venerdì 28 settembre 2007

Cacciatore di Slan


Minestra riscaldata. E nemmeno buona in partenza. La riesumazione delle salme non mi piace nemmeno se sono salme di romanzi e la vedova Van Vogt, Lydia ha fatto esattamente questo aiutata da Anderson, Kevin J. Anderson (da non confondere con Poul, per carità!). Lydia racconta in una toccante intervista come il suo “Van” avesse, nel 1990, iniziato a buttare giù appunti e idee per il seguito di Slan, uno dei suoi migliori romanzi scritto nel 1946, e che in seguito al progredire della sua devastante malattia, l’Alzhaimer, le sue note, i suoi appunti fossero rimasti in un cassetto. Con la collaborazione di Anderson il seguito di Slan ha preso forma ed è stato infine pubblicato nel 2007. Non ci è dato di sapere quanto delle idee siano di Van Vogt (spero il meno possibile) né se l’Anderson abbia soltanto ricucito dei capitoli oppure se abbia riscritto il tutto ma l’impressione che se ne ha è di un camaleontico esercizio di stile. L’autore, a questo punto quando parlo di autore intendo Anderson, ha utilizzato un linguaggio, una atmosfera che vorrebbe essere la stessa di Slan ma che suona finta e costruita, sembra sì di essere tornati a quaranta anni fa ma non c’è quella spontaneità che troviamo in un qualsiasi romanzo dell’epoca. Kevin copia lo stile di Vogt ma lo copia maluccio, meglio avrebe fatto a scrivere con naturalezza, non si sarebbe avvertita la sensazione di conio falso.
La storia… Poco da dire, storia raffazzonata senza spunti di vero ingegno, pagine su pagine di riassunto del romanzo precedente, caratterizzazione dei personaggi di contorno debole e insufficiente, alcuni comprimari sono particolarmente stupidi nella loro cattiveria, altri sembrano troppo perfetti e imbelli, Jommy Cross non è vivo come non lo è la sua ragazza. La trama e fumosa e troppo contraddittoria, ogni tanto ti chiedi “ma perché accade questo?” e poi il finale! Mai letto un finale talmente grossolano, un colpo di scena talmente scemo che ti viene da frullare il libro addosso al muro. Stavolta Urania ha preso una bella cappellata!
Slan Hunter, di A. E. Van VOGT e Kevin J. ANDERSON Urania 1526

La baracca degli angeli neri

Racconto noir ‘giovanile’ di Tonani che richiama alla memoria la generazione americana di Kerouac (“Sulla strada”), il “Giovane Holden” di Salinger e “Arancia meccanica”, con questo non intendo dire che è datato ha solo un vago profumo d'antan, di ribellione, di malessere adolescenziale. È un racconto angosciante e molto cupo con catarsi finale e ristabilimento della 'normalità' di facciata. I personaggi principali sono due ragazzi ‘cattivi’ che seguono inizialmente lo stesso percorso e che alla fine sembrano arrivare a conclusioni diverse. Sembrano, appunto! La vena di follia che percorre tutto il racconto alla fine si svela in due diversi modi, quella conclamata e quella nascosta, curata e nutrita e rigorosamente celata al mondo. Comparsa un po' anomala il vecchio Cencio che sembra a tratti un barbone ignorante e ubriacone e a tratti fa domande precise e chiare che non gli si attagliano. In complesso di lettura svelta e con tutte le virgole al loro posto.
La baracca degli angeli neri, Dario Tonani, Solfanelli (1991)

