Gli uomini di Vroob di Russ Winterbotham (1965) Urania 737 del 4/12/1977
venerdì 3 agosto 2007
Gli uomini di Vroob
Gli uomini di Vroob di Russ Winterbotham (1965) Urania 737 del 4/12/1977
Incontro con Rama
All'ennesima rilettura il romanzo mi regala altre sensazioni, più profonde stavolta di quelle epidermiche della prima o di quelle più attente delle altre. Rama, l'astronave aliena, quasi un piccolo mondo per le sue dimensioni, arriva dalle profondità dello spazio a sfiorare la Terra e si offre all'esplorazione, alla ricerca di contatto degli uomini. Sembra un fiore che pian piano si schiude al calore del Sole ed un fiore è infatti l'unico comprensibile dono che offre agli umani. Ma Rama è alieno, non rivela i suoi segreti gli uomini che camminano sulla sua superfice, Rama è sfuggente come acqua tra le dita. Norton, il comandante della Endeavour, ed i suoi uomini sono completamente ignorati dall'intelligenza (artificiale? organica?) che guida Rama e questo è forse il nocciolo del romanzo: l'inanità degli sforzi che l'Uomo compie per raggiungere una conoscenza che gli sarà negata, l'indifferenza di ciò che, tanto superiore alle sue conoscenze, attraversa il suo cammino per un tempo infinitesimale della scala temporale. Un romanzo che lascia più interrogativi alla fine di quelli posti all'inizio, una storia narrata magistralmente da un Clarke in gran forma
Incontro con Rama - A. Clarke - Classici Urania 58 del gennaio 1982
L'acqua polverosa della Rambelli
La trama a grandi linee sarebbe convincente: una spedizione mista militari/scienziati esplorando la 'seconda galassia' si imbatte in tracce di un misterioso e temibile 'nemico' e cerca di scoprire chi è e dove è; quello che non convince è la filosofia della Rambelli che, sia pur col beneficio dell'epoca nella quale il romanzo è stato scritto, risulta estremente 'politicalmente scorretta' ad un lettore di oggi.
I caratteri dei personaggi sono tagliati con l'accetta, luci ed ombre nettissime, dialoghi da sceneggiato Anni '60; la Rambelli suggerisce di una società nella quale pur esistendo una gerarchia tutto è deciso dalla maggioranza, nella quale anche i militari devono ascoltare il parere dei loro sottoposti e agire di conseguenza. Per contro esalta il coraggio individuale - coraggio che io definirei piuttosto smargiasseria e incoscienza - e gli atti di 'eroismo' compiuti senza una vera necessità.
Passiamo agli alieni. Ovviamente tutte le razze che la Spedizione Kappa incontra nel suo girovagare per la seconda galassia sono di sub-umani o non-umani. L'incontro con la razza non-umana di pseudo-felini filosofi mi ha ricordato una altro romanzo "I ribelli dei grandi pianeti (1940)" di Hamilton dove, anche lì, c'è un contatto con esseri simili a leoni, filosofeggianti e telepatici. Altri alieni che incontrano sono sub-umani, a volte di forme proprio scimmiesche e dotate di una minima autocoscienza, altre volte umani regrediti ad esseri primitivi e con minima intelligenza, insomma solo noi terrestri, per la Rambelli, siamo la razza dominante nell'universo.
Altra chicca nella filosofia rambelliana è la 'difesa preventiva' cioè attaccare e distruggere quello che secondo i nostri eroi 'potrebbe' essere una minaccia alla loro incolumità; niente dialogo, niente verifiche, di fronte a quella che pensano sia una minaccia solo una soluzione: la distruzione. I nemici, quelli che che la spedizione sta cercando dall'inizio del romanzo si rivelano dei meri bruti senza un minimo di senso estetico, senza nulla che non sia rozzamente funzionale ai loro scopi, esseri che vivono solo per perseguire fini malvagi.
Romanzo 'vecchio' e discutibile quindi, da leggere solo come esempio di 'archeologia' della fantascienza italiana.
