venerdì 29 ottobre 2010

Un racconto di Guardiani

La donna si stringe nello scialle di lana pesante e guarda fuori della finestra, la neve fresca la abbacina, illuminata da un sole che non scalda più. Torna al tavolo di cucina dove ha già sistemato un foglio di carta e una penna, si siede e dopo aver sfregato le mani per scaldarle prende la penna, ne mordicchia l'estremità radunando i pensieri che le svolazzano nella testa come rondini, acchiappa sfilacci di idee e le riordina, poi inizia a scrivere una favola che non racconterà mai.

******

Mariposa vola. Ha volato per giorni e settimane e mesi, sempre più in alto, sempre cercando il limite delle sue forze. Ha volato oltre il suo mondo, passato i portali luminosi di innumerevoli altri luoghi. Mariposa, la splendida farfalla dalle delicate ali variopinte, intessute con fili di vanadio sottili come capelli, dopo che ha lasciato la sua amica Pam, la Guardiana, ha volato e imparato. I mondi che dall'alto ha osservato non sono diversi da quello che ha lasciato. Quello grigio ed essudante dolore e lacrime, il posto al quale apparteneva, dove ancora torna a riposare, tra i rami nodosi del vecchio albero contorto e morente. I mondi sono pieni di lacrime, pensa Mari, lucenti e colorati, profumati e pieni di musica di fuori ma sotto, sotto il velo che li ricopre Mari ha visto dolore, miseria, malvagità e malattia sparsi a manciate, il profumo ad aspirarlo forte diventa odore di morte la musica è lamentosa richiesta di aiuto. Ora Mari torna a casa, passa il nero portale e atterra leggera sul suo albero, le ali fremono un poco poi restano ferme mentre con la mente accarezza l'essenza del vecchio tronco. Saluta il suo amico perché ha preso una decisione, una che le fa male e la riempie di gioia allo stesso tempo. Lascia i rami intricati che l'hanno accolta e protetta per tutta la sua esistenza, se ne va con dolore verso una felicità che aspetta trepidando. Il vecchio albero non accetta le sue carezze, le estremità sottili dei suoi rametti sferzano l'aria cercando di trattenerla, di colpirla, fino a che spaventata ma risoluta si alza di nuovo in volo e lascia per sempre la sua casa.

***

È dinnanzi a Pam, la Guardiana, ora. Come le altre volte la donna la guarda con benevolenza nascondendo l'affetto che prova per lei dietro parole neutre e gentili.
-Cosa ti porta nell'Altrove, Mari? - le chiede quando la vede atterrare leggera davanti a lei. Ne ammira la grazia e la bellezza ma soprattutto l'audacia nel venire qui dove i Guardiani, controllori dei Mondi, hanno il loro posto nascosto e impenetrabile. Mari, col cuore che batte all'impazzata, le parla, le dice cosa vuole. Non cosa vorrebbe, ma cosa vuole con tutte le sue forze.
Gli occhi di Pam diventano lame di ghiaccio la voce un sibilo: -Perché? -
Mari, spavalda e determinata, sostiene lo sguardo della Guardiana - Cosa vuoi Mari, perché gettare via le tue ali che con tanto dolore hai ottenuto? Cosa ti spinge dunque? Vuoi il Potere? Il Potere dei Guardiani? Rispondimi! -
- Ho visto i Mondi, Pam. Ho sentito lamenti e gemiti, odore di morte e malvagità. Voglio aiutare! Non per il Potere, non per mettermi alla prova, no Pam. Voglio aiutare, essere una come te.
Sorride Pam. Finalmente la stringe tra le braccia e accoglie la sua nuova sorella. Con il cuore che canta Mariposa ripiega le ali e veste il nero mantello dei Guardiani.

La donna posa la penna e si alita sulle dita indolenzite e ghiacciate, fuori il sole lascia le ultime lame di luce sulla neve e la cucina è gelata. Senza rileggere quello che ha scritto piega il foglio si avvicina al camino dove occhieggia un po' brace, sistema alcuni pezzi di legno, posa il foglio sulla brace e soffia. La fiamma si alza incerta poi a poco a poco morde i legni mentre la carta diventata scintille sale su per la cappa e va fuori, nel vento, per arrivare oltre il mare dalla sua piccola farfallina che ora veste di nero.