giovedì 27 settembre 2007

Babel-17 una piccola gemma



Quarta ristampa per questo gioiellino Anni 60. Lo lessi nel 1976 nell’edizione della Tribuna per la collana Bigalassia maritato all’altra piccola gemma La ballata di Beta2, anche questi di Delany. L’ho poi comprato per motivi collezionistici nell’edizione Classici Urania n. 130 ed ora in Collezione l’ho riletto con estremo piacere. L’avere tre copie del libro pubblicate a distanza di anni una dall’altra mi ha dato modo di notare che la tradyuzione, sebbene sia sempre di Montanari è stata revisionata per l’edizione Mondadori e mutilata (forse questione di copyright) delle poesie della moglie di Delany, la poetessa Marilyn Hacker. Anche lo stile è diverso, cambia la costruzione di alcune frasi, certamente dovuta ad un ammodernamento.
D’altra parte incuriosita dal fatto che nel Bigalassia non appare alcun copy dell’autore e che nel collezione il copy è 2002 ho chiesto un po’ in giro ed ho saputo che l’autore ha rivisto e revisionato svariate volte il suo lavoro nel corso degli anni, quindi ogni volta un nuovo copy; che la Tribuna a suo tempo cercò invano di contattarlo per comprare i diritti e che solo diverso tempo dopo l’uscita del libro riuscì a sistemare la cosa con il suo agente.
Veniamo alla storia. Protagonista di questo romanzo è una donna, Rydra Wong poetessa, abile linguista, telepate in potenza, capitano di astronave, per di più anche bella e, si intuisce, di origine cinese perché in una frase afferma che i suoi antenati avrebbero anteposto il cognome al nome. Per le sue abilità viene incaricata dal suo governo di decifrare un codice, Babel-17, che sospettano sia il sistema degli Invasori per comunicare gli ordini di sabotaggio che si ripetono numerosi da anni. La Wong scoperto che il codice è in effetti un vero e proprio linguaggio parte sulla sua vecchia astronave diretta verso quello che ha previsto sarà il prossimo obiettivo degli Invasori.
L’ambientazione del romanzo è quello di una space opera, grandi distanze, molte razze non umane, astronavi e battaglie nello spazio, il mondo di Rydra è popolato di una umanità particolare, il suo equipaggio scelto persona per persona tra i gli spaziali del Porto è composto da tre navigatori legati affettivamente, da un pilota modificato chirugicamente ma per pura estetica, da un trio di esseri disincarnati ognuno dei quali è soltanto Occhio od Orecchio o Naso e da una ciurma di ragazzetti inesperti. Quaranta anni fa chi avrebbe immaginato piercing, tatuaggi tridimensionali e mobili, chi avrebbe pensato a disincarnati, cioè anime senza emozioni, per lavori nel vuoto dello spazio, chi si sarebbe azzardato a proporre una suicida resuscitata per compagna a due navigatori? Delany l’ha fatto con una delicatezza, con una maestria che lascia stupefatti. E con tocco legggero ci offre una dichiarazione d’amore tenerissima nella quale il Macellaio per una incomprensione semantica sbaglia tutti i pronomi e Rydra non ha animo di correggerlo se non alla fine. A Delany si possono perdonare alcune inezie, piccole forzature che però presi dal ritmo quasi musicale della narrazione riusciamo a stento a rilevare; complessivamente il romanzo è ottimo, da bollino di qualità.
Babel-17 di Samuel Delany - Urania Collezione 56

Orchi, una saga di Stan Nicholls

Un bel cofanetto nero, elegante e dal prezzo estremamente conveniente, basti pensare che comprare i tre volumi singolarmente costa circa 5,40 euro di più, mi ha invogliato a prendere questa saga della quale mi avevano detto un gran bene. Il primo romanzo stenta a decollare, l’unico sprazzo di interesse è all’inizio quando la banda dei Figli del Lupo, che si intuisce protagonista di tutta la saga si rivela una compagine di Orchi. Nel primo volume vengono presentati gran parte dei personaggi che popolano la storia. Il mondo di Orchi è una Terra senza riferimenti precisi, nonostante la cartina allegata, Maras Dantia nome usato dalle ‘Antiche Razze’ o Centrasia come la chiamano gli Umani. Terra abitata da Elfi, Folletti, Trolls, Goblin e tutto quello che il fantasy ha saputo inventare inclusi naturalmente Orchi e Umani.
Il nocciolo della storia è la cerca dei Figli del Lupo di alcuni manufatti che possono cambiare il corso delle vicende di Maras Dantia, una landa da dove la magia sta scomparendo per colpa degli Umani, anzi di una parte di loro: gli Uni, monoteisti e integralisti, mentre i Mani, seguaci di una religione politeista sono a volte alleati degli Orchi e sempre in conflitto con gli altri Umani.
Negli altri due volumi la trama si fa a volte interessante, a volte noiosa e ripetitiva, in particolare stufano le decine di scontri che gli Orchi hanno un po’ con tutte le razze di Maras Dantia. L’autore si sforza di dare una caratterizzazione a più di un personaggio ma riesce a stento nel dipingere i cattivi che sono cattivi ma stupidi, mentre un buon cattivo che si rispetti deve essere anche perfido e intelligente. Insomma la cattiveria senza cervello fa calare paurosamente il mio indice di gradimento. In compenso i buoni non riescono mai a differenziarsi notevolmente uno dall’altro anche se Nicholls dedica molte più parole per delineare i caratteri degli Orchi presi uno ad uno.
Finale ad effetto per una trilogia che mi ha preso più tempo di quanto avevo previsto e non mi ha dato quello che cercavo in un bel libro di fantasy. Inoltre troppo spesso ho trovato la lettura poco scorrevole per qualche inciampo nella traduzione italiana.


Orchi una saga di Stan Nicholls, cofanetto Oscar Bestsellers 1696
I guardiani dei lampi (Bodyguard of Lightning 2006)
Le legioni del tuono (Legion of Thunder, 2006)
I guerrieri della tempesta (Warriors of the Tempest, 2006)

mercoledì 26 settembre 2007

Il ritorno degli Slan

In un futuro indefinito la razza umana è in lotta contro gli Slan, una mutazione genetica creata secoli prima dal dottor Samuel Slann. Gli Slan sono esseri in tutto simili agli umani ma...

Babel-17, il linguaggio che cambia la mente

La guerra interplanetaria contro gli Invasori si trascina da un ventennio quando l’Alleanza scopre il sistema di comunicazione dei nemici: il codice Babel-17. Rydra Wong, linguista, poetessa, telepate inconsapevole e capitano di astronave viene reclutata dal suo governo per ...
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martedì 25 settembre 2007

La sesta Trifidata IV



Il Trifide anche stavolta non smentisce la sua natura goliardica! Entro al bagno per incipriarmi il naso ed ho un sussulto, un polipone verdazzurro mi guarda con aria indagatrice. La sua presenza inquitante mi inibisce, infatti mentre nervosamente mi sto dando una sistemata ingoio un pezzo di rossetto.