I creatori di mostri, Roberta Rambelli, Urania Collezione 51 - aprile 2007
Dom 29 Apr, 2007 08:13
Grande Fratello
Ven 27 Apr, 2007 16:34
mercoledì 1 agosto 2007
Il Ladro di Anime
Una mattina però, quando si svegliò, Gwen sentì dentro di sé che le mancava qualcosa; si guardò intorno, scrollò la veste di tela ragno che la ricopriva, controllò il sacchetto che conteneva la sua magica polverina ma tutto era a posto, eppure…
In quel mentre il Gufo Oscuro le passò accanto, atterrò sul suo ramo preferito, dove avrebbe dormito tutto il giorno, e le domandò:
-Gwen, dolce fatina, spirito del Bosco, dov’è la tua anima? L’hai forse dimenticata nel Mondo dei Sogni? –
-Amico Gufo, cosa dici? Avevo forse un anima? E cos’è, poi, “l’anima”? Io non ricordo di aver mai avuto una cosa del genere – rispose la Fata perplessa.
-È pur vero che stamattina mi sono accorta di aver perso qualcosa ma non riesco a capire cosa –
-Gwen, avevi sì un'anima, splendeva di azzurro attorno a te ed ora sei grigia e spenta. Cercala, presto, prima che essa, lontana da te, languisca e muoia.
La Fata, angosciata chiese:
-Ma dove, dove posso trovare qualcosa che non so nemmeno cosa sia? –
-Chiedi all’Antico, il grande albero, Re del Bosco, lui conosce le risposte! - sentenziò il Gufo e chiusi gli occhi entrò nel Mondo dei Sogni gufeschi.
Gwen aprì le ali e volò nel profondo del Bosco, e ad ogni essere che incontrava chiedeva:
-Fratello Lupo, sai dov’è la mia anima? L’hai per caso vista passare? –
-No, Signora delle Magie, ma chiedi all’Antico, lui sa! –
-Magico Fungo dimmi, la mia anima è qui, intrappolata nelle spire delle tue visioni? –
- No, Dolcissima Gwen, ma intrappolerei volentieri te! –
Dopo un lungo volo, alla fine, arrivò nel punto più nascosto del Bosco e vide il grande Antico, un maestoso albero con otto grandi rami frondosi e al centro del tronco un unico, corrusco occhio che la scrutava con interesse.
-Ma guarda – disse ridacchiando – la Regina delle Fate che viene a trovare questo povero vecchio legno! E cosa ti porta qui, Senza-Anima? –
- Mio Signore – iniziò Gwen – mi inchino alla tua sapienza e ti chiedo: sai dov’è la mia anima? Ora che so che mi è stata rubata soffro a non averla. Ti prego dimmi dove posso ritrovarla! –
Il vecchio albero chiuse l’occhio e pensò. Pensò per un lungo tempo, tanto a lungo che Gwen lo credette addormentato, ma poi quando stava per perdere le speranze il rosso occhio si riaprì e l’Antico le disse:
-Al limite del Bosco, proprio al confine estremo, dove sorge il sole, c’è la Landa Proibita. Recati laggiù e cerca un covile, un buco che sprofonda nelle viscere della terra, è la tana di un essere che si nutre di anime. Là è la tua anima, usa il tuo potere e la riavrai, ma fai in fretta prima che egli la divori.
Gwen, si inchinò al Saggio e riprese il suo volo verso oriente. Più si avvicinava alla sua meta e più il bosco diventava scuro, gli alberi contorti erano secchi, i rovi spinosi le strappavano le vesti e le graffiavano le carni, poi d’improvviso gli alberi e i rovi non ci furono più e davanti a sé vide un’arida distesa pietrosa, dalla terra si alzavano fumi, l’aria era tossica, il cielo stesso cupo e minaccioso, del colore del piombo fuso.
Le sue povere stanche alucce non la reggevano quasi più quando giunse all’ingresso di una tana proprio al centro della desolazione ma si fece animo ed entrò, col coraggio della disperazione. Un lungo, buio, cunicolo la portò fino ad una grande caverna, le pareti rilucevano di un vago chiarore fosforescente e possenti colonne di pietra reggevano l’alta volta. Al centro della caverna una grande sfera di pura energia, pulsante di mille colori, rotolava intorno ad un’ampolla di cristallo posta su un’ara. La piccola Fata si avvicinò, attratta verso l’ampolla da un forza sempre più trascinante ma giunta a pochi passi una voce le urlò nella testa:
-Come hai osato entrare nel mio regno? Non sai che io sono il Collezionista di Anime? Vattene Senza-Anima, non mi interessi, da te non posso prendere nulla!
Gwen realizzò che la voce proveniva dalla sfera e si accostò implorando:
-Ti imploro, Signore, rendimi l’anima, cosa te ne fai tu di quella piccola parte di me?
-Ciò che ho fatto di tutte quelle che ho rubato in giro per il mondo, l’assimilerò e diverrà parte di me.- rispose la sfera pulsando e rotolando verso l’ara.