(per Mariposa: una volta mi hai detto se scrivi quando stai male non scrivere mai più...)

giovedì 30 settembre 2010

*** Giovedì 14 ottobre 2010***

È giunto il tempo per Alys. In una fredda mattina di mezzo autunno lasciano la casa sul mare di Klees e salgono in montagna, al 'laboratorio' di Kohime. La prima neve ha già sporcato le strade di una spolverata di bianco che presto si tramuta in fango e l'aria gelida fa rabbrividire la ragazza che si stringe a Klees appena ne ha l'opportunità.
- Bene, siete puntuali! -esclama il professore quando i due entrano nello stanzone adibito a laboratorio.
Klees lo saluta con fare distratto perso in un pensiero sfuggente che cerca di riacchiappare, sentendo che è importante e vitale, mentre Alys timorosa e ancora non del tutto convinta si avvicina a Kohime ed esala un 'Buongiorno Professore' quasi inudibile.
- Vieni, cara. Ormai è tutto pronto, manchi solo tu - fa un sorrisetto incoraggiante e le mette la mano sulla spalla accompagnandola alla sua 'macchina'.
-Ora devi fare esattamente ciò che ti dirò, Alys. Questa è la documentazione che darai al mio io del passato e solamente a lui - le dice severo mettendole a tracolla una pesante sacca. - Ho dovuto stampare tutto quanto perché i supporti di archiviazione di adesso, pen drive e dvd non esistevano allora. - poi le ripete di nuovo - Non consegnarla a NESSUNO altri che a me. quando arriverai sarà nello stesso giorno, a un minuto di distanza, quindi secondo quello che mi hai raccontato sarai sola. Andrai immediatamente a casa mia, nella sacca c'è l'indirizzo, e mi racconterai tutto quello che è successo. Poi tornerai nel tuo alloggio e aspetterai il tempo necessario perché tu possa tornare qui con noi.
Alys annuisce ad ogni istruzione, lanciando di tanto in tanto occhiate a Max che sembra distratto e pensieroso. Kohime conclude il suo discorso con un -Bene, ora salutatevi, poi iniziamo.
Max si riscuote dai suoi pensieri, si avvicina alla ragazza e la abbraccia. Le avvicina la bocca all'orecchio e le sussurra - Alys non andare, resta con me. Ti prego, piccola. Ho paura che sia pericoloso. Lascia questo vecchio ai suoi esperimenti e torna a casa con me...
Alys gli chiude la bocca con un bacio e lo stringe tra le braccia con passione poi si stacca da lui con un - Tornerò, non ti libererai di me. Mai! - e va verso la macchina che ronza e ticchetta da qualche minuto. Sale sulla piattaforma, come è simile a quella che la portò, qui!, e posa la mano sulla leva guardando il professore con aria risoluta.
-Buon viaggio Ays! Aziona la leva. Ora! -

dal Gazzettino del Piemonte: Esplosione in una casa isolata nei pressi di Lurisia. Due morti e un disperso, le cause del disastro non sono note, ma sembra che si sia sviluppata una enorme energia cinetica che ha eiettato rottami a decine di metri di distanza. I corpi non sono stati ancora identificati, ma si presume che uno sia del proprietario della casa. I rilievi per scoprire le cause della tragedia sono in corso.

sabato 21 agosto 2010

...non

Alys guarda negli occhi Max cercando conforto e consiglio - Cosa devo fare, Max? Sarà pericoloso? - Professore - interviene Klees - questo 'viaggio' sarà a senso unico? Cioè Alys - le stringe forte la mano - non potrà più tornare qui e ora? - Kohime fa un largo sorriso, freddo come i suoi occhi -Ma certo che potrà, se vuole, tornare! Dovrà solamente aspettare qualche mese, il tempo per me, per il mio io passato, di costruire la macchina e la rimanderò indietro. - Klees scuote la testa dubbioso, ma non si verrebbe a creare un... come si chiamano... paradosso? un paradosso temporale?
Se Alys è tornata nel suo passato allora qui nel 2010 ci sarebbero due Alys adesso una vecchia, cioè una di sessanta anni e questa qui accanto a me di trenta... Per non dire che se poi dal passato è tornata qui sarebbero tre... - Alys lo guarda confusa senza capire nulla mentre Kohime scuote la testa con aria comprensiva - No, no, giovanotto non è come dice lei, ora le spiego... -e comincia a parlare velocemente con quella sua voce quasi ipnotica mentre i due ragazzi sempre con le teste che si toccano, le mani nelle mani, si perdono in fretta nelle sue parole lasciando parlare le loro mani che stringono, scaldano, carezzano la mano dell'altro.

***

- E questo sarebbe un laboratorio di fisica? - sussurra Alys avvicinando la bocca all'orecchio di Max. Sono appena entrati nello scantinato che il Professore chiama pomposamente 'il mio laboratorio' e si guardano intorno un tantino sconcertati dall'ambiente. Mura di mattoni a vista, macchiati qua e là di muffe e nerofumo, pavimento di cemento scabroso e impolverato ma al centro dello stanzone ronza come un zanzara una grande macchina, imponente, di metallo lucente, affatto simile a quella che Alys ricorda bene.
Kohime che li ha guidati zoppicando leggermente fin lì, la guarda orgoglioso come un padre guarda il figlio prediletto.
Eccola! - annuncia ai due - pronta per il collaudo, cioè per il viaggio iniziale - si corregge subito - Alys devo ovviamente fare gli ultimi controlli prima del countdown, inserire i tuoi parametri vitali, insomma dovrai restare qui, mia ospite, per un paio di giorni poi tornerai a casa, sei contenta?
La ragazza si stringe a Klees -veramente Professore io non so... Ecco qui è tutto così nuovo, così bello... - Mi sta dicendo che non vuole tornare a casa? - la interrompe Kohime lanciandole uno sguardo gelido - Io... io non ho nessuno là, e qui...- guarda Max negli occhi e gli sorride. Max la guarda e le bacia la fronte dolcemente - Potrai tornare Alys! Non saranno molti mesi, vero professore? Tornerai e io ti aspetterò. - Kohime alle parole di Klees si rilassa e sorridendo compiacente le dice -Ma certo Alys! Solo pochi mesi, massimo cinque, sei e lei sarà di nuovo qui e sarà una 'stella', glielo prometto. Lei signorina Brin sarà la prima viaggiatrice spaziotemporale! -
Non mi interessa essere una stella - risponde Alys guardando Max con occhi colmi di amore - vorrei solo tornare e ritrovare Max, ecco solo questo vorrei se proprio devo andare.
-Mi troverai ad aspettarti, Alys. Te lo prometto.







