venerdì 21 dicembre 2007

Evolution - ultimo atto

A leggere tre romanzi di uno stesso autore a poche settimane uno dall’altro ci si assuefà al suo stile, al suo modo di esprimersi e anche ai suoi difetti. Ecco dunque che il capitolo finale di Underworld mi ha, non dico appassionato ma, fatto passare qualche serata divertente. Certo non è un un romanzo che consiglierei a chi cerca buone letture però nel complesso Cox riesce a ricollegarsi ai due precedenti tirando i fili della trama senza lasciare troppi buchi o lasciarne di troppo evidenti. Insomma si passa sopra a tante piccole stupidaggini che nel primo specialmente mi avevano infastidito. Il ritmo è sostenutissimo, scoppiettante e in molti casi sopra le righe, Cox ha perso parecchio di quel suo modo di descrivere le scene del film pedissequamente – ricordiamoci che “Underworld” ed “Evolution” sono novelization mentre “Nemici di sangue” è un romanzo originale – e stavolta riesce a rendere fluide le azioni senza il fastidioso senso di “commento per non vedenti” che in Underworld e tanto evidente quanto superfluo. L’azione inizia subito dopo la fine del primo romanzo: l’Agente di morte Selene e l’ibrido Michael insieme si mettono alla ricerca di Marcus, l’ultimo Anziano ancora in vita e durante la loro ricerca scoprono il segreto delle origini di Lycan e Vampiri, scoprono chi e cosa è il progenitore della razza dei lupi mannari e l’esistenza di una terza forza gli “sterilizzatori” impegnati da secoli ad occultare le prove dell’eseistenza delle due razze non umane. Naturalmente i due, Selene e Michael si innamorano tra uno sventramento e una sventagliata di Uzi e riescono anche ritagliarsi un paio di ore di intimità. Molto meno gran guignol degli altri due romanzi precedenti questo Evolution è sufficientemente piacevole e divertente.

Underworld Evolution di Greg Cox, Urania Horror n. 36
La scheda di Evolution è qui

martedì 18 dicembre 2007

Livello 7 - il commento


Ho letto questo romanzo nei Classici Urania del 1984 ed avrei intenzione di rileggerlo nella nuova edizione Urania Collezione con traduzione integrale. Sì, infatti il romanzo che ho letto manca di parecchie parti tagliate dall’editore. Ecco, dando una veloce scorsa al Collezione vedo che è stata reintegrata l’introduzione che nella prima edizione era stata, dall’editore inglese, cassata perché raccontava l’epilogo della storia, inoltre tre appendici (che ho letto) e una postfazione. Inizio dalla copertina di Brambilla: tetra, grigia d’acciaio, un monolite che buca il mondo, azzeccata direi. Livello sette è il diario del premibottoni X-127, ufficiale di un paese che l’autore non nomina, potrebbe essere una qualsiasi potenza nucleare anche di oggi – il romanzo è stato scritto nel 1957 in piena guerra fredda, quando solo tre nazioni, a mio ricordo, erano in possesso di testate nucleari: USA, URSS e Israele. X-127 è stato addestrato per premere i pulsanti che scateneranno la reazione ad attacchi nemici e, quasi a tradimento, viene inviato nel bunker che sarà la sua casa a tempo indefinito. Un rifugio sotterraneo a millesettecento metri sotto la superficie terrestre capace di ospitare ‘500 persone per 500 anni’. Persone, anzi personale che lavorerà lì solo per permettere a X-127 e ai suoi tre colleghi con le stesse mansioni di sopravvivere. E proprio di ‘personale’ si tratta non di persone, sono tutti indottrinati, tutti incapaci di pensare col loro cervello, tutti automi. Anche il protagonista che è stato scelto proprio il suo profilo psicologico che assicura cieca obbedienza agli ordini non ha ripensamenti, non ha dubbi, accetta la sua condizione supinamente rammaricandosi né della privazione della libertà, né dell’isolamento ma soltanto della mancanza del sole. Romanzo tetro, claustrofobico, angosciante questo, scritto in un periodo di enorme tensione internazionale coi ricordi ancora freschi delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, con la corsa agli armamenti e le esplosioni delle bombe H sperimentali sull’atollo di Bikini. Romanzo di denuncia dunque e allo stesso tempo involontariamente di fantascienza, infatti lo stesso Roschwald dice che non sapeva in che genere collocare quello che aveva scritto, voleva che fosse un monito e un avvertimento, lo dice nelle prima riga, “dedicato a chi deve occuparsene. Il premibottoni X-127 è stato talmente disumanizzato da togliergli anche il nome e così a tutti gli altri 499 che con lui vivono nel profonde del rifugio antiatomico, un rifugio che dovrebbe garantire la loro sopravvivenza anche in caso di olocausto nucleare. A leggerlo oggi si rilevano parecchie pecche che da uno scrittore di fantascienza non ci aspetteremmo, ma Roschwald non è uno scrittore di fantascienza quindi gli si passa, per esempio, la trovata del magazzino viveri dove lo spazio lasciato dai cibi consumati viene utilizzato per stoccare i rifiuti! Quello che resta dopo la lettura di questo romanzo è la sensazione che il pericolo di una guerra nucleare e globale è sempre dietro l’angolo, che gli uomini possono essere manipolati e plagiati, che l’unica vera soluzione è il disarmo totale. Nonostante la cupezza e il senso di costrizione che il romanzo suscita lo consiglio assolutamente specialmente a chi quei giorni non era ancora nato.
Livello 7 (Level 7, 1959)Mordecai Roschwald, traduzione di Beata della Frattina e Riccardo Valla, Mondadori, Urania Collezione n. 57