venerdì 29 ottobre 2010

Un racconto di Guardiani

La donna si stringe nello scialle di lana pesante e guarda fuori della finestra, la neve fresca la abbacina, illuminata da un sole che non scalda più. Torna al tavolo di cucina dove ha già sistemato un foglio di carta e una penna, si siede e dopo aver sfregato le mani per scaldarle prende la penna, ne mordicchia l'estremità radunando i pensieri che le svolazzano nella testa come rondini, acchiappa sfilacci di idee e le riordina, poi inizia a scrivere una favola che non racconterà mai.

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Mariposa vola. Ha volato per giorni e settimane e mesi, sempre più in alto, sempre cercando il limite delle sue forze. Ha volato oltre il suo mondo, passato i portali luminosi di innumerevoli altri luoghi. Mariposa, la splendida farfalla dalle delicate ali variopinte, intessute con fili di vanadio sottili come capelli, dopo che ha lasciato la sua amica Pam, la Guardiana, ha volato e imparato. I mondi che dall'alto ha osservato non sono diversi da quello che ha lasciato. Quello grigio ed essudante dolore e lacrime, il posto al quale apparteneva, dove ancora torna a riposare, tra i rami nodosi del vecchio albero contorto e morente. I mondi sono pieni di lacrime, pensa Mari, lucenti e colorati, profumati e pieni di musica di fuori ma sotto, sotto il velo che li ricopre Mari ha visto dolore, miseria, malvagità e malattia sparsi a manciate, il profumo ad aspirarlo forte diventa odore di morte la musica è lamentosa richiesta di aiuto. Ora Mari torna a casa, passa il nero portale e atterra leggera sul suo albero, le ali fremono un poco poi restano ferme mentre con la mente accarezza l'essenza del vecchio tronco. Saluta il suo amico perché ha preso una decisione, una che le fa male e la riempie di gioia allo stesso tempo. Lascia i rami intricati che l'hanno accolta e protetta per tutta la sua esistenza, se ne va con dolore verso una felicità che aspetta trepidando. Il vecchio albero non accetta le sue carezze, le estremità sottili dei suoi rametti sferzano l'aria cercando di trattenerla, di colpirla, fino a che spaventata ma risoluta si alza di nuovo in volo e lascia per sempre la sua casa.

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È dinnanzi a Pam, la Guardiana, ora. Come le altre volte la donna la guarda con benevolenza nascondendo l'affetto che prova per lei dietro parole neutre e gentili.
-Cosa ti porta nell'Altrove, Mari? - le chiede quando la vede atterrare leggera davanti a lei. Ne ammira la grazia e la bellezza ma soprattutto l'audacia nel venire qui dove i Guardiani, controllori dei Mondi, hanno il loro posto nascosto e impenetrabile. Mari, col cuore che batte all'impazzata, le parla, le dice cosa vuole. Non cosa vorrebbe, ma cosa vuole con tutte le sue forze.
Gli occhi di Pam diventano lame di ghiaccio la voce un sibilo: -Perché? -
Mari, spavalda e determinata, sostiene lo sguardo della Guardiana - Cosa vuoi Mari, perché gettare via le tue ali che con tanto dolore hai ottenuto? Cosa ti spinge dunque? Vuoi il Potere? Il Potere dei Guardiani? Rispondimi! -
- Ho visto i Mondi, Pam. Ho sentito lamenti e gemiti, odore di morte e malvagità. Voglio aiutare! Non per il Potere, non per mettermi alla prova, no Pam. Voglio aiutare, essere una come te.
Sorride Pam. Finalmente la stringe tra le braccia e accoglie la sua nuova sorella. Con il cuore che canta Mariposa ripiega le ali e veste il nero mantello dei Guardiani.

La donna posa la penna e si alita sulle dita indolenzite e ghiacciate, fuori il sole lascia le ultime lame di luce sulla neve e la cucina è gelata. Senza rileggere quello che ha scritto piega il foglio si avvicina al camino dove occhieggia un po' brace, sistema alcuni pezzi di legno, posa il foglio sulla brace e soffia. La fiamma si alza incerta poi a poco a poco morde i legni mentre la carta diventata scintille sale su per la cappa e va fuori, nel vento, per arrivare oltre il mare dalla sua piccola farfallina che ora veste di nero.


(per Mariposa: una volta mi hai detto se scrivi quando stai male non scrivere mai più...)