domenica 15 agosto 2010

...che

- Ora i miei studi sono completati, ho ricostruito la 'macchina', investendoci tutto quello che avevo, è finita e pronta per il... collaudo. - fissa negli occhi Alys - aspettavo solamente lei signorina per riportarla finalmente indietro, nel suo tempo, alla sua famiglia - la voce si fa dolce e suadente ma gli occhi restano freddi - poi potrò finalmente pubblicare la mia ricerca, dare al Mondo il Viaggio nel Tempo! continua con tono entusiasta.

Alys stringe forte la mano di Max - Mmmeee? -balbetta impaurita - co..cosa devo fare io professore? -
-Nulla di difficile Alys, solamente venire qui nel mio laboratorio e seguire le mie, semplici, istruzioni e in un batter d'occhio si ritroverà esattamente nel posto e nel tempo di partenza. Dovrà solamente all'arrivo contattarmi e consegnarmi un pacchetto che le darò, contenente le istruzioni per la costruzione di questa macchina del tempo funzionante.
-Ma... ma perché devo darle questo pacchetto? Non le sa di già queste cose? - lo interrompe confusa e senza comprendere.
-Perché così avrà il riconoscimento che gli spetta già nel 1983 - interviene Max -






martedì 3 agosto 2010

...cosa

Il professore parla per vari minuti mentre i due, magnetizzati dal suo sguardo intenso lo guardano senza muovere un muscolo, quasi senza respirare. - All'epoca non capimmo cosa successe, quale fu la causa dell'evento. Il nostro team aveva lavorato per mesi a quel progetto e il risultato era ben lungi dall'essere un salto in avanti nel tempo di così tanti anni. Noi studiavamo la possibilità di uno spostamento in avanti di pochi secondi e quella sera... quella sera dopo aver festeggiato con birra e pizza il completamento dell'esperimento uno di noi... - si fa riluttante - uno di noi mise il valore 2010, così per gioco.
-Ma cosa accadde di preciso Professore? -lo interrompe Max
- Non ne siamo ancora sicuri, dopo tanti anni di studio ho ipotizzato una lacerazione nel tessuto dello spazio tempo, ma non sappiamo. Non ci fu concesso di continuare il progetto. Io, Io soltanto per mio conto -la sua voce si fa sonora - ho insistito, studiato, provato, ma da solo! Senza nessun aiuto, con la sola mia forza! - gli occhi di Kohime si accendono di bagliori infuocati mentre parla, d'improvviso sembra che la sua faccia esca dallo schermo, i due ragazzi impercettibilmente si spostano all'indietro, le teste che si toccano, la mano dell'una in quella dell'altro a cercare protezione e conforto.

martedì 6 luglio 2010

qualc...

Alys sgrana gli occhi stupefatta - Mi aspettava? Come fa a sape... - le parole le muoiono in bocca, sta osservando l'uomo, sulla settantina, capelli quasi del tutto bianchi, la faccia rugosa e stanca, ma gli occhi! Gli stessi occhi severi e indagatori, la stessa bocca dalla piega imbronciata che ricorda in un uomo che vedeva sovente all'istituto, un ricercatore che la guardava senza osservarla, sempre preso dai suoi pensieri. Alys cerca la mano di Max e la stringe forte - È lui.. era al laboratorio non più tardi di due giorni fa - sussurra a Max - due giorni e ventotto anni fa.
Stringe la sua mano e lui risponde alla sua stretta, per confortarla, per sostenerla mentre parla fitto fitto col professore spiegando come ha trovato la ragazza, ancora sotto shock, nel proprio ufficio e della storia incredibile che questa gli ha raccontato. Kohime annuendo col capo non mostra la minima sorpresa, anzi quasi spazientito ad un certo punto lo interrompe -Si, immaginavo che succedesse quello che è successo. Vedete io sono uno di quelli che stavano lavorando su quell'apparecchiatura anni fa e quando successe... l'incidente - dice, pronunciando la parola con ritrosia - la macchina era settata sul 2010. Così l'avevamo lasciata quella sera prima di partire per il week end. - L'attenzione di Alys e di Max è ora catturata completamente da quello che sta raccontando il professore.