Disperata Gwen guardò l’ampolla con dentro la sua anima che emanava una luce sempre più fievole e ricordò quello che il saggio Antico le aveva detto “usa il tuo potere e la riavrai” Ma quale era mai il suo potere? Lei aveva solo un po’ di polverina magica…
Quello era il suo potere: cambiare ciò che aveva intorno! In fretta slacciò il nodo che chiudeva il suo sacchetto e preso un pugno di polvere di fata la sparse tutto in giro. Al tocco della prodigiosa polverina la sfera con un urlo disumano si disgregò in mille luci fluttuanti: erano le anime imprigionate da secoli che finalmente ritrovavano la libertà e volavano via, fuori della grotta.
Gwen ruppe l’ampolla di cristallo e si ricongiunse alla sua anima, trovandola un po’ stropicciata ma ancora in buono stato e, prima di lasciare la grotta, gettò uno sguardo pietoso verso la misera biglia opaca e sporca che si lamentava flebilmente rotolando piano in terra: era il Collezionista che privato delle anime delle quali si era nutrito tornava ad essere quel che era giusto che fosse.
Doralys 1 agosto 2007
martedì 31 luglio 2007
Infect@
Infect@, Dario Tonani ,Urania 1521 marzo 2007.
Le cronache del ghiaccio e del fuoco II
Gio 26 Apr, 2007 07:39
il ciclo di Esmay Souza II
tutte e tre; i mondi della mezzaluna; i mondi di smeraldo; l'orda di sangue; la Stella Solitaria... ognuno con le sue caratteristiche rigidamente codificate dalla Moon Un appunto che posso fare è il soffermarsi su particolari di violenza e torture, cosa che ho già rilevato nella Saga di Paksenarrion, un filino di meno non guastava e avrebbe lo stesso reso l'idea. In conclusione un ciclo da leggersi tutto di seguito, come se fosse un'unica storia. Spero che la Mondadori si decida a far tradurre e pubblichi i primi tre romanzi del ciclo, inediti in Italia, possibilmente in un unico volume.
Gio 26 Apr, 2007 18:04
L'incanto dell'ombra
Finalmente un buon romanzo dove, però, la fantascienza è appena sfiorata, più che altro sembra riechieggiare il gotico piuttosto che la fantasy.
Tutta la storia è un gioco di punti vista dove quello che vede o crede di vedere una persona è diverso da quello che vede o crede di vedere l'altra; è un rapporto a tre dove il terzo a volte sembra esistere solo nella mente di uno degli altri e tutto si intreccia indistricabilmente: bugie, verità, rapporti impossibili da troncare e rapporti impossibili da continuare.
Dom 08 Apr, 2007 21:58
Il ciclo di Esmay Souza I
Eroe della Galassia, Elisabeth Moon, Urania 1429 (Once a Hero, 1997). Dom 08 Apr, 2007 21:58
Largo! Largo!
Largo! Largo!
Non so che impressione possa fare questo romanzo ai lettori di oggi, quelli che quando è stato scritto e pubblicato in Italia non erano ancora nati. Leggendolo ci ho trovato tutte le angosce, tutte le previsioni catastrofiche che facevamo noi, ragazzi di allora, sul futuro.
Il romanzo è di un nero pessimismo, presenta un mondo del 2000 distrutto non dalla guerra, dall'atomica come in tante altre storie dell'epoca, bensì dal pessimo utilizzo delle risorse: mancanza di acqua, mancanza di cibo, sovrapopolazione, una povertà assoluta per la massa, una ricchezza assoluta (per quello che ancora rimaneva da poter 'avere') per pochissimi. Quindi non contento di questo quadro generale che già di per sé è apocalittico Harrison condisce il tutto con temperature estreme, freddo polare e caldo torrido, con una storia d'amore inusuale per allora, e per filo conduttore un omicidio che è quasi un atto di giustizia.
Insomma nel romanzo ho trovato tutte le paure e le angosce sul futuro che avevo, che avevamo, da ragazza; per fortuna non l'ho letto allora altrimenti mi sarei suicidata! Ricordo vagamente il film, visto in tv, ma non mi sembra mi abbia dato le stesse sensazione che mi da ora il romanzo. Da una parte il sentirmi sollevata perché le cose sono andate diversamente, almeno per la mia generazione e qui in occidente, niente miseria nera, niente mancanza di cibo e acqua, una prosperità e un benessere che difficilmente avrei immaginato a 20 anni, da una parte il rimpianto di aver poi fatto alcune scelte nella mia vita che hanno subito l'influsso di quelle idee, quelle previsioni sul futuro di allora. Per questo, tralasciando di dare giudizi sulla storia o sullo stile boccio questo romanzo perché è "vecchio", superato, e nemmeno proiettato in un futuro più lontano sarebbe credibile.
