venerdì 10 agosto 2007

Mindscan

Cosa succederebbe se il mio corpo fosse afflitto da un male incurabile, dagli esiti improvvisi ma previsti, se avessi la certezza di vivere poi per tutto il tempo, il lungo tempo, che mi rimane ridotto alla stregua di un vegetale senza coscienza, senza memoria, senza anima e se di contro a questo futuro certo mi venisse proposta non una cura ma un rimedio?
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La tigre della notte

il migliore della settimana: un romanzo che ahimè non avevo ancora mai letto. Me ne dolgo perché è una di quelle pietre miliari della SF che va assolutamente letto.
Una storia dura, forte, il percorso di un uomo dall'ignavia alla bestialità per, alla fine, ritrovarsi umano. Gulliver Foyle, uomo qualunque e di poche ambizioni, lasciato a morire su un relitto di astronave trova la forza di risvegliare la parte di cervello che non aveva mai utilizzato e, ossessionato da un unico pensiero, la vendetta, riesce a salvarsi e usa chiunque gli sia utile per perseguirla. Il romanzo è pieno di colpi di scena, con personaggi comprimari interessanti e ben delineati, la società appena ombreggiata da Bester è cupa, cattiva, da "tempo di guerra" e in questo contesto la figura di Gully risplende, (anche metaforicamente) come una luce che mostra il fine al quale tendere.
Consigliato vivamente.
La tigre della notte, Alfred Bester Urania Classici 275 - Mondadori
N.B. Il romanzo è uscito con due diversi titoli originali, in Inghilterra come "Tiger! Tiger!" e in USA come "The Star my Destination

Loro i terrestri

rilettura di Loro i terrestri, uno dei quattro titoli contenuti in Il futuro della Terra.
Un classico "cronache del dopoguerra" fatto di episodi, distanti nel tempo l'uno dall'altro che raccontano il difficile cammino verso la "normalizzazione" di un'America sopravvissuta all'olocausto nucleare, alle guerra batteriologica alle distruzioni delle città; un Paese ferito e preda di banditi e malattie, dove i mutanti pian piano diventeranno la nuova umanità. Il resto del Mondo totalmente raso al suolo, quelli che erano gli Stati Uniti saranno i ricostruttori della civiltà. Romanzo tipico da guerra fredda (è del 1961) colmo delle certezze degli USA di essere i salvatori dell'umanità, i bravi, i difensori della civiltà, capaci addirittura di accettare i mutanti come loro pari! Romanzo datato ma leggibile
Da: Il futuro della Terra, Poul Anderson, Urania Biblioteca 5 - Mondadori


giovedì 9 agosto 2007

I nomadi dell'infinito

l'ho letto solo per curiosità perchè facendo un giochino scemo risultava cabalisticamente legato a me. Leggo in IV di copertina: "...gli scrittori che abbiano saputo portare questo particolare genere di SF dalla rozza ingenuità dei primordi a un livello di eccellente artigianato, si contano sulle dita di una mano..." ecco, è solo artigianato e nemmeno eccellente.
A tratti noioso, prevedibile, senza quel quid che di una trama letta e riletta fa qualcosa di unico; insomma un romanzo piatto privo di slanci che non è mai pienamente space opera, mai pienamente fantascienza e si colloca nel limbo dei romanzi letti sì, ma poi presto dimenticati.

I nomadi dell'infinito di P. Anderson, Urania 515 (Star Ways, 1956)

Notte di luce

Contrabbandato come romanzo è in effetti il risultato di un copia-incolla, Notte di luce, il romanzo che dà il titolo al libro, è tagliato in due parti sistemate all’inizio ed alla fine, e in mezzo quattro racconti del ciclo di John Carmody, insomma un tramezzino club mal farcito.
I racconti intermedi risultano slegati ed incongruenti come stile narrativo; controllando le date di prima edizione due di questi sono precedenti e due successivi a Notte di luce e ben si nota l’evoluzione dello scrittore in questo arco di tempo.
Mi ha infastidito l’approccio di Farmer a temi religiosi che in qualche caso tratta superficialmente oppure mette in parodia. Notte di luce è una storia cupa, una lotta tra il Bene e il Male, senza mezzi termini, senza sfumature. I racconti all’interno sono in alcune parti illeggibili, noiosi e improbabili. Solo alla fine Farmer si pone seri interrogativi sulla religione ma a quel punto la storia è al termine e son lasciati morire lì.
Notte di luce Philip J. FARMER - Urania Collezione 52, (Night of Light, 1966)
29 maggio 2007

