sabato 23 febbraio 2019

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martedì 19 febbraio 2019

Magister Aetheris

Finito! Ci ho fatto le due di notte ma ne é valsa la pena!

lunedì 11 febbraio 2019

L'Imperatrice del Sole

E adesso dovrò aspettare che McDonald scriva il quarto romanzo della serie per sapere se il piccolo, antipatico, Everett Singh  riuscirà a trovare il padre e salvare l'Universo.
Carino, leggero, con alti e bassi  ma nel complesso nella media. Bella la copertina di Brambilla.

L'Imperatrice del Sole - Ian McDonald - Mondadori, Urania 1661

Ammonite


Il pianeta Grenchstom, chiamato anche Jeep, è uno dei tanti “pianeti dimenticati” dei quali la letteratura fantastica ci ha raccontato le storie in innumerevoli romanzi, da Darkover a Iduna a Ragnarok. Colonizzato dai terrestri qualche centinaio di anni prima della sua riscoperta Jeep si difende sterminando con un virus letale tutti gli uomini, mentre le donne in massima parte sopravvivono alla malattia e costruiscono nel corso degli anni una loro civiltà. Il virus senza nome è parte del pianeta, presente in ogni forma di vita è quasi un simbionte che permette la riproduzione e fornisce altre abilità alle donne sopravvissute alla malattia, come poter entrare in stato di trance ed avere memoria delle esperienze delle antenate.
Ora, riscoperto dalla Compagnia, Grenchstom è sotto osservazione: ricco di risorse è destinato allo sfruttamento e ad una nuova completa e definitiva colonizzazione terrestre. Viene quindi studiato ed elaborato un vaccino che possa permettere l’insediamento di personale tecnico anche maschile. Marguerite Angelica Taishan, Marghe, è una antropologa e pur di poter studiare le comunità femminili ormai indigene di Jeep accetta di testare il vaccino. Marghe parte dall’avanposto terrestre, presidiato da sole donne – il virus non ha perdonato ed anche la seconda ondata di terrestri è stata sterminata della parte maschile – e va in cerca delle comunità stabilitesi su Jeep per studiare il loro sistema di vita e conoscere la storia degli insediamenti. Il pianeta è duro, freddo e poco ospitale e Marghe si trova subito a dover superare difficoltà che non sono soltanto stanchezza, fame e gelo ma anche solitudine, incomprensione, abbandono. Si ritrova a fare i conti col passato, a rimettere in discussione tutta la sua vita, deve imparare a conoscere se stessa prima di poter conoscere le altre donne che incontrerà nel suo viaggio. La civiltà costruita dalle donne di Jeep è di tipo medioevale, la scarsità di minerali ha frenato lo sviluppo tecnologico e fatto arretrare a livelli pre-industriali gli insediamenti, tanto che Marghe usa come moneta di scambio lingotti di ferro e di rame, ma è una società ricca di contenuti e di spiritualità. Le donne di Grenchstom hanno intessuto delle reti di aiuti e di alleanze, con complicate relazioni familiari – le nascite non sono soltanto partenogeniche - vivono di pastorizia, agricoltura e pesca e i gruppi disseminati nel territorio si rapportano tra di loro tramite le viajere donne che vanno da un insediamento all’altro portando notizie, storie, canzoni. Le transazioni economiche, in assenza di denaro, si effettuano con scambi sia di natura concreta che con promesse di assistenza futura, la trata. La Griffith riesce a dipingere una civiltà tutta al femminile complessa e verosimile dove la base della società è la casa, nucleo formato da madri, sorelle e figlie, e dove più famiglie formano un villaggio oppure una tribù, a seconda del luogo nel quale vivono. In contrasto a questa società viva e vitale l'avanposto della Compagnia è un luogo immobile, fossilizzato e senza futuro; le trecento civili, il personale tecnico, e le cento Specchio, quello militare, stanno sempre più perdendo la speranza di lasciare il pianeta, decorano gli alloggi, si cuciono i vestiti e in alcuni casi disertano per unirsi alle indigene.
