mercoledì 1 agosto 2007

Il Ladro di Anime

C’era una volta un Bosco Incantato abitato da folletti, gnomi, fate e animali parlanti. Nel bosco viveva la Regina delle Fate, un esserino diafano, dalle ali trasparenti come quelle delle libellule. Ogni mattina al sorgere del sole Gwen apriva le alucce e svolazzando nel bosco spargeva polvere di fata su ogni cosa. Al tocco della polverina i colori dei fiori diventavano più smaglianti, il canto degli uccellini più melodioso, l’acqua del ruscello più fredda e cristallina. Gwen era l’anima del Bosco Incantato!
Una mattina però, quando si svegliò, Gwen sentì dentro di sé che le mancava qualcosa; si guardò intorno, scrollò la veste di tela ragno che la ricopriva, controllò il sacchetto che conteneva la sua magica polverina ma tutto era a posto, eppure…
In quel mentre il Gufo Oscuro le passò accanto, atterrò sul suo ramo preferito, dove avrebbe dormito tutto il giorno, e le domandò:
-Gwen, dolce fatina, spirito del Bosco, dov’è la tua anima? L’hai forse dimenticata nel Mondo dei Sogni? –
-Amico Gufo, cosa dici? Avevo forse un anima? E cos’è, poi, “l’anima”? Io non ricordo di aver mai avuto una cosa del genere – rispose la Fata perplessa.
-È pur vero che stamattina mi sono accorta di aver perso qualcosa ma non riesco a capire cosa –
-Gwen, avevi sì un'anima, splendeva di azzurro attorno a te ed ora sei grigia e spenta. Cercala, presto, prima che essa, lontana da te, languisca e muoia.
La Fata, angosciata chiese:
-Ma dove, dove posso trovare qualcosa che non so nemmeno cosa sia? –
-Chiedi all’Antico, il grande albero, Re del Bosco, lui conosce le risposte! - sentenziò il Gufo e chiusi gli occhi entrò nel Mondo dei Sogni gufeschi.
Gwen aprì le ali e volò nel profondo del Bosco, e ad ogni essere che incontrava chiedeva:
-Fratello Lupo, sai dov’è la mia anima? L’hai per caso vista passare? –
-No, Signora delle Magie, ma chiedi all’Antico, lui sa! –
-Magico Fungo dimmi, la mia anima è qui, intrappolata nelle spire delle tue visioni? –
- No, Dolcissima Gwen, ma intrappolerei volentieri te! –
Dopo un lungo volo, alla fine, arrivò nel punto più nascosto del Bosco e vide il grande Antico, un maestoso albero con otto grandi rami frondosi e al centro del tronco un unico, corrusco occhio che la scrutava con interesse.
-Ma guarda – disse ridacchiando – la Regina delle Fate che viene a trovare questo povero vecchio legno! E cosa ti porta qui, Senza-Anima? –
- Mio Signore – iniziò Gwen – mi inchino alla tua sapienza e ti chiedo: sai dov’è la mia anima? Ora che so che mi è stata rubata soffro a non averla. Ti prego dimmi dove posso ritrovarla! –
Il vecchio albero chiuse l’occhio e pensò. Pensò per un lungo tempo, tanto a lungo che Gwen lo credette addormentato, ma poi quando stava per perdere le speranze il rosso occhio si riaprì e l’Antico le disse:
-Al limite del Bosco, proprio al confine estremo, dove sorge il sole, c’è la Landa Proibita. Recati laggiù e cerca un covile, un buco che sprofonda nelle viscere della terra, è la tana di un essere che si nutre di anime. Là è la tua anima, usa il tuo potere e la riavrai, ma fai in fretta prima che egli la divori.
Gwen, si inchinò al Saggio e riprese il suo volo verso oriente. Più si avvicinava alla sua meta e più il bosco diventava scuro, gli alberi contorti erano secchi, i rovi spinosi le strappavano le vesti e le graffiavano le carni, poi d’improvviso gli alberi e i rovi non ci furono più e davanti a sé vide un’arida distesa pietrosa, dalla terra si alzavano fumi, l’aria era tossica, il cielo stesso cupo e minaccioso, del colore del piombo fuso.
Le sue povere stanche alucce non la reggevano quasi più quando giunse all’ingresso di una tana proprio al centro della desolazione ma si fece animo ed entrò, col coraggio della disperazione. Un lungo, buio, cunicolo la portò fino ad una grande caverna, le pareti rilucevano di un vago chiarore fosforescente e possenti colonne di pietra reggevano l’alta volta. Al centro della caverna una grande sfera di pura energia, pulsante di mille colori, rotolava intorno ad un’ampolla di cristallo posta su un’ara. La piccola Fata si avvicinò, attratta verso l’ampolla da un forza sempre più trascinante ma giunta a pochi passi una voce le urlò nella testa:
-Come hai osato entrare nel mio regno? Non sai che io sono il Collezionista di Anime? Vattene Senza-Anima, non mi interessi, da te non posso prendere nulla!
Gwen realizzò che la voce proveniva dalla sfera e si accostò implorando:
-Ti imploro, Signore, rendimi l’anima, cosa te ne fai tu di quella piccola parte di me?
-Ciò che ho fatto di tutte quelle che ho rubato in giro per il mondo, l’assimilerò e diverrà parte di me.- rispose la sfera pulsando e rotolando verso l’ara.
Disperata Gwen guardò l’ampolla con dentro la sua anima che emanava una luce sempre più fievole e ricordò quello che il saggio Antico le aveva detto “usa il tuo potere e la riavrai” Ma quale era mai il suo potere? Lei aveva solo un po’ di polverina magica…
Quello era il suo potere: cambiare ciò che aveva intorno! In fretta slacciò il nodo che chiudeva il suo sacchetto e preso un pugno di polvere di fata la sparse tutto in giro. Al tocco della prodigiosa polverina la sfera con un urlo disumano si disgregò in mille luci fluttuanti: erano le anime imprigionate da secoli che finalmente ritrovavano la libertà e volavano via, fuori della grotta.
Gwen ruppe l’ampolla di cristallo e si ricongiunse alla sua anima, trovandola un po’ stropicciata ma ancora in buono stato e, prima di lasciare la grotta, gettò uno sguardo pietoso verso la misera biglia opaca e sporca che si lamentava flebilmente rotolando piano in terra: era il Collezionista che privato delle anime delle quali si era nutrito tornava ad essere quel che era giusto che fosse.

Doralys 1 agosto 2007

1 commento:

Sheldon Pax ha detto...

Secondo bel racconto e dicevi di non aver fantasia per scrivere