Le lenti del potere

Non tutte le ciambelle riescono col buco! Qui Van Vogt non riesce a creare una trama convincente, la sua visione del futuro, su una Terra invasa da extraterrestri che hanno imposto per legge occhiali particolari che rendono gli uomini, i maschi, del pianeta, esseri privi di aggressività, privi di impulsi di qualsiasi tipo, amorfi e dipendenti dalle donne, non è credibile nemmeno per un romanzo di fantascienza. Notare che il romanzo è stato scritto nel 1979, quindi la visione di un universo femminile sciocco, senza aggressività, senza pulsioni ed estremamente influenzabile è assolutamente fuori tempo. Forse cinquant’anni prima sarebbe stato consono alle idee dell’epoca ma non alle soglie degli anni ottanta. Per il resto il romanzo non soddisfa, è pesante e allo stesso tempo superficiale, la trama ingarbugliata. Insomma leggere e dimenticare.
Le lenti del potere, A.E. Van Vogt, Urania 824 (Renaissance, 1979)

La signorina Trevor, suppongo?

Un Tubb inaspettato, il maestro della Space Opera si diverte a farne una parodia, ci presenta un eroe imbranato e goffo, una pulzella da salvare che non è affatto pulzella, né è da salvare, alieni che pur comportandosi da cattivissimi riescono ad essere simpatici per quanto sono sfigati, insomma un romanzetto frizzante, ironico e leggero da leggere.
La signorina Trevor, suppongo? E.C. Tubb, Urania 833
(Stellar Assignment, 1979)

cosmolinea B2

78 racconti, che coprono il periodo dal 1951 al 1973, alcuni di poco più di una pagina, scritti con ineguagliabile maestrìa; Brown è fulminante, caustico, spazia dall’horror al giallo – sempre con una solida base fantascientifica – dai viaggi nel tempo alle I.A.
A volte è divertente e fa sorridere o ridere, fa dei giochi di parole, che purtroppo in qualche caso perdono nella spiegazione in nota (sarebbero stati più comprensibili se oltre alla spiegazione il traduttore avesse messo anche la frase completa in inglese), a volte è sferzante e sarcastico, mai sopra le righe: Brown è lettura piana e scorrevole, mai monocorde, riesce a coinvolgere il lettore che continua a spiluccare racconti uno via l’altro come fossero ciliegie. Tra tutti cito il più poetico Immaginatevi (Imagine). http://www.sfquadrant.com/imagine.htm
Cosmolinea B-2, Fredric BROWN, Biblioteca di Urania n.12 Giugno 1983

Condizione Venere


Uno Spinrad dallo stile scorrevole e ammiccante per un romanzo apocalittico e complesso dove la spy story si mescola alla pura fantascienza. Un rutilante caleidoscopio di immagini e una trama fitta di fili che si intrecciano e si dipanano, tutto sullo sfondo di una Terra, a pochi decenni da adesso, preda del Caos climatologico. Belle immagini di una ipotetica Parigi dove la Senna è percorsa da gondole e infestata di coccodrilli, un filino troppo insistita la descrizione degli amplessi. Senza essere moralisti o bigotti credo che l’erotismo possa essere descritto con parole meno esplicite ma molto più coinvolgenti e stuzzicanti. Certo che alcune delle scene di sesso sono assolutamente adeguate al momento, ma non tutte. Molto ‘umano’ il protagonista maschile che nel corso della vicenda riesce a raggiungere una maturità ed una consapevolezza che riscattano quello che è stato e quello che è costretto a compiere. Meno azzeccata la protagonista femminile che si barcamena per tutto il racconto tra due poli contrapposti. Un pochino di più della sufficienza quindi ma non un sette!
Condizione Venere, Norman Spinrad, Urania 1410 (Greenhouse Summer, 1999)
18 maggio 2007

Mille e una Terra

Premesse allettanti e sviluppo approssimativo, finale deprimente. Un filmone di serie C se fosse un film, infatti ad ogni pagina mi pareva di vedere spuntare "l'eroe" americano, quello che da bravo padre di famiglia del Midwest imbraccia il fucile sale a cavallo (no, su un astronave conquistata) e parte a vendicarsi degli indianacci cattivi (gli alieni) che gli hanno massacrato la famiglia, per giunta portandosi dietro mezzo paese.
Le Mille e una Terra sono dei Mondi paralleli dove si sono realizzati futuri diversi e possibili, la vicenda fa acqua da tutte le parti e i protagonista è a dir poco contraddittorio. Il finale poi è un capolavoro di happy end hollywoodiano insulso e misogino.
Adesso provo di nuovo con uno Spinrad
Mille e una Terra di David Manson, Urania 959 (The Shores of Tomorrow, 1971)
16 maggio 2007