lunedì 5 luglio 2010

Qualcosa

Questo tipo deve essere un megalomane - esclama Max - ho trovato il suo profilo in tutti i social network che conosco! - Alys lo guarda senza capire - Dove? - mormora flebilmente.
- Social network... sono siti dove puoi mettere informazioni sul tuo conto, conoscere gente, parlare in chat ed anche in video chat. - si accorge che la ragazza è spaesata - Ecco -le spiega - qui per esempio c'è il suo profilo, è online ed è disponibile ad una videoconferenza... se accetta... ora provo.
Digita svelto Max e Alys gli si siede accanto per vedere cosa sta facendo, per la verità più affascinata dal veloce movimento delle dita sulla tastiera che da quello che lo schermo sta mostrando.
"Salve sono Massimo Klees e sono in compagnia di una ragazza, Alys Brin, che ha bisogno di alcune informazioni che solo lei, professore può darle" schiaccia "invio" e quasi immediatamente giunge la risposta: "Prego accettare la videochiamata".
-Visto Alys? ci ha risposto e vuole parlarci! Una persona gentile, no? - mentre parla preme l'OK e accetta la chiamata, lo schermo si illumina e appare la faccia dai tratti orientali del Professor Kohime. Alys curiosa e trepidante avvicina il capo a quello di Max per vedere il Professore e questi scorgendola, la fissa per qualche istante e poi li stupisce entrambi: - Benarrivata Alys, la aspettavo.

giovedì 1 luglio 2010

qualcosa già terminata ma ancora non finita

Sono seduti uno di fronte all'altra e lei racconta; racconta di come la curiosità l'abbia spinta verso una strana macchina dalla base vibrante e come abbia toccato qualcosa, una leva o una maniglia e che si sia ritrovata in un'altra stanza, in un altro tempo e chissà, in un altro mondo.
-Adesso cerchiamo di essere razionali Alys - le sta dicendo Max - tu vieni dal passato, cioè per te è venire nel futuro, dobbiamo cercare di capire come ci sei arrivata e farti tornare indietro, nel tuo tempo.
Lei lo guarda come si guarda un salvagente in mezzo al mare in tempesta, ha ancora in mano il bicchiere di acqua fresca che le ha imposto di bere, ancora mezzo pieno. Annuisce con il capo aspettando che lui finisca di parlare.
Ora - continua Max- dimmi se ricordi chi lavorava in quei laboratori, almeno qualche nome, e io cercherò di rintracciarli e sentire cosa successe. Mentre parla ha alzato il coperchio di una scatola piatta, di lucida plastica bianca ed ha premuto un bottone accendendo l'apparecchio; Alys si sporge curiosa e vede uno schermo con una tastiera, guarda Max con una espressione interrogativa e lui fa una risatina forzata - è un computer portatile, un laptop; credo non ce ne fossero ai tuoi tem...-si blocca - cioè nel 1983.
Alys apre la bocca meravigliata pensando ai grossi armadi dell'università, elaboratori di dati, li chiamavano, si riscuote e snocciola un paio di nomi di ricercatori che aveva incontrato alcune volte in Istituto -Maxim Parnall era il direttore e Ginger Allen la sua segretaria, poi c'era un ricercatore Akihito Kohime e poi.. Tim, no Tom... non ricordo il cognome.
Mentre le parlava Max digitava velocemente i nomi cercando in rete qualsiasi informazione potesse esserci.
Parnall risulta morto nel 2002, la Allen non risulta, si sarà sposata... ecco qui Kohime... Akihito Kohime è ancora sulla breccia, uno scienziato... vediamo dovrebbe essere ben vecchio ora - lancia un'occhiata ad Alys che pare non abbia rilevato la sua gaffe, poi inizia a leggere i dati snocciolati dal motore di ricerca.

giovedì 3 giugno 2010

qualcosa da terminare

Alys ha lo sguardo perso nel vuoto, è sbiancata in volto e sembra che stia per svenire; Max la sorregge per non lasciarla cadere in terra e con voce raddolcita le dice - Vieni con me, qui non possiamo stare, ti porto a casa mia e parliamo di questa... cosa che ti è successa. Apatica e inerte lei si lascia trascinare in fondo al corridoio e infilare in un ascensore che li porta in un garage sotterraneo. Non rileva nemmeno la strana forma delle auto parcheggiate, linee arrotondate, avvolgenti e colori luminosi e scintillanti sotto le luci al neon. Si lascia condurre ad una piccola utilitaria e cade quasi a sedere sul sedile mentre Max salito a sua volta mette in moto e guida lentamente, pensieroso, verso l'uscita del parcheggio.


qualcosa da terminare (tanto chi mai lo leggerà?)

