giovedì 30 agosto 2007

Gulliver di Marte

Redatto nelle stile di resoconto/diario di viaggio di un marinaio questo simpatico romanzo di inizio novecento può essere ancora letto con piacere. Gulliver Jones si ritrova all’improvviso su Marte, dopo aver inconsapevolmente attivato un fiabesco mezzo di trasporto. Il Marte di Gulliver è rigoglioso di foreste, popolato da animali mostruosi e mirabili, pericolosi quanto affascinanti come i fiori carnivori che incontra nelle sue peripezie. La decadente razza di marziani accidiosi e imbelli che lo accoglie è solo un pallido ricordo di quella che costruì le città monumentali e che scavò i ‘canali’. Jones, infatuatosi della principessa Heru si getta a capofitto in perigliose avventure per liberarla dai predoni che l’avevano catturata, traversando mezzo continente e addirittura piantando la bandiera USA su un territorio vergine, rivendicandolo per il suo paese. Romanzo d’antan che però si legge facilmente, dove il ‘sense of wonder’ permea ogni singola riga anche se non ci sono astronavi, anche se c’è poca scienza e molta, moltissima avventura.
Gulliver di Marte di Edwin Lester Arnold Classici Urania 282 (Lieutenant Gulliver Jones, His Vacation, 1905)

Teseo & Co.


Un fantasy-minestrone poco saporito di miti classici, magia nera e appena appena un sospiro di fantascienza. Si parte dal mito di Atlantide, chissà poi perché, per ritrovarsi nella Creta minoica con il suo bravo Minosse, con Teseo l’Eroe, e vari comprimari.
Teseo: tutto muscoli e impeto, ogni tanto si dimostra anche raziocinante ma in genere le prende e le dà di santa ragione, fisso nel suo scopo va avanti come un panzer gettando logica e scaltrezza dietro di sé. Sua spalla il mago babilonese Snish un nano pignucoloso ma con un forte istinto di conservazione. Talos, altro personaggio mitologico, è il bronzeo guardiano di Creta che per tutto il romanzo lo insegue per farne polpette. Arianna! Un caso a parte… la regina dell’isola è una donnucola che, come da copione, non esita a far crollare le ‘mura’ di Cnosso e uggiolare davanti all’Eroe macho e anche un po’ scemo. Infine Minosse, proteiforme re di Creta mago o forse extraterrestre, ma l’autore non lo spiega nemmeno alla fine del romanzo. Tutto si svolge senza sorprese come leggenda insegna, a parte il fatto che alla fine i personaggi si riducono drasticamente a tre e non dirò il perché. Una buona spruzzata di magia, botte da orbi, la fanciulla da salvare (ma non è la priorità di Teseo), qualche spunto comico, parecchi ridicoli ed ecco che Williamson si sputtana ignobilmente. Parecchie ‘perle’ nella traduzione di Malaguti e pure la copertina lascia a desiderare.
L’impero dell’Oscuro di Jack Williamson I Classici della Fantascienza Libra n.32 (The Reign of Wizardry, 1940, 1964)

martedì 28 agosto 2007

...and call me Conrad

L’avevo letto in edizione bigalassia appena uscito e ricordavo soltanto che all’epoca mi era piaciuto. Anche in questa edizione riveduta e modernizzata nella traduzione ho trovato lo stesso piacere nella lettura. È un romanzo divertente con quanta basta di azione, di sentimento di mistero. In alcuni Zelazny è estremamente poetico e le sue descrizioni sono godibilissime. Come sempre quando un romanzo mi ha soddisfatto ho poco da dire: se vi piace la SF avventurosa con una spruzzata di miti classici e appena un’idea di alieni blu leggetelo.

Io, l'Immortale di Roger Zelazny Urania Collezione 55 (This Immortal, 1966)