Mater Maxima

Una prima parte si svolge sulla Terra, e per la precisione a Bari, ed è piena di spunti interessanti, si intravede una società del futuro prossimo molto diversa da quella alla quale ci hanno abituato tanti altri scrittori di fantascienza, una quinta che avrebbe meritato qualche pagina in più; invece la parte ambientata nello spazio diviene man mano fumosa, la storia esce dal binario delle premesse e prende una direzione inaspettata e spiazzante. Un finale diverso avrebbe migliorato di molto il romanzo, ma a quanto si legge nell'intervista all'autore, in coda al libro, è esattamente così che l'ha pensato. Altomare sa scrivere e sa descrivere, molto liriche e coinvolgenti le immagini da 'sogno' che dissemina nella vicenda, ma per sostenere la sua tesi finale, il significato della storia, cambia all'improvviso le carte in tavola rendendo poco credibile l'epilogo.Comunque per buona parte è una piacevole lettura.
Mater Maxima di Donato Altomare Urania 1426 – 4/11/2001

15 maggio 2007

Il mistero dei Kyber


Il vero mistero è come sia io riuscita a finire di leggerlo. Evidentemente i due autori non riescono ad amalgamare le loro interpretazioni del tema: un incontro con una cultura diversa, molto ma molto aliena, e un cammino verso una fusione mentale, per pochissimi eletti, che prelude ad una trasformazione suggerita ma non dichiarata e appartenente ad uno dei tanti futuri probabili. Uno dei due, e credo di riconoscere la mano di Watson filosofeggia per tre quarti del romanzo, l’altro ci dà la cornice e descrive con parole veramente ben scelte e evocative il pianeta e la razza aliena. Beh, questa è impressione mia, eh? Magari non è affatto così e in un libro a quattro mani è difficile separare un autore dall’altro, inoltre confesso la mia ignoranza di Bishop non ho letto niente, mentre ho letto qualcosa di Watson.
In ogni caso ho letto con difficoltà questo romanzo molto ‘statico’ pare che tutto accada al rallentatore e che i personaggi (ma perché poi la protagonista è giappponese?) siano sopraffatti dalle proprie ossessioni e dai loro irrisolti problemi. Gli alieni che sono ancora più immobili degli umani poi dicono e non dicono, non si presentano come nemici o come amici per tutta la vicenda il che rende ancora più inesplicabile il finale. Insomma non lo consiglio, a meno che non vi piaccia la fantascienza dove succede poco e si parla molto.
Il mistero dei Kyber di Jan Watson e Michael Bishop - Urania 1431 del 13/1/2002

13 maggio 2007

Risen!

Nota sulle misure del tempo e dello spazio nell’impero
Tra i vantaggi di vivere sotto l’Apparato Politico Imperiale c’è l’adozione di standard coerenti di infrastrutture, comunicazioni e leggi. Da quindici secoli, negli Ottanta Mondi le misure seguono uno schema molto semplificato:
– In un minuto ci sono 100 secondi, 100 minuti in un’ora e 10 ore in un giorno
– Un secondo è definito come 1/100.000 di giorno solare sulla Vecchia Terra
– Un metro è definito come 1/300.000.000 di secondo-luce
– Una gravità è definita come un’accelerazione di 10 metri al secondo per secondo


Per decreto imperiale la velocità della luce resta quella stabilita dalla natura.

Ecco questo dà immediatamente l’idea del contesto nel quale si svolge la vicenda di Risen!, un agglomerato di mondi – gli Ottanta Mondi – governati da una sola figura l’Imperatore Non Morto. Per la verità l’imperatore, mi pare che nel libro non ci sia il suo nome proprio, è morto anzi mortissimo da ben1600 anni e così la sorella, l’Imperatrice Bambina, Anastasia.
Vivono, come vive un gran numero di cortigiani, grazie ad un simbionte, da lui scoperto o creato prima di darsi la morte. Naturalmente una società dove i Morti interagiscono con i vivi e anzi dove sono i Morti a detenere la maggior parte del potere politico è una società stagnante, malata, dove l’unica aspirazione dei vivi è di poter diventare “elevati” dopo morti e continuare a vivere una pseudo vita.
Gli Ottanta Mondi non sono tutto l’universo, confinano con i mondi Rix abitati da amazzoni cyborg, tutte di sesso femminile, che, in parte umane e dotate di una minima volontà propria, sono parte di una ‘mente collettiva’ che le dirige e le mette in rapporto con tutte le altre Rix e con la I.A. che governa i pianeti Rix.
Date le premesse ovvio che ci sia uno scontro tra le Cyborg e i Marines umani (quelli vivi, però) quindi il romanzo, nella prima parte, narra di una battaglia resa con vivacità e rapidità, ci presenta dei personaggi interessanti sia dalla parte dei ‘grigi’ cioè sostenitori dello staus quo che dalla parte dei ‘rosa’ politicamente impegnati a cambiare la società degli Ottanta Mondi e limitare il potere politico dei Morti.
Ho detto ‘nella prima parte’ perché questo romanzo è, appunto, la prima parte di un opera “The Risen Empire” che in USA è uscita in due volumi separati nel 2003, e questo, del quale sto parlando, finisce tronco, sul più bello dell’azione, lasciando la voglia di sapere come va a finire.
La Mondadori avrebbe potuto stupirci pubblicandolo in un unico volume, come d’altra parte è stato fatto in Gran Bretagna, ma perlomeno non ci farà aspettare mesi e mesi prima di leggere la seconda parte che, come annunciato, sarà in edicola a luglio prossimo.
Risen! è un bel romanzo, scorrevolissimo anche quando descrive apparecchiature e concetti ‘scientifici’ con alcune trovate veramente ingegnose, un po’ di mistero e un ritmo in alcune parti frenetico, adrenalitico. La seconda parte, date le premesse, dovrebbe essere pari, se non superiore, alla prima. Speriamo che Westerfeld riesca a tirare i fili delle varie storie in maniera magistrale e che ci dia un bel finale.