Venerdì 1 giugno 1983

L'orologio appeso alla parete segna le 21:00, il turno è finito. Alys, la giovane inserviente dai lunghi capelli castani gli lancia un'occhiata poi toglie i guanti di gomma gialla e con un sospiro di sollievo [ si toglie gli auricolari del lettore CD che spegne e] toglie l'elastico che le legava la treccia, lo infila nella tascona del camice da lavoro e scrolla la testa per sciogliere le ciocche. Spingendo il carrello delle scope infila il corridoio diretta allo stanzino di servizio. - Venerdì... - pensa - pregustando già la dormita che si farà domattina.

Passando nota una porta socchiusa, una porta che a suo ricordo è sempre stata chiusa a chiave; accosta il carrello alla parete, la apre completamente ed entra, curiosissima di vedere cosa cela.

I soliti banconi di acciaio e plastica appoggiati alle pareti, la finestra con la grata, come tutte quelle dell'edificio Universitario che ospita i laboratori di fisica, e nel mezzo un grande apparecchio posato su una piattaforma rotonda leggermente rialzata. Alla luce che arriva dal corridoio vede cartacce appallottolate in terra e un vassoio di cartone di quelli della pizza rotto e unto che sporge fuori da un cestino di filo metallico. Con un sospiro Alys schiaccia l'interruttore della luce ed entra per svuotare il cestino nel grosso sacco della spazzatura che è appeso al suo carrello.

La strana macchina emette un leggero ronzio che avverte solo quando si avvicina e una scritta luminosa che lampeggia verde e ambra su un piccolo schermo che vi è incassato attira la sua curiosità. La ragazza sale sulla piattaforma per leggere la scritta e come vi poggia i piedi sente la piattaforma muoversi ondeggiando come una barca sul mare mosso.

Presa alla sprovvista perde l'equilibrio e per non cadere allunga il braccio e si aggrappa ad una specie di maniglia che sporge invitante. La piattaforma continua a tremare e ondeggiare, la nausea improvvisa le fa chiudere gli occhi - Oddio, il terremoto! - esclama impaurita.

Si tiene aggrappata alla maniglia come se ne andasse della sua vita per un tempo che le sembra eterno ma che in effetti duri pochi secondi. Quando il movimento bruscamente si ferma il contraccolpo la manda a sbattere contro una cassettiera di metallo facendola gemere per il dolore.

qualcosa da terminare


sempre venerdì ma quando?


Indolenzita e borbottando si rialza massaggiandosi il fianco e guardandosi intorno ha un sobbalzo. La stanza non è quella dove si trovava un attimo prima, non ci sono i banconi di acciaio e plastica alle pareti né le apparecchiature che aveva intravisto poco prima. Al loro posto nella fioca luce che proviene dal corridoio vede un tavolo da architetto evidentemente in disuso e scrivanie con monitor dall'aspetto di giocattolini, piatti e dotati di tastiera. Lentamente, la mano sulla bocca per non urlare indietreggia verso l'uscita. Non si è accorta del rumore di passi affrettati che proveniva da corridoio e va a sbattere contro l'uomo sopraggiunto. L'urto inaspettato – ma cosa può essere più inaspettato ormai – la fa finalmente urlare di terrore. Si sente afferrare le braccia ed una voce nasale chiederle con tono brusco – E cosa ci fai tu qui? - poi la voce si fa più piana – Non urlare, non ti fò nulla, calmati! -

L'urlo si affievolisce fino a divenire un gemito, l'uomo allenta la presa e la fa girare per guardarla in faccia. -Allora chi sei e come sei entrata? -le chiede mentre nota i suoi impauriti occhi nocciola e le labbra rosse e sensuali, senza un filo di trucco.Io... io... io lavoro qui – risponde tremante – c'è stato un terremoto poco fa e sono caduta e la stanza era... diversa - mentre parla si rende conto di dire assurdità, che il terremoto non c'è stato, che il corridoio non è lo stesso, le pareti hanno un colore diverso, il pavimento è diverso! Che non si trova dove era poco prima. - Un terremoto? Ma che stai dicendo? Cosa hai preso? - la guarda cercando segni rivelatori – Cos'era? Ti senti bene? - finalmente le lascia le braccia aspettando la sua risposta .Alys lo guarda sconvolta, l'uomo è pressappoco della sua età, intorno a trenta, dal viso ben curato e un fisico da schianto, gli occhi leggermente più piccoli del normale gli danno un'espressione indagatrice e penetrante – Non sono drogata, mi chiamo Alys e cinque minuti fa stavo spingendo il carrello delle scope nel corridoio del secondo piano dell'Istituto di Fisica qui... proprio qui dove sono ora – risponde tutto d'un fiato. - Allora, Alys, qui siamo nel corridoio del 'mio' studio – le dice calcando sulla parola 'mio' – al secondo piano del palazzo di uffici che è qui da... - si interrompe fulminato da un pensiero – vuoi dire che tu poco fa eri... ma aspetta una volta questo era un edificio universitario. - aggrotta la fronte cercando di ricordare – forse venticinque o trenta anni fa... poi, non so, ci fu un incidente e il palazzo rimase vuoto per anni fino a che fu fatto un restauro e affittato a privati. Io sono qui da sei anni. - la guarda con sospetto – e come l'hai inventata questa storiella improbabile? Se fossi venuta per rubare non avresti trovato nemmeno un euro... solo cartacce. - Alys sbianca, la testa le gira, non sa più cosa fare, cosa dire, non sa più nulla – con voce flebile snocciola – Io - non sono – drogata. Non sono una ladra. Sono la donna delle pulizie, mi chiamo Alys e oggi è venerdì primo giugno... - Tre giugno – la corregge con la forza dell'abitudine l'uomo - ...1983. - No bella, 2010. Siamo nel 2010!

