mercoledì 23 settembre 2009

La volta che Pam si perse (III)

Il sentiero intanto s'è fatto più impervio, sassi nascosti rotolano sotto i loro piedi cercando di farli cadere, le lunghe fruste spinose dei rovi graffiano braccia e gambe, i due ragazzi incuranti di ogni cosa vanno avanti, spinti dall'incoscienza e dalla sete di conoscenza cercando di capire quel mondo strano, alieno e distante dalle case calde e dalle ricche tavole.
A volte uccelli notturni dal volo silenzioso li sfiorano per un istante, occhi gialli lampeggiano nell'oscurità, stridii e brontolii bucano il silenzio della notte o un fruscio di foglie li fa voltare a cercare di vedere cosa o chi è passato lì vicino.
Sono senza paura i due ragazzi, lui le tiene la mano stretta nella propria, protettivo e sicuro di sé, lei baldanzosa e certa che nulla può farle del male quando è in sua compagnia a volte lo tira per portarlo a vedere un fiore o un fungo, a volte lo frena fermandosi a togliere sassolini dalla scarpetta ormai inzaccherata e scorticata.
Dopo un lungo gironzolare però la fame e il sonno li vincono, la notte è ancora fonda e l'aria s'è fatta ancora più umida e fredda.

- Torniamo indietro? - chiede Pam
- Si, meglio... qui non c'è molto di interessante e poi sta per piovere – le risponde lui soddisfatto che la richiesta sia partita da lei.
- Da dove siamo venuti Bru?
- Di qua, Pam. Riconosco quella roccia a forma di orso accovacciato.

Così dicendo si avvia nella direzione che a lui sembra giusta, con Pam sempre fiduciosamente attaccata alla sua mano. Quando sono a pochi passi dalla roccia d'improvviso la pietra prende vita e si scrolla, come un cane quando si risveglia. Un essere enorme e dalle pericolose zanne aguzze si erge in tutta la sua grandezza alzando il muso verso il cielo e annusando l'aria tutto in giro.

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