lunedì 11 febbraio 2019

Mindscan


Cosa succederebbe se il mio corpo fosse afflitto da un male incurabile, dagli esiti improvvisi ma previsti, se avessi la certezza di vivere poi per tutto il tempo, il lungo tempo, che mi rimane ridotto alla stregua di un vegetale senza coscienza, senza memoria, senza anima e se di contro a questo futuro certo mi venisse proposta non una cura ma un rimedio? Questo l’interrogativo dal quale prende l’avvio il romanzo di Robert Sawyer. Jake Sullivan è un quarantenne affetto dalla sindrome di Katerinsky, una malattia genetica che lo porterà fatalmente alla morte o nella migliore delle ipotesi ad un coma vegetativo come accaduto al padre anni prima, colto da ictus durante un litigio col figlio adolescente.

Per tutta la vita Jake ha vissuto sotto la spada di Damocle della sua malattia, al punto di negare a se stesso un rapporto affettivo con la donna che ama per timore di farla soffrire come soffre sua madre e quando nel 2045 la scienza gli prospetta un rimedio per poter vivere indefinitamente accetta con entusiasmo. Il nuovo processo Mindscan – scansione della mente – non è però un trasferimento della sua individualità in un corpo sintetico ma semplicemente una sua copia. Completata la scansione il Jake biologico, malato senza speranza e dopo aver rinunciato al suo status legale andrà sul lato nascosto della Luna dove in una sorta di Paradiso vivono gli “Originali” in attesa della fine, mentre il Jake androide, copia perfetta della mente, della coscienza, della memoria di JacOB (Jake Original Body) resterà sulla Terra dove continuerà la sua vita ma dove per lui cominceranno problemi di relazione con gli amici, con la madre, con il cane che non lo considerano altro che un automa.

Quando poi il Jake biologico scopre che nel frattempo è stata trovata una cura per la sua malattia sulla Luna gli eventi precipitano. Sulla Terra intanto il Jake androide, si è innamorato di una scrittrice ottantenne scansionata il cui corpo biologico è morto e che viene portata in giudizio dal figlio che non vuole rinunciare alla sostanziosa eredità.

Questo è l’inizio della storia che viene raccontata in prima persona dai due Jake alternativamente. Sawyer riesce a non far confondere il lettore, nonostante le due voci narranti usino lo stesso lessico e siano la stessa persona, riesce nel medesimo tempo a caratterizzarli in maniera diversa, facendoci quasi provare le loro sensazioni. L’androide che non ha più la possibilità di sentire odori, sapori, caldo, freddo, stanchezza, sonno e li rimpiange ma che con il suo corpo potenziato può vedere i colori e resta ammaliato dal verde; il Jake biologico che sulla Luna ha un terzo del peso ma che continua a soffrire di emicrania e dolori sparsi. Personaggio di rilievo è Karen, la scrittrice scansionata della quale si innamora l’androide e sulla vicenda giudiziaria di quest’ultima si impernia buona parte della storia. Il rapporto d’amore, anche se i loro corpi sono dell’età fittizia di circa 40 anni, è pur sempre tra due persone di generazione differente, quasi tra nonna e nipote, tema arduo che Sawyer riesce a gestire con leggerezza. Karen si racconta a Jake e le sue storie sono colme di rimandi a quella che era l’epoca della sua giovinezza. Karen cita 2001 Odissea nello spazio e Alla ricerca di Nemo, cita Bradbury e l’Apollo 8, Superman e Paris Hilton e chissà se chi leggerà il romanzo tra venti o trenta anni riuscirà a inquadrare le sue citazioni.

Il romanzo nella parte ambientata nell’aula del tribunale pone problemi non da poco. Il dibattito processuale affronta proprio la questione sulla identità di Karen, e per traslato di tutti gli scansionati: sono individui dotati di coscienza, di consapevolezza, di anima, oppure sono soltanto ‘zombi’, gusci vuoti che reagiscono agli stimoli ma sono pari ad una IA? Il processo Mindscan trasferisce l’anima? E l’anima può essere duplicata? E questo è il vero problema che ci pone Sawyer: se l’anima è qualcosa di materiale, una semplice rete di impulsi elettrici riproducibili oppure no. E inoltre, quando in un feto si sviluppa l’individuo, quando inizia ad essere una persona? Quando e se è lecita l’interruzione di gravidanza? Tutto questo in una cornice a tratti divertente, a tratti leggera ma sempre interessante e coinvolgente. L’autore riesce a mescolare abilmente passato, nei racconti di Karen, e futuro prossimo, un futuro non molto lontano da noi e dà spiegazioni verosimili delle teorie sulla coscienza che i vari ‘esperti’ chiamati a testimoniare nel processo di Karen espongono alla Corte. Il processo stesso, riesce ad essere convincente nonostante ricalchi il trito cliché di tanti e tanti telefilm americani, sembra quasi di vedere Perry Mason alle prese con testimoni di volta in volta reticenti o troppo chiacchieroni. Unica nota stonata è l’epilogo che sa di appiccicaticcio, messo lì tanto per non lasciare il ‘finale aperto’ delle pagine precedenti, se ne poteva tranquillamente fare a meno.

Romanzo quindi godibilissimo, che ha l’ulteriore pregio di essere inedito in Italia, frizzante e allo stesso tempo profondo ben tradotto da Dario Rivarossa, bella la copertina di Franco Brambilla che sebbene abbia dovuto misurarsi con la ben più evocativa copertina dell’edizione originale è riuscito a non banalizzarla.
Robert J. Sawyer è nato a Ottawa in Canada nel 1960, si è laureato in arti applicate alla Ryerson University di Toronto nel 1982. Nel suo palmares già trentacinque premi tra nazionali ed internazionali tra i quali il premio Nebula del 1995 per il suo romanzo “The Terminal Experiment” (“Killer on-line”, Narrativa Nord 1996), e il premio Hugo del 2003 per il romanzo “Hominidis” (“La genesi della specie”, Collezione Immaginario. Solaria - Fanucci 2004). Ha al suo attivo anche otto nomination all’Hugo Award.
Stefania Guglielman




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