La storia, in parte di Marghe e più ampiamente delle donne di Jeep è il percorso per trovare sé stesse, per trovare uno scopo, ed una motivazione alle proprie azioni. Partita per studiare le donne di Jeep come se fossero “conchiglie strane trovate sulla spiaggia” nel suo viaggio Marghe incontra una tribù nomade e ne condivide la vita, affronta il tremendo gelo del Nord nella stagione peggiore, finalmente trova in una casa l’amore e la comprensione che le mancavano, in trance affronta la sua personale cerca e riesce a far emergere il suo più profondo io, infine interrompendo l’assunzione del vaccino si abbandona senza riserve al pianeta ed al suo virus diventandone parte. Questo viaggio interiore, in parallelo col viaggio fisico è il succo di tutto il romanzo al punto che anche le comprimarie di Marghe in un certo modo sono alla ricerca di se stesse sia che siano indigene e ostili sia che siano personale terrestre in “transito”. La Griffith riesce con un tocco estremamente leggero e delicato a descrivere le scene d’amore, inevitabili in un universo di sole donne, così come riesce a rendere vivi e palpitanti gli episodi più crudi: follia, violenza e gelosia. In Ammonite, unico tra i romanzi da me letti, non si vede neanche un uomo, solo se ne intuisce l’ombra minacciosa nell’astronave della Compagnia in orbita intorno al pianeta; l’eroina non è una virago o una amazzone battagliera ma una donna con mille dubbi e paure che riesce a superare accettandosi. La trama del romanzo è dinamica, con svolgimenti imprevisti ed interessanti e la fantascienza è la solida base di tutta la storia. Del traduttore Riccardo Gramantieri è la prefazione come anche la biografia dell'autrice in appendice, dove troviamo anche un glossario, un riepilogo dei personaggi e un breve articolo della stessa Nicola Griffith. Il volume è rilegato e presenta in sovracopertina una bella illustrazione di Gualtiero Risito.
Nicola Griffith è nata in Inghilterra, a Leeds, nel 1960 ed attualmente vive a Seattle negli Stati Uniti con la sua compagna, la scrittrice Kelley Eskridge. Il suo primo racconto “La specchio e terrardente” è stato pubblicato nel 1988 sulla rivista Interzone. Autrice poco prolifica ha scritto una decina di racconti e cinque romanzi: Ammonite (1993), Slow River (1995), The Blue Place (1998) Stay (2002) e Always (2007) - questi ultimi tre sono gialli - in poco meno di venti anni ma l'ottima qualità delle sue opere ha compensato la scarsità. La Griffith ammalatasi di sclerosi multipla nel 1989 ha dovuto abbandonare la vita attiva e le attività sportive che praticava costretta a pause forzate e molto della sua vicenda è presente in Ammonite, sia pur velata e coperta dalla metafora. Ammonite, suo primo romanzo ha vinto nel 1993 sia il James Tiptree, Jr. Award che il Lambda Award mentre Slow River ha vinto un Nebula e un Lambda inoltre un Nebula ha vinto il racconto “Yaguara”. Ha vinto inoltre un World Fantasy Award ed altre tre volte il Lambda, premio attribuito annualmente a pubblicazioni che affrontano temi LGBT acronimo per Lesbian, Gay, Bisexual e Transgender.
Stefania Guglielman
20/10/2007
Ammonite di Nicola Griffith,
Biblioteca di Nova SF* n. 25 (2007), traduzione di Riccardo Gramantieri
Perseo Libri, pagg. 366, € 25,00.
Dist. Elara libri s.r.l.

articolo pubblicato su
Fondazione science fiction magazine n. 12
anno VII, 2007



Mindscan


Cosa succederebbe se il mio corpo fosse afflitto da un male incurabile, dagli esiti improvvisi ma previsti, se avessi la certezza di vivere poi per tutto il tempo, il lungo tempo, che mi rimane ridotto alla stregua di un vegetale senza coscienza, senza memoria, senza anima e se di contro a questo futuro certo mi venisse proposta non una cura ma un rimedio? Questo l’interrogativo dal quale prende l’avvio il romanzo di Robert Sawyer. Jake Sullivan è un quarantenne affetto dalla sindrome di Katerinsky, una malattia genetica che lo porterà fatalmente alla morte o nella migliore delle ipotesi ad un coma vegetativo come accaduto al padre anni prima, colto da ictus durante un litigio col figlio adolescente.

