giovedì 1 novembre 2007

Ciclo:Alba della notte di Peter F. Hamilton I

Avviso: parlare di un ciclo di dieci volumi porta inevitabilmente a parlare della trama quindi chi non vuole perdere la sorpresa non legga. Ovviamente non racconterò la fine della storia, anche perché sto ancora leggendo, sono arrivata a cinque e mezzo...


Anno 2610, in cinque secoli l'umanità si è sparsa nella galassia colonizzando centinaia di pianeti e dove i pianeti non permettevano la vita hanno creato habitat artificiali. Sulla vecchia Terra la popolazione vive nelle sovraffollate 'archeologie' cupole che proteggono gli insediamenti dai raggi malati del sole. I numerosi sistemi planetari abitati sono retti da governi diversi ma tutti riunititi in una Confederazione della quale fanno parte anche due razze Xeno. L'umanità è divisa in due grandi correnti di pensiero gli Adamisti contrari alle pratiche di bioingegneria sull'uomo e gli Edenisti che al contrario modificano il loro corpo fino a renderlo quasi meccanico. Nonostante le astronavi con motori a fusione e gli spaziofalchi - binomio indissolubile tra l'astronave senziente e il suo comandante - si muovano tra le stelle con balzi attraverso i wormhole ancora non è stato trovato un sistema per comunicazioni veloci tra un pianeta e l'altro. La Terra deporta i suoi criminali nei pianeti in fase di colonizzazione, insieme a tutti quelli che emigrando cercano di migliorare la propria esistenza, Lalonde è uno dei pianeti ancora in fase uno.

La storia parte lentamente, ci vuole un po' di tempo per assimilare il contesto nel quale si svolge anche perché si parte da una trentina di anni prima, con la 'sterilizzazione' di un pianeta, Omuta e poi con un salto di qualche anno si passa al concepimento dello spaziofalco Oenone e del suo comandante Syrinx, quindi ancora la presentazione di un altro personaggio di rilievo il capitano Joshua e infine ci ritroviamo su Lalonde con lo lo sbarco di una astronave di coloni e depò. Adesso il racconto fila veramente, si fa interessante e l'autore riesce a rendere perfettamente l'atmosfera: un misto di sentimenti provati dai coloni, l'incontro con il loro nuovo pianeta, aspettativa, voglia di costruire, collaborazione e speranza nel futuro. Come la situazione si stabilizza però, quando tutto sembra scivolare nei binari di una pacifica vita di frontiera accade l'invasione. Da un universo che non è il nostro una entità trova uno spiraglio entra nel nostro continuum e si impossessa del corpo di un essere umano. Lo spiraglio si allarga, diventa un portale alle soglie del quale innumerevoli altre entità cercano di entrare e per entrare hanno bisogno di corpi viventi. Mentre si svolgono questi avvenimenti altre vicende parallele prendono corpo: quella di Joshua capitano di astronave, adorabile canaglia 'collezionista' di donne, personaggio positivo ma con un velo di cinismo e pirateria quasi protagonista della saga, anche se parlare di protagonisti in un ciclo di dieci romanzi non ha senso.
Il capitano Syrinx, giovane edonista legata da un forte rapporto di affinità col suo spaziofalco Oenone che dopo un servizio in Marina si da al commercio stellare, Ione Saldana, Signore delle Rovine, a capo di Tranquillity, un habitat anomalo perché non edenista, Quinn Dexter depò su Lalonde che sarà uno dei primi posseduti, insomma tante storie che si sfiorano, si intrecciano e si riallontanano. Ogni poche pagine si aggiunge una storia o da una storia esistente prende corpo si sviluppa qualcosa di nuovo, i capitani stellari viaggiano ed ad ogni atterraggio incontrano personaggi diversi che danno inizio a storie che poi confluiranno nello schema generale. Il filo che lega poi tutte queste vicende è la possessione iniziata su Lalonde. Le entità che premono alle porte del nostro universo hanno bisogno dell'accettazione da parte del posseduto per installarsi nel suo corpo e riescono ad averla sempre, con l'aiuto di chi ha già un corpo ospite. In poche settimane Lalonde è completamente assoggettato e i retrò come da qualcuno vengono chiamati si sono sparsi su tutti i mondi della Confederazione. A questo punto, e siamo circa alla fine della crisi della realtà viene svelata la natura delle entità: sono le anime dei morti che dal luogo di tenebra che le ha imprigionate per anni e secoli hanno trovato il modo di entrare in corpi viventi, tra l'altro diventando una sorta si supereroi con poteri soprannaturali. E qui il ciclo inizia a deludermi. Non mi piacciono i racconti che tirano fuori i morti mi sembra che l'autore non abbia abbastanza fantasia da creare dei personaggi verosimili e quando si presenta Al Capone, che sarà un personaggio di spicco in L'Alchimista delle stelle, oppure Christian Fletcher allora perdo quel senso di piacere che avevo avuto fino a quel momento; sì continuo a leggere ma è come se cambiassi punto di vista, non è più coinvolgente, ma diventa un po' noioso, un po' divertente, mai esaltante, insomma cambia registro tutto l'impianto del romanzo ai miei occhi.
(segue)




Ciclo: Alba della notte di Peter F. Hamilton
La crisi della realtà (The Reality Disfunction, 1996)
Emergenza! Urania 1441
Attacco! Urania 1445
Potere totale Urania 1446
Contrattacco Urania 1448

L'alchimista delle stelle (The Neutronium Alchemist, 1997)
I morti contro i vivi Urania 1468

domenica 28 ottobre 2007

Altomare e i suoi giardini nel deserto

Stavolta un racconto, e siccome ho detto abbondantemente in giro che non mi piace leggere i racconti è evidente che se ne parlo è perché mi ha colpito. Altomare ci racconta la storia di un uomo che, incapace di odiare (anche se odiare chi gli ha distrutto la vita sarebbe 'normale') si ritira a svolgere il suo lavoro nel deserto, da solo. E nel deserto trova lenimento al suo dolore, con lui il deserto è gentile, lo accoglie e lo coccola, fino al punto di amarlo per quello che sta facendo. Strana cosa, dovrei dire, infatti il lavoro di Bruno è quello di modificare il deserto, renderlo fertile, farne un giardino, quindi in effetti sconvolgere l'equilibrio secolare del deserto, quasi ucciderlo per far nascere qualcosa di diverso. In un secondo livello di lettura il giardino che Bruno tenta con tutte le sue forze di creare sta crescendo poco a poco nel deserto del suo cuore straziato. La storia cresce poco a poco da una tranquilla visione dell'uomo, del suo rapporto col deserto, rapporto che da subito si capisce reale e concreto, fino ad un epilogo tragico e non solo per Bruno. Il finale però, sebbene voglia essere di speranza non riesce a superare alcuni dubbi del lettore, insomma, fuor di metafora sembra per niente verosimile.


E un giardino fiorirà nel mio deserto, di Donato Altomare, Uraniasat