Adesso smettiamola di giocare, bella, dammi un documento – le dice prendendola per il braccio mentre infila l'altra mano in tasca per tirare fuori il cellulare. Ancora incredula e sconvolta Alys, senza nemmeno la forza di divincolarsi dalla stretta, sbottona il camice e dalla tasca dei 501 estrae un portadocumenti di pelle marrone che apre mostrando all'uomo la sua patente. Nella foto c'è lei, i capelli sciolti un dolce sorriso e lo sguardo perso chissà dove; l'uomo guarda la foto poi scorre rapidamente il documento fino i a trovare le date, legge a voce alta : – data di nascita 26/10/1952... 1952! - urla – non è possibile! Non sei tu questa! - Poi l'afferra, controlla ancora, la rigira tra le mani, sembra autentica, legge di nuovo: Alys Brin... - alza gli occhi e la guarda - sei tu? - Si, sono io -risponde con voce atona. -...rilasciata 2 febbraio 1980. Firme, timbri, bolli... non ci credo, non ci posso credere. Ma che diavolo ci facevi in quei laboratori? Cosa è successo? - Alys lo guarda con occhi vuoti – Non lo so, non so nulla dimmi tu dove sono e... - deglutisce - ...quando sono. - Sei dove eri prima, credo. Ma trenta, no ventotto anni dopo. Oggi è il 3 giugno 2010, mercoledì. E questo è il mio ufficio; sono Max, Massimo e sono architetto.

martedì 25 maggio 2010

Il Sogno

Alys sogna. Sogna di essere sveglia.

Nello splendore del primo pomeriggio varca il cancello del parco e si incammina saltellando su un vialetto. Ha sette anni Alys, le trecce nere e gli occhi vispi e allegri. Il parco è gremito di ragazzini: in bicicletta, giocano a palla, si rincorrono... arriva ad uno spiazzo con i giochi e corre verso una altalena che si è appena liberata, si siede e inizia a dondolarsi, le trecce che sferzano l'aria, la gonnellina che si solleva mostrando il pizzo delle mutandine. Arrivano rincorrendosi due ragazzini, un giapponesino dagli occhi scuri e penetranti cerca di acchiappare un moretto con un ciuffo di capelli che gli copre un occhio ma questi gli sguscia tra le mani; si fermano trafelati davanti alle altalene, pronti a scattare di nuovo e scappare via. Alys ferma il movimento e resta a guardarli, ancora seduta sul piatto sedile di legno lucido tenendosi alle catene che lo sostengono. I tre ragazzini si osservano per un po', Alys scende dall'altalena stufa di giocare da sola – Ciao giochiamo insieme? - fa rivolta ai due, il giapponesino, serio, le fa un cenno di assenso col capo e il moretto le sorride, felice di cambiare gioco.

Sono giochi e risate per tutto il pomeriggio, prima tutti e tre insieme poi restano loro, Alys e il moretto, l'altro sta giocando alla guerra e a volte passa loro vicino e li guarda con occhi severi. Quando il sole è ormai basso il suo compagno lascia la sua manina distratto da un ragazzino che si è avvicinato petulante e insistente e dopo un attimo di indecisione le volta le spalle e inizia a bisbigliare e ridere con lui. Alys lo tira per la manica ma lui non se ne accorge e si incammina col nuovo venuto abbandonandola sola nel parco ormai quasi deserto. Quando i due sono ormai fuori vista Alys si riscuote e lancia un urlo poi scoppia in un pianto disperato. Il suono le risuona nelle orecchie alto e lacerante ma non è più lei ad urlare...

Il segnale di allarme è suonato alto nel silenzio della sala di controllo, un addetto fa cadere la matita sullo schema di parole crociate che stava cercando di risolvere e controllato il monitor preme un pulsante. Il silenzio torna pesante, rotto solo dai passi dell'addetto che si dirige verso il cubicolo alla cui porta il led lampeggia di un rosso acceso. Apre la porta e accende la luce, un chiarore azzurrino si diffonde nel piccolo spazio, mostrando la figura di una donna che si agita spasmodicamente nel lettino. Con attenzione le toglie il casco di plastica e metallo che le copre il capo, il volto è arrossato e sudato, gli occhi ancora chiusi sono gonfi di lacrime, lentamente la donna li apre e mette a fuoco l'inserviente.

- Se il sogno non è stato di suo gradimento può riempire il modulo 4A per sporgere formale reclamo alla Direzione per ottenere un rimborso – le comunica con aria annoiata; poi abbassando la voce - ma non glielo consiglio ci vorranno dei mesi e dovranno vedere la registrazione del suo sogno e in certi casi... mi capisce signora... non è il caso di rendere pubbliche certe fantasie... - le dice con aria complice e ammiccante.

Alys si alza a sedere a fatica, i muscoli le fanno male per le ore passate sullo scomodo lettino, la testa è pesante e gli occhi arrossati e umidi; fa un cenno di diniego con il capo all'addetto e con i movimenti lenti e misurati dovuti all'età si mette in piedi e appoggiatasi pesantemente al suo bastone esce dallo stanzino e si incammina faticosamente verso l'uscita della Fabbrica dei Sogni.

martedì 18 maggio 2010

A casa!

Alys torna a casa. Cammina Alys, cammina da giorni e giorni. Il Mondo che l'ha accolta con un sole splendente sta morendo. Nuvole scure viaggiano nel cielo e venti gelidi spazzano le strade e i giardini ormai senza colori. S'è incamminata riluttante, un passo o due e poi si volgeva indietro finché è arrivata al grande portale scintillante che sta per varcare. Si siede a terra mettendosi di lato e lancia alternativamente sguardi al Mondo cercando un accenno di sole e al Portale cercando di bucare la nera cortina che la separa da Casa. Aspetta per molto tempo, sperando ancora di poter restare, che il sole torni a scaldarla che le voci che sente nella testa smettano di sussurrarle "vattene donna, noi non ti vogliamo". Le voci che si fanno sempre più insistenti e pressanti, voci cariche di insofferenza, voci cattive. Alla fine, dopo un tempo che le sembra piccolo ma che è stato grande, si alza e con passi incerti va verso il portale, si volta per l'ultima volta a guardare il Mondo e poi con un passo è di là.

La nebbia nera si dirada lentamente e ai suoi occhi stupiti appare il suo vecchio Mondo, la sua Casa. Qualcosa di terribile è accaduto: il cielo è scuro ma non perché è notte, un sole opaco e grigio, senza calore e senza luce, occhieggia allo zenit; il terreno è polveroso e arido e fuochi dal nero fumo si levano d'intorno ammorbando l'aria che respira. Il vento è una mano ghiacciata che si infila sotto i suoi vestiti mordendole la pelle, nella testa sente lamenti e grida terrorizzate che sembra provengano dalla terra stessa. Nessun segno di vita, né alberi né animali solo desolazione e freddo, solo buio e morte.

Si gira di scatto e si ributta attraverso il portale ma... un muro invisibile la fa rimbalzare lontano ben dentro il morto mondo che fu la sua Casa. Si rialza dolorante, piccole pietre aguzze le hanno graffiato la pelle, e torna con cautela al Portale, lo scintillio s'è spento ora e solo la nera forma nebbiosa si intuisce; sta lentamente svanendo imprigionandola là dove si trova, dove non vuole restare. Cerca di nuovo di passare ma ormai il Portale è solo un'idea e intorno a lei resta la desolazione. Si butta a sedere a terra Alys, e abbracciate le ginocchia piega la testa e piange.

giovedì 13 maggio 2010

A Senigallia!

Prenotato l'Hotel per i tre giorni di kermesse marchigiana. A Senigallia dal 4 al 6 giugno si riuniranno una manciata di amici per visitare la mitica Fondazione Rossellini, seguire un panel sul restauro di libri "vissuti" e finalmente chiacchierare, ridere e stare assieme. Per adesso so di sicuro di altri sei partecipanti. Pochi? Sì ma buoni! Uno mancherà, e so che sarebbe venuto se avesse potuto, altri verranno e sarà una sorpresa per me ritrovarli. A presto!

lunedì 19 aprile 2010

Fantasmi di Natale (2009)

Di ritorno dalla Italcon/Deepcon di Fiuggi, come ogni anno, con una sporta di bei volumi nuovi fiammanti, ancora profumati di inchiostro e col borsellino, ahimè, vuoto mi sono subito piazzata sul divano col più piccino. Non proprio un libro ma un fascicoletto dal titolo 'Fantasmi di Natale', antologia di racconti curata da Alessandro Petruzzelli, figlio del più noto patron delle Edizioni della Vigna. Il fascicoletto, fuori commercio e stampato in sole 40 copie (in proprio e con l'aiuto del papà dice il colophon)ha ben tre illustrazioni a china di Festino e due dei racconti sono di Antonio Bellomi, ma quello che mi ha colpito in modo particolare è stato il raccontino di Alessandro Petruzzelli. Classico racconto di fantasmi con atmosfere adeguate, una tranquilla gita al lago, la presenza intangibile ma paurosa del fantasma, la fuga prima e il ritorno sul posto poi dei due protagonisti 'armati' per catturarlo e il finale regolamentare. Be' non ho detto che Alessandro ha sette anni... Complimenti al giovanissimo autore/editore che da solo, come mi racconta il papà Luigi, ha voluto pubblicare questo fascicoletto, certo con l'aiuto e la disponibilità dei 'grandi' ma con un suo apporto importantissimo.
Fantasmi di Natale si compone di 10 pagine e i racconti sono:
Il telefonino maledetto di A. Bellomi
Il fantasma del lago di A. Petruzzelli
Tentacoli neri nel cielo di Arese di A. Belomi (scritto appositamente e con Alessandro come protagonista)

giovedì 8 aprile 2010

L'aspettavo da dicembre, finalmente mi è arrivata la lettera di invito! Credo di far cosa gradita agli organizzatori copiandola qui sul blog. Quindi al ritorno dall'Italcom di Fiuggi via alla Mangiaparole!