Per tutta la vita Jake ha vissuto sotto la spada di Damocle della sua malattia, al punto di negare a se stesso un rapporto affettivo con la donna che ama per timore di farla soffrire come soffre sua madre e quando nel 2045 la scienza gli prospetta un rimedio per poter vivere indefinitamente accetta con entusiasmo. Il nuovo processo Mindscan – scansione della mente – non è però un trasferimento della sua individualità in un corpo sintetico ma semplicemente una sua copia. Completata la scansione il Jake biologico, malato senza speranza e dopo aver rinunciato al suo status legale andrà sul lato nascosto della Luna dove in una sorta di Paradiso vivono gli “Originali” in attesa della fine, mentre il Jake androide, copia perfetta della mente, della coscienza, della memoria di JacOB (Jake Original Body) resterà sulla Terra dove continuerà la sua vita ma dove per lui cominceranno problemi di relazione con gli amici, con la madre, con il cane che non lo considerano altro che un automa.

Quando poi il Jake biologico scopre che nel frattempo è stata trovata una cura per la sua malattia sulla Luna gli eventi precipitano. Sulla Terra intanto il Jake androide, si è innamorato di una scrittrice ottantenne scansionata il cui corpo biologico è morto e che viene portata in giudizio dal figlio che non vuole rinunciare alla sostanziosa eredità.

Questo è l’inizio della storia che viene raccontata in prima persona dai due Jake alternativamente. Sawyer riesce a non far confondere il lettore, nonostante le due voci narranti usino lo stesso lessico e siano la stessa persona, riesce nel medesimo tempo a caratterizzarli in maniera diversa, facendoci quasi provare le loro sensazioni. L’androide che non ha più la possibilità di sentire odori, sapori, caldo, freddo, stanchezza, sonno e li rimpiange ma che con il suo corpo potenziato può vedere i colori e resta ammaliato dal verde; il Jake biologico che sulla Luna ha un terzo del peso ma che continua a soffrire di emicrania e dolori sparsi. Personaggio di rilievo è Karen, la scrittrice scansionata della quale si innamora l’androide e sulla vicenda giudiziaria di quest’ultima si impernia buona parte della storia. Il rapporto d’amore, anche se i loro corpi sono dell’età fittizia di circa 40 anni, è pur sempre tra due persone di generazione differente, quasi tra nonna e nipote, tema arduo che Sawyer riesce a gestire con leggerezza. Karen si racconta a Jake e le sue storie sono colme di rimandi a quella che era l’epoca della sua giovinezza. Karen cita 2001 Odissea nello spazio e Alla ricerca di Nemo, cita Bradbury e l’Apollo 8, Superman e Paris Hilton e chissà se chi leggerà il romanzo tra venti o trenta anni riuscirà a inquadrare le sue citazioni.

Il romanzo nella parte ambientata nell’aula del tribunale pone problemi non da poco. Il dibattito processuale affronta proprio la questione sulla identità di Karen, e per traslato di tutti gli scansionati: sono individui dotati di coscienza, di consapevolezza, di anima, oppure sono soltanto ‘zombi’, gusci vuoti che reagiscono agli stimoli ma sono pari ad una IA? Il processo Mindscan trasferisce l’anima? E l’anima può essere duplicata? E questo è il vero problema che ci pone Sawyer: se l’anima è qualcosa di materiale, una semplice rete di impulsi elettrici riproducibili oppure no. E inoltre, quando in un feto si sviluppa l’individuo, quando inizia ad essere una persona? Quando e se è lecita l’interruzione di gravidanza? Tutto questo in una cornice a tratti divertente, a tratti leggera ma sempre interessante e coinvolgente. L’autore riesce a mescolare abilmente passato, nei racconti di Karen, e futuro prossimo, un futuro non molto lontano da noi e dà spiegazioni verosimili delle teorie sulla coscienza che i vari ‘esperti’ chiamati a testimoniare nel processo di Karen espongono alla Corte. Il processo stesso, riesce ad essere convincente nonostante ricalchi il trito cliché di tanti e tanti telefilm americani, sembra quasi di vedere Perry Mason alle prese con testimoni di volta in volta reticenti o troppo chiacchieroni. Unica nota stonata è l’epilogo che sa di appiccicaticcio, messo lì tanto per non lasciare il ‘finale aperto’ delle pagine precedenti, se ne poteva tranquillamente fare a meno.