Vabbè, mi dico, proviamo nell’altro bagno. Scendo di sotto e appena entrata trovo un cartello dalla scritta minacciosa appeso sopra il water. Oh beh! Questo è per i maschietti, mi dico ma poi mi viene il dubbio e se fosse vero? Col Mago in giro non si è sicuri di niente…

La sesta Trifidata III


Finalmente eccoli: “Gli UMini portano doni!” Ghilgamesh con la dama, il Wafer con la pancetta… Pian piano arrivano tutti, da Milano, da Bologna, dalla sicilia e da Roma! Eh,si! Questa trifidata vede per la prima volta la partecipazione di Topaziobluit e Renato, un vero avvenimento. Altri ‘primapari’ sono Darkowl, la nostra Gufetta di chat che sebbene sia presente come il prezzemolo in tante foto non ci ha dato la liberatoria,quindi la vedrete sempre con una bella macchia sul volto, poi c’è Cletus con Giusy ed il loro erede Nicolò che appena tornato a Milano ha saccheggiato la libreria di papà e si è iscritto a UM diventando uno dei nostri più giovani collezionisti! E ancora l’imponente Erberto con la sorridente Roberta sua moglie, Erberto fino a prima della Trifidata era membro della terribile tribù dei Berti (Er-berto macinava nuovi inserimenti di collane a ritmo vertiginoso e appena venivano approvate Al-berto sparava centinaia di anomalie sulle nuove collane) Con abile e repentina mossa la Triade (Max, Mago e Trifide) hanno cortocircuitato i tremendi Berti nominando Erberto Supervisore Fantascienza con potere di vita e di morte su collane, schede e trame!

La sesta Trifidata II


Venerdì mattina! Attività frenetica in Tana, il GT e il Mago si danno da fare per sistemare i tavoli e le panche in veranda, poi uno in finestra, l’altro in terrazza stendono la gloriosa bandiera della Trifidata, il vessillo con il grosso Trifide, in verità un po’ stinto che è il simbolo della festa da ormai sei anni. Il Mago, decora con bandierine la recinzione della Tana e ancora, in taverna prepara diplomi e cd ricordo, quest’anno è veramente infaticabile!


Per l’ora di pranzo è tutto in ordine, pronto a ricevere i trifinauti, il primo ad arrivare dovrebbe essere Oggy ma all’ora prevista non si vede ancora: si è perso da qualche parte intorno alla Tana, tutta colpa delle rotonde del Waferdy!
[1]
Infine eccolo che scende dalla sua Clio rossa, calmo e pacioso come non mai. Noi abbiamo già pranzato, ma qualcosa per lui c’è di sicuro, che diamine Oggy arriva dritto filato dalla Croazia!
Dopo pranzo la Sacra Pennica del Trifide si prolunga fin quasi alle sedici, Io sono abbastanza preoccupata non si vede ancora nessuno! Evidentemente tutti sono atterriti dalle minacce del GT che ha intimato di non presentarsi prima delle quindici e nessuno vuole essere il primo ad arrivare. Qualcuno anzi non arriva per niente, il Boss ha telefonato stamattina che per un imprevisto non potrà, con dispiacere, partecipare a questa Trifidata. Peccato!


[1] Il Wafer è responsabile della costruzione di un pezzo del passante che collega qui a lì

La sesta Trifidata I



Schiaccio il naso sul finestrino dell’aereo, siamo sopra le nuvole. Vedo l’estremità dell’ala e il sole che sta scomparendo sotto la linea dell’orizzonte. Tiro fuori dalla borsa il librino che mi ha regalato Cletus, un suo horror dal titolo La baracca degli angeli neri e provo a leggere, macché non riesco a concentrarmi! Sono appena partita da Casale ed ho davanti un’ora di volo, un ora per pensare, per ricordare… L’avventura è iniziata giovedì pomeriggio quando con la mia brava valigetta-bagaglio-a-mano ed una sporta di libri destinati al Miky arrivo a Ciampino. In dogana mi fanno aprire la valigia, evidentemente i peperoni grigliati che porto in offerta per la mensa trifidesca hanno fatto squillare gli allarmi del metal detector, figura da peracottara, ti pare che una signora se ne possa andare in giro con i peperoni in valigia? Oltretutto la signora in questione è attesa da una splendida vettura e dal suo orgoglioso guidatore! Il Trifide è ad aspettarmi all’arrivo e dopo gli abbracci e i baci, tanti – sono in accumulo da aprile – mi fa salire sulla sua Mercedes nuova (o è una Porsche? O una Corvette? Mah… non ricordo!) e mi accompagna alla Tana.
Il Mago e Angibal sono già arrivati e già al lavoro, anche il Trifide è in fibrillazione, l’unica che sembra calma è la Trifidessa. La serata passa tranquilla tra la cena e quattro chiacchiere poi a nanna che domani sarà una giornata molto piena!