Ciao Doralys,
ecco l'invito alla festa di apertura della libreria MANGIAPAROLE, gestita da Edizioni Progetto Cultura, che mettiamo a disposizione di tutti i nostri amici e di tutti gli appassionati di lettura e scrittura.
Confidando di averti fra noi, ti salutiamo caramente

Domenica 18 aprile 2010 dalle ore 17,00 Edizioni Progetto Cultura con amici, autori, conoscenti, giornalisti e personaggi di romanzi festeggia l'apertura della libreria caffè letterario Mangiaparole
Via Manlio Capitolino 7/9 - 00181 Roma (metro Furio Camillo)

lunedì 8 febbraio 2010

E-Doll

Questo pezzo di commento lo stavo scrivendo tra sabato e domenica (quella domenica) dopo aver procrastinato settimane. Avevo bisogno di raccogliere le idee e far sedimentare le sensazioni che il romanzo mi aveva dato quando a inizio dicembre lo avevo letto. Poi domenica mattina Mauro mi ha telefonato e mi ha detto di Ernesto. Ho lasciato il commento, con l'idea di continuare dopo... 'Dopo' è passato, poi è passato ancora un 'dopo' e poi ancora un altro. Lo posto lo stesso, anche senza rileggerlo così come l'ho lasciato. Non me ne voglia Verso, ma adesso ancora non mi sento di rientrare in fantascienza.


E-DOLL


Recentemente ho conosciuto Francesco Verso e proprio mentre ero nel bel mezzo della lettura del suo romanzo. L'occasione me l'ha data la fiera della piccola editoria di Roma, Più libri, più liberi, dove da un paio di anni gestisco lo stand della Delos Book. Quel pomeriggio eravamo rilassati a chiacchierare, Lanfranco Fabriani ed io, quando s'è presentato Francesco che col suo bel cartellino da operatore professionale con tanto di nome e cognome non poteva passare inosservato. Verso è un tipo che attira immediatamente, affabile e interessante, dopo le presentazioni ci siamo messi a parlare e la conversazione è continuata nei successivi pomeriggi. Abbiamo parlato di tutto un po', ovviamente sempre restando nella sfera libri-fantascienza-internet e ovviamente molto di E-Doll. Devo confessare che prima di iniziare la lettura del romanzo avevo evitato di leggere i commenti nei vari forum anche se sapevo che il romanzo stava suscitando molte polemiche. Neanche dopo averlo terminato ho letto le discussioni, volevo prima scrivere il mio commentino, poi vedrò cosa ne pensano gli altri. Prima di tutto voglio affermare che il romanzo mi è piaciuto. Riassumo brevemente la trama: la storia parte con il ritrovamento di un cadavere, un essere che ad un primo frettoloso esame sembra essere una squillo di alto bordo e che si rivela un E-Doll; non una persona umana nel senso comune del termine ma una sorta di avatar di un uomo. Uomo, donna, androgino, l' E-Doll è tutto questo, a seconda dei desideri di chi lo compra o lo affitta per un periodo di tempo. E quanto al suo scopo... il suo scopo è quello di sorridere, di permettere al suo temporaneo partner di vivere le proprie fantasie senza conseguenze perché un E-Doll non può morire veramente. Ad ogni piccola morte il suo corpo meccanico viene 'vivificato', la sua mente risvegliata e può continuare a vivere la sua pseudo vita al servizio degli umani. Ma questo particolare E-Doll non potrà più tornare a vivere perché i suoi componenti più importanti sono stati volutamente distrutti. Il compito dell'ispettore Gankin è quello di risolvere il mistero di un omicidio che si rivelerà solo la punta di un iceberg. Ecco quindi uno dei protagonisti, il poliziotto. Coinvolto anche emotivamente in quanto fruitore dei servizi degli/delle E-Doll e forse anche un po' innamorato di una di esse. Con uno stacco l'autore ci porta poi a conoscere un altro personaggio chiave: Maya, adolescente inquieta e ribelle che adora queste bambole di carne che vede passeggiare per le vie, bellissime e perfette, al punto di voler essere come loro. Nel suo 'cercare' la ragazzina incontra Angel, dal sorriso perfetto, a volte femmina, a volte maschio che la prende sotto la sua protezione nella convinzione che lei sia un modello perfezionato e non ancora in commercio da educare e instradare al