Romanzo quindi godibilissimo, che ha l’ulteriore pregio di essere inedito in Italia, frizzante e allo stesso tempo profondo ben tradotto da Dario Rivarossa, bella la copertina di Franco Brambilla che sebbene abbia dovuto misurarsi con la ben più evocativa copertina dell’edizione originale è riuscito a non banalizzarla.
Robert J. Sawyer è nato a Ottawa in Canada nel 1960, si è laureato in arti applicate alla Ryerson University di Toronto nel 1982. Nel suo palmares già trentacinque premi tra nazionali ed internazionali tra i quali il premio Nebula del 1995 per il suo romanzo “The Terminal Experiment” (“Killer on-line”, Narrativa Nord 1996), e il premio Hugo del 2003 per il romanzo “Hominidis” (“La genesi della specie”, Collezione Immaginario. Solaria - Fanucci 2004). Ha al suo attivo anche otto nomination all’Hugo Award.
Stefania Guglielman




venerdì 8 febbraio 2019

Pianeta Parallelo

Secondo romanzo del ciclo di Everness - che poi è il nome dell'aeronave sulla quale viaggia il protagonista. Ecco, il protagonista. Ogni tanto, fastidiosamente, il bravo Ian ci ricorda che Everett ha quattordici anni. Il che andrebbe bene se fosse meno "eroe". Insomma un ragazzino appena adolescente che riesce a pensare, comportarsi, rapportarsi con gli altri come un adulto, anzi come uno scienziato adulto è sinceramente poco simpatico. Comunque il romanzo è scorrevole e piacevole. Adesso inizierò il terzo romanzo, per poi tornare alla fantasy.


Pianeta Parallelo - Ian McDonald - Mondadori,  Urania 1655, pagg. 252












martedì 5 febbraio 2019

Terra Incognita

Simpatico YA, prima parte di una trilogia. Leggerò volentieri la seconda parte.


Terra Incognita - Ian McDonald - Mondadori, Urania 1638 - pagg. 256


sabato 2 febbraio 2019

Gens Arcana



Bel fantasy italiano, molto italiano, è ambientato nella Firenze di Lorenzo il Magnifico nei giorni della congiura dei Pazzi. Ben scritto, scorrevole e intrigante; una buona lettura per questi giorni di freddo e pioggia.
Bellissime le quattro illustrazioni a colori di Paolo Barbieri

Gens Arcana - Cecilia Randall - Omnibus Mondadori - pagg.622



domenica 27 gennaio 2019

Ares Express

Bella fantascienza attuale, un altro goal di Zona 42. In alcuni punti è leggermente calato ma nel complesso mi è piaciuto.

Ares Express - Ian Mcdonald - Zona 42 - pagg. 444



domenica 20 gennaio 2019

I Giardini della Luna

Che fatica! Dieci giorni per leggere questo primo romanzo del ciclo di Malazan. Vabbè che la bronchite non ha aiutato ma è veramente troppo pieno di personaggi, la nomenclatura non aiuta - ci ho messo interi capitoli a capire che 'la progenie della luna' era una città volante - magari colpa mia che non ho imparato a memoria il glossario a inizio libro ma 'sto romanzo ha iniziato a piacermi verso la fine, quando si capiva finalmente la trama.



I Giardini della Luna - Steven Erikson -Armenia - pagg. 648