Sab 31 Mar, 2007 08:18
I reietti dello spazio
Soldi ben spesi questi e grazie al curatore di Odissea (ciao G.V.!) per aver pubblicato questa space opera.
L'imperatore di Gondwana
Questi racconti sebbene non siano monocordi ed ognuno si differenzi dagli altri per stile, per temi e quant'altro, quasi che il Di Filippo non riuscisse a trovare una sua linea, un suo leit-motiv o che sperimenti, che cerchi la via, sono tutti, per me, poco comprensibili, quasi tutti hanno un finale che non è finito. Come sentire una melodia tronca, rimani lì con l'aspettativa di altre pagine, altre righe... Oddio... definire melodia le storie del Di Filippo è esagerato. I racconti sono pieni di sottointesi che io non ho voglia di decifrare, io sono per le letture lievi, rilassanti, o anche avvincenti e intriganti, cose queste che non ho trovato in quasi nessuno di questi racconti. L'unico degno di menzione è Ailoura che però non è una novità, è apparso recentemente in un Millemondi (forse proprio perché è l'unico decente). Insomma un'antologia che ho letto a fatica e della quale non ricorderò nemmeno un racconto, per fortuna. Fino ad ora su tre Urania usciti nel 2007 questo è l'unico che meriti l'insufficienza, una buona media... Adesso aspettiamo Infect@!
L'imperatore di Gondwana di Paul Di Filippo, Urania n 1520 (The Emperor of Gondwanaland and Other Stories, 2005) -
Fantascienza, fantasy e fantasie
Appunti su LuccaComics
lunedì 30 luglio 2007
Gomorra e dintorni
Ven 09 Mar, 2007 08:25
I ribelli dei grandi pianeti
Ultima cosa: non so se abbia risentito di stagliuzzamenti ma inizia con l'abusato stratagemma del racconto scritto da Tizio e letto da Caio e alla fine Caio non compare affatto per chiudere il romanzo, forse ci si è addormentato sopra come ho fatto io per una quindicina di sere...
Le grandi storie della SF
La saga del mondo dei ladri
La saga del mondo dei ladri a cura di Asprin, Enciclopedia della Fantascienza Fanucci n.18.
Mai più umani
Un neo: la IV di copertina che svela troppo della seconda parte.
DOOM
Mentre ancora sto leggendo racconti de "Il mondo dei Ladri" (a cura di Asprin, Enciclopedia della Fantascienza Fanucci) che non mi stanno dando eccelse sensazioni (sono quelle cose che si leggono per addormentarsi) ho iniziato DOOM e in un paio di giorni l'ho terminato. Come dicevo altrove non mi piacciono i videogiochi sparatutto, non ho visto il film - figuriamoci! - e non leggo Horror se posso evitarlo, però questo DOOM, almeno nelle premesse mi ha tirato dentro alla storia per i capelli; poi andando avanti è diventato un Grand Guignol, ho cercato di non visualizzare i pezzi di cervello spiaccicati sulle pareti, i grumi di sangue ed altre amenità del genere per concentrarmi sulla storia che poteva risolversi in molte meno pagine e cadaveri. Ad un certo punto senti che è veramente un videogioco, con il suo incastro di stanze, col suo bravo labirinto, con le armi man mano più potenti. E termina proprio come un videogioco! Insomma l'ho finito per forza d'inerzia scorrendo velocemente le ultime pagine, tanto immaginavo già come sarebbe finito...
Le cronache del ghiaccio e del fuoco I
Bellissimo romanzo di pura fantasy, non una storia ma tante storie che si intrecciano e si fondono, non un protagonista ma diversi personaggi principali, non la saga di una casata ma quella di alcune famiglie. Intrighi, battaglie, amori e follia ben miscelati e che ti fanno dimenticare l'ora. Peccato che... che sia mezzo libro. In questa edizione A Game of Throne è stato diviso in due parti "Il trono di spade" e "Grande Inverno". Sono due volumi che vanno letti uno di seguito all'altro per apprezzarli pienamente. Anche gli altri romanzi del ciclo sono stati divisi, mannaggia alla Mondadori!
Il grande inverno, Il trono di spade George R. R. Martin (A Game of Thrones, 1996)
Il mondo di Logan
Beh devo dire che mi aspettavo di più. La parte più notevole è l'introduzione di Ferruccio Alessandri per il resto il romanzetto è estremamente datato come stile. Poco caratterizzati i personaggi, tutta la vicenda si svolge senza fluidità quasi a scatti. A questo punto mi chiedo se anche La fuga di Logan ad una rilettura più matura mi darebbe le stesse impressioni...
Il mondo di Logan, di William F. Nolan, Oscar fantascienza 4-941 (Logan's world)
le torri di Darkover
Ho iniziato ieri (ieri?) Il trono di spade di Martin (consigliato da Nemo) e l'ho quasi finito, complice il rallentamento dei miei siti preferiti. Il romanzo è bello, non c'è un protagonista principale ma tante storie che si intrecciano o si intrecceranno in seguito. Grazie Capitano!
Ven 26 Gen, 2007 22:09
Il figlio della notte
Anzi ri-leggerlo (e con questa sono tre). E non ho cambiato idea, un gran bel libro, ritmo serrato, suspance, scritto con tecnica e idee.
Figlio dei suoi tempi stupisce adesso per il gran consumo che si fa di alcool e tabacco, sembra impossibile che allora fosse "normale" e socialmente accettabile parlarne in un romanzo.
Ecco, giusto il finale sembra un po' tirato via ma... consideriamo che la traduzione è quella di Monicelli anni '50 e che probabilmente è stata tagliata in più punti. Sarei curiosa di sapere da qualcuno che ha letto anche la versione originale cosa ne pensa.
La storia di Urania
Librone di ragguardevoli dimensioni, purtroppo in brossura, 400 pagine piene zeppe di immagini in B/N: copertine di riviste e di libri di FS, foto e locandine. Il saggio è una raccolta di interviste fatte dal Cozzi a persone che conobbero Monicelli e che raccontano l'uomo e lo scrittore/traduttore.
Ne esce un personaggio contraddittorio, genio e sregolatezza, un uomo che ebbe una grande intuizione: pubblicare una collana di romanzi di fantascienza destinata alle edicole e quindi popolare.
Devo dire che a me il Monicelli raccontato da chi lo conobbe non piace affatto e gli rendo l'unico merito di aver pensato e realizzato Urania.
Le interviste, non so in quanta parte, apparvero anche su Mystero, rivista dello stesso Cozzi.
In conclusione una lettura leggera con spunti di gossip e con qualche notiziola poco nota.
La storia di Urania e della fantascienza italiana - l'epoca di Giorgio Monicelli di L. Cozzi. – Profondo rosso - gennaio 2007
Invasione silenziosa
Ho finito Invasione silenziosa della Zettel da un paio di giorni ed ancora non trovo niente da dire sul romanzo. Acqua fresca forse lo definirei, una storia che seppure ben scritta e meglio tradotta lascia il tempo che trova.
Un primo contatto con alieni talmente buoni e difensori della vita che alla fine finiscono per diventare pericolosi integralisti. Esseri umani invischiati in beghe politiche e che non guardano oltre il loro naso, una trama scandita da capitoli che raccontano alternativamente ed in parallelo la storia vista dagli uni e dagli altri (e questo all'inizio spiazza leggermente).
E poi fino al momento del contatto la descrizione degli extraterrestri non ci permette di visualizzarli nelle corrette dimensioni, potrebbero essere microscopici o giganteschi ma si capisce solo quando le due razze hanno il contatto. Insomma uno di quei romanzi che non rileggerò e che probabilmente dimenticherò tra breve.
Dom 14 Gen, 2007 22:56
Il meridiano della paura
Insomma anche se è il primo del 2007 si colloca da subito in prima posizione tra i migliori dell'anno (spero di essere smentita!)
Un Mondo da giudicare
Invece vorrei spendere due parole in più su Un Mondo da giudicare di Williamson. Il romanzo è una sorta di contenitore nel quale troviamo alcune storie, fortemente legate al filo conduttore. Un paio di queste le conoscevo avendole lette in antologie e devo dire che sono leggibilissime sia da sole che nel contesto del romanzo. Il protagonista segue un percorso di crescita morale verosimile, i caratteri degli altri sono ben delineati anche perché alcuni 'comprimari' sono protagonisti delle storie incastonate nel romanzo.
Interessanti alcune invenzioni come la 'psionica' che in una della tante applicazioni rende visibile coi colori del vestito lo stato d'animo di chi lo indossa. Insomma un gran bel romanzo che però è stato pubblicato in precedenza solo in Galassia n. 29 (1963).