le prime 30 o forse 50 pagine l’ho messo via perché non mi piaceva. Adesso per vari motivi (bacchettate sulle dita da parte di amici che dicono essere Altieri un grande scrittore e altre considerazioni) l’ho ripreso in mano e sebbene con fatica l’ho letto.
La prima impressione era esatta: non mi piace, però...
È un romanzo con troppo sangue, un vero Grand Guignol. Squartamenti, torture, budella che escono fuori da ferite d’arma bianca, roghi, stupri e chi più ne ha più ne metta. I personaggi, tutti, sono sporchi, colano muco, sputano grumi di catarro, hanno denti marci, puzzano, sono pieni di parassiti. Lo stile di Altieri: sincopato, cinematografico, quando descrive scontri, duelli, con il vezzo di filmare al rallenty il movimento delle armi: “ascendente obliquo… fendente ad arco tornante…” rasoiate di parole per i momenti concitati ma poi si distende nella narrazione, nei dialoghi pare dimentichi la fretta e la prosa fluisce tranquilla per impantanarsi in brani che sono quasi saggi storici, che saranno pure necessari alla comprensione, ma sono noiosi da morire. Il linguaggio dei personaggi è invece azzeccato, l’autore sa dare una perfetta caratterizzazione solo in poche scarne frasi pronunciate da mercenari, esemplare la parlata di Pecoraro, frasi sgrammaticate, bestemmie e parolacce che infiorettano il discorso. Ogni personaggio usa il suo personale vocabolario diventando vero e credibile. Altieri ha fatto un gran lavoro di ricerca storica, questo è evidente, ma sparge troppo sangue, troppo crudeli sono le azioni dei personaggi. No, non mi piace. Ah… le felci non fioriscono!
L’eretico Sergio “Alan” Altieri, Corbaccio
Sab 11 Ago, 2007 06:23

L'anno del sole quieto


Una piccola squadra testa il funzionamento di una macchina del tempo, uno alla volta i tre componenti si spingono nel futuro ognuno in un momento diverso. Ma il futuro, anche se distante una manciata di anni dal loro ‘qui e ora’ non è assolutamente quello che prevedevano fosse. Tucker ci disegna un mondo proiezione del presente nel 1970, l’uomo appena ‘allunato’, la guerra nel Vietnam, le battaglie per i diritti civili dei Neri, il ‘pericolo giallo’. Da qui nasce una visione apocalittica, che non lascia speranza, fino all’Armageddon finale. È un buon romanzo questo, che si legge in un pomeriggio, dove le pause non rovinano il ritmo, moderato, quasi riflessivo ma scorrevole. C’è frenesia in alcuni punti ma è tutto ben calibrato e non ci si annoia. La sceneggiatura di Altieri, inedita e scritta per un film non realizzato, è molto più veloce, ma non tradisce, interessante anzi vedere uno dei passi della trasposizione cinematografica di un romanzo.
L'anno del sole quieto Wilson TUCKER Urania Collezione 054 (The Year of the Quiet Sun, 1970)
Il romanzo lo troviamo nelle edizioni Libra - Slan n. 5 (1971) Nord - Cosmo Oro n. 102 (1989) Nord - Un Famoso Classico di Fantascienza s.n. (1992) La traduzione è sempre di Ugo Malaguti

Un ponte tra le stelle

Letto e dimenticato, libro soporifero quanto mai. Quasi 300 pagine per raccontare un storia noiosa e pesante, occasione persa per gli autori che pure in altre occasioni mi hanno dato pagine piacevoli e interessanti.
Un ponte tra le stelle Urania Collezione 53 -James E. Gunn - Jack Williamson

Cronache del mondo emerso III

Noioso terzo episodio della saga di Nihal. La Troisi va calando, il primo romanzo mi ha fatto fare le due di notte, il secondo mi ha cullato per varie sere e questo è stato decisamente soporifero. Non ho rilevato crescita nello stile od originalità nella trama, è la solita storia della ‘cerca’ che ricorda un sacco di altri romanzi, dalla trilogia di Tolkien, al ciclo di Paksennarion della Moon, dalle saghe nordiche al ciclo arturiano, segno che almeno l’autrice ha una buona cultura. Il corpo del romanzo non ha nerbo, la storia si trascina quasi per forza di inerzia, riprende i fili dei due romanzi precedenti ma non riesce ad annodarli, per contro non è storia da leggersi a sé per i troppi rimandi. Insufficienza piena.
III Il talismano del potere – cronache del mondo emerso - Licia Troisi Best sellers Oscar n. 1665

Accelerando

Accelerando – C. Stross – La Nuova Galassia n. 1 il commento di questo romanzo è sulla fanzine Fondazione.

La spada incantata


Un deludente romanzo della MZB, una storia che non sta in piedi, infantile e improbabile che non sembra nemmeno sia stata scritta da lei. Il mondo di Darkover è un pallido riflesso di quello che ci ha narrato in altri romanzi, i dialoghi sanno di falso, troppo ripetute le spiegazioni “alla Salgari” didascaliche e superflue. Insomma libruncolo che fa addormentare anche un insonne.
La spada incantata Marion Zimmer Bradley (The Spell Sword, 1974) TEA Due n. 1133
3 luglio 2007
con questo sono arrivata a 60 romanzi letti quest'anno

Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco III

Continua la saga di Martin in questo libro, diviso dall’editore in tre parti, con parecchi colpi di scena, e ribaltamenti di prospettiva. All’inizio ho fatto un po’ di fatica a riprendere i fili delle varie vicende, nonostante siano trascorsi solo due mesi dalla lettura del libro precedente. Tante sono infatti le storie da seguire, sebbene molti personaggi si siano persi per la strada molti, che magari erano solo comparse, in questo libro prendono consistenza di personaggi.
Tra gli alti e i bassi, che inevitabilmente ha un romanzo tanto consistente, la lettura è piacevole e scorre veloce, tranne che per poche pagine sparse. Quello che mi ha sorpreso è il modificarsi dei caratteri dei personaggi, delle loro scelte, dei loro pensieri. Alcuni che nel primo libro, (e qui darò i titoli originali perché si tratta di tre libri e non sette) cioè A Game of Thrones, erano personaggi caratterizzati negativamente, forse perché visti solamente lateralmente, e che già nel secondo A Clash of Kings iniziavano a presentarsi in modo più accattivante, in questo ultimo diventano in buona parte positivi, ma non del tutto. Vengono dall’autore descritti a tutto tondo diventano veri, umani, naturalmente ognuno perseguendo il suo scopo, ma le loro azioni non sono né completamente buone né completamente cattive. Questo ribaltamento ti spiazza, poi ti fa comprendere il personaggio, poi te lo fa diventare simpatico quasi fino al punto di amarlo.
Sono rimasta sconcertata, invece, dalla disinvoltura con la quale Martin uccide i suoi personaggi chiave, quasi che non avessero più nulla da dire nel prosieguo della narrazione. Già nei primi due libri si libera di alcuni protagonisti, ma lì era quasi necessario per lo sviluppo successivo, mentre ora, in questo terzo romanzo, ne “uccide” alcuni e ne mette fuori gioco altri che avrebbero potuto sicuramente avere delle vicende con sviluppi molto interessanti.
Un appunto che si potrebbe fare all’autore è che, nonostante alcuni dei personaggi siano bambini in molti casi li fa parlare e agire da adulti, al punto che il lettore si dimentica dell’età, questo è molto evidende nei più piccoli, mentre per gli adolescenti riesce a mantenere un certo equilibrio tra infantilismo e maturità. Altra sensazione che ho avuto è che le storie, individuali sì ma collegate una all’altra, non sempre siano coordinate tra loro, si ha l’impressione di uno sfasamento temporale tra azione (in una storia) e reazione (in un’altra storia).
Concludo, Le Cronache, o meglio la Canzone (come recita il titolo originale) del Ghiaccio e del Fuoco è una splendida saga fantasy, Martin non fa quasi mai gli errori che ho riscontrato in tanti ‘seguiti’, errori di ritmo rallentato, banalità degli eventi, prevedibilità. Riesce a sorprendere e interessare per quasi tutte le pagine dei tre volumoni, sa dosare bene scene di guerra e racconti di viaggi dove poco succede, scene cruente e incontri d’amore, insomma tutta la saga è un piatto ben cucinato, gustoso e sostanzioso. Un ciclo ideale da leggere sotto l’ombrellone, magari comprendendo anche l’ultimo uscito da poco Il dominio della regina che aspetto in ristampa Oscar.

A Storm of Swords. Book Three of A Song of Ice and Fire, 2000
Tempesta di Spade - George R. R. MARTIN - Bestsellers Oscar n.1348
I fiumi della guerra - George R. R. MARTIN - Bestsellers Oscar n.1381
Il portale delle tenebre - George R. R. MARTIN - Bestsellers Oscar n.1420
1 luglio 2007

L'astronave immortale


Più che immortale è interminabile e soporifera questa astronave. Di lettura faticosa per i continui salti da una realtà virtuale ad una reale il romanzo poteva benissimo fare a meno di un bel numero di episodi ambientati nel metamondo, che sono sì begli esercizi di scrittura ben documentati anche se un po' troppo monotematici, ma risultano troppi e inutili ai fini della storia. Il tema dell'immortalità è stato affrontato da altri scrittori con più verosimiglianza, qui molti interrogativi nascono spontanei, la "macchina" ha ben più illustri predecessori, insomma un romanzo che mi regalato molti sonni e poche emozioni, tranne, nelle ultime cinque o sei pagine con un finale che non ho trovato prevedibile e scontato forse perchè anestetizzata dal resto.
L'astronave immortale Urania 1523 Joe HALDEMAN
21 giugno 2007

L'astronave dell'esilio

Sono tre romanzi di un ciclo:
I condannati di Messina: In una terra sovrappopolata ed alla fame la ricerca genetica è considerata un crimine, quindi tutti i più grandi scienziati genetisti del pianeta, con le loro famiglie vengono esiliati... tra le stelle. La vicenda di uno dei tanti, ribelle e combattivo, la scelta sofferta e consapevole di un intero apparato governativo mondiale che sceglie il ristagno della scienza in cambio della sopravvivenza delle masse. Buon ritmo, storia intrigante, personaggi un po' ingenui ma nel complesso credibili.
L'astronave dei 20.000: L'astronave è alla seconda generazione, alla ricerca di un pianeta sul quale stabilirsi, di una nuova Terra, la maggior parte dei ventimila in ibernazione, solo un pugno di 'giovani' alla guida. In vista di un sistema solare che promette un pianeta vivibile l'armonia si guasta. Storia meno incisiva della prima, si basa sul classico triangolo Lui, Lui, Lei.
Ritorno dall'esilio Il titolo però è End of Exile... Arrivati appena alla terza generazione l'astronave va in precipitosa decadenza e i pochi sopravvissuti, tutti appena adolescenti, sono regrediti ad uno stato tribale. Poco credibile la trama, con forzature e assurdità, romanzo perfettamente inutile.
L'astronave dell'esilio, Ben Bova, Urania Biblioteca n. 9 - Mondadori