giovedì 31 gennaio 2008

Alieni buoni, alieni cattivi

Chissà perché 'The Changing" è stato tradotto 'Uomo Finto'? Alla fine questo Uomo Finto, questo alieno, che io avrei chiamato Mutaforma, è più vero di tanti uomini. Per il suo io in tutto il romanzo è un continuo imparare dagli sbagli, cambiare in meglio, crescere emotivamente. È un essere che pencola tra il sentirsi uomo ed il sentirsi donna e che alla fine riesce a trovare il punto sul quale fermarsi e fissa la sua forma per amore. Perché negli anni nei quali ha assunto la forma umana ha imparato ad amare. Ha imparato attraverso la sofferenza, la guerra, il contatto con gli esseri umani ad essere una persona. L'altro alieno, quello cattivo invece, è totalmente malvagio, nelle centinaia di anni in cui è vissuto ha raffinato la sua capacità di fare del male, vive solo per fare del male, stolidamente, senza una ragione se non il piacere che prova ad infliggere sofferenza. L'unico 'piatto' è l'umano un semplice uomo qualunque che naviga con tranquillità nel calmo mare delle abitudini, del lavoro, delle amicizie epidermiche. Uomo qualunque che si riscatta alla fine del romanzo prendendo una decisione che sconvolgerà la sua vita completamente. Il romanzo è ben costruito, di lettura veloce e con una trama avvincente, cala di tono solo quando descrive le nefandezze del 'cattivo', che in verità hanno un'evidenza minore delle vicende del Finto Uomo o della storia di Russell. Il finale del romanzo per una donna romantica come me è bellissimo.
I protomorfi (Camouflage, 2004) di Joe Haldeman, Urania 1530, pagg 276

Una sorpresa!

Ho sempre evitato come la peste Egan, qualcuno mi aveva avvisato che è 'difficile', per la verità ho preso in mano Axiomatic (Urania 1470) e La scala di Shild (Urania 1490) ma mi sono fermata alla quarta di copertina certa che non mi sarebbe piaciuto. Poi in Fiera il mese scorso il Curatore di Odissea me ne ha parlato bene e... insomma mi è venuta voglia di misurarmi con questo autore 'difficile' visto che oltretutto il romanzo non è lunghissimo. Ebbene ho avuto una gradita sorpresa con Oceanic! La storia è ben ambientata in un mondo che ti si svela poco a poco, in un tempo senza tempo dove tutto è permeato dalla religiosità, dal misticismo, e dove le religioni esistenti si tollerano e in certo modo si fondono. È il percorso di un giovane fulminato da ragazzino da un evento che lo rende, da tiepido a fervente credente di una 'Chiesa' che ha elaborato una dottrina fondata su una 'rivelazione'. Col passare degli anni e con la maturità Martin che ha intanto intrapreso studi di biologia scopre una verità sconcertante che cambierà totalmente il suo modo di pensare e di vivere. Egan affronta il tema della fede, della religiosità con tocco lieve, senza enfasi, portandoci per mano attraverso il cammino di un anima verso la conoscenza. Insomma un Egan veramente da leggere.
Oceanic (Oceanic, 1996) di Greg Egan, Odissea Fantascienza n. 6, pagg 123

Il Matrimonio dell'Uomo del tempo

E di seguito, stuzzicata dall'Uomo del tempo questa Festa d'inverno a Barrayar, altro bel romanzo della Bujold. Naturalmente non avendo letto gli altri del ciclo - questo è uno degli ultimi - ho inciampato in una miriade di riferimenti ad avvenimenti passati, solo accennati per la verità ma che ti fanno sentire la mancanza di 'qualcosa'. Stavolta il protagonista è l'armiere Roic, giovane provincialotto e il sergente Taura che nonostante sia geneticamente modificata e trasformata in una macchina da guerra riesce ad essere personaggio affascinante e sfaccettato. Storia quasi gialla, senza cadaveri ma quasi e con una sola pecca (per me che non ho letto i romanzi precedenti): una lista di nomi degli invitati al matrimonio quasi interminabile. Be', non proprio una mera lista c'è un po' di descrizione, quasi come fosse il pettegolezzo di una loro vecchia amica che spiega chi sono gli invitati ad una giovane che ha appena debuttato. Lettura piacevole e veloce quindi questo
Festa d'inverno a Barrayar di Lois McMaster Bujold (Winterfair Gifts, 2003), Odissea Fantascienza n. 5 - pagg 125