Risen! di Scott Westerfeld - Urania 1522 del maggio 2007

12 maggio 2007



mercoledì 8 agosto 2007

Porta per il Sole

È il seguito di "Porta per l'infinito" e a differenza di molti, troppi, sequel è un romanzo di ottima fattura, che si può leggere anche indipendentemente dall'altro, infatti dove serve la Kress riassume i fatti salienti del primo romanzo, è scorrevole e farà la gioia di chi nei libri di fantascienza cerca anche spiegazioni tecniche. Non la mia, in quanto come ho detto altre volte, a me poco interessa perché una "taser" incenerisca o disintegri, mi basta sapere come funziona; infatti ho usato la lettura veloce, velocissima, per le spiegazioni scientifiche. Storia, dicevo, ben calibrata dove i personaggi sono solo in pochi casi un tantino sopra le righe, ma che, forse per questo, risultano credibili. C'è una guerra interplanetaria in atto, un mondo abitato da una razza aliena che inizia un epocale trasformazione, un primo contatto col nemico che forse potrebbe preludere a sviluppi futuri, insomma una piacevole lettura.
Porta per il sole di Nancy Kress Urania 1477 del 22/10/2003

Astronavi nell'abisso

Non mi piace lo stile col quale Spinrad ci presenta la storia d'amore tra il Comandante del Vuoto e il suo pilota. Stile che definirei 'arzigogolato', 'barocco', quasi un 'metalinguaggio' dove i periodi, che già utilizzano parole inusuali, sono anche infarciti di termini in una varietà di lingue, dal francese allo spagnolo al tedesco e chissà in quali altre. L'astronave dove si svolge la vicenda è un microcosmo dove l'equipaggio e gli "Onorati Passeggeri" recitano dei ruoli codificati dall'uso, dove ogni deviazione dal corretto comportamento diventa un 'reato sociale'. Storia che, tolti gli orpelli dello stile, è semplicemente la storia di un amore socialmente disdicevole e delle reazioni che suscita in una microsocietà di vedute ristrette e limitate.
E non è nemmeno divertente.
Astronavi nell'abisso di Norman Spinrad Urania 1434 del 10/3/2002

Lun 07 Mag, 2007 07:35

Le guide del tramonto

Ecco un romanzone che se pubblicato oggi la Mondadori dividerebbe in due, e con ragione. Infatti mi è sembrato un romanzo di racconti cuciti assieme dove la prima parte risulta molto più uniforme e intrigante della seconda. Anche il titolo italiano rende molto meglio di quello originale il senso del libro. È la storia dell'arrivo sulla Terra degli alieni, misteriosi e bonari, che diventano i 'custodi' dell'umanità impedendo le solite nostre nefandezze e instaurando un' epoca "d'oro", una Utopia dove, come in ogni Utopia che si rispetti, è tutto talmente perfetto che diventa noioso e porta al ristagno e all'appiattimento dell'ingegno umano. Questa prima parte, fino alla intuizione dell'aspetto degli alieni (ma non al loro rivelamento), sarebbe un romanzo compiuto di per sè ma Clarke continua la storia appicicandoci almeno altre due storie, una dentro l'altra, che potrebbero essere due mediocri racconti, per legare poi il tutto alla fine con una soluzione che non mi è piaciuta per nulla.
Le guide del tramonto A. Clarke, Urania 456 (Childhoods End, 1955)
Ven 04 Mag, 2007 12:21

Ombre sulla Luna

Romanzo statico che non sa decidere se sviluppare una trama di "spy story" o di guerra interplanetaria, tutto resta come incompiuto, sospeso nel limbo dei romanzi che potrebbero essere...
Ombre sulla luna, A. Clarke, Millemondi Inverno1974:(Earthlight, 1957)

La prova del fuoco

Non sono riuscita a rileggerlo: noioso!
La prova del fuoco – Ben Bova, Urania 960 (Test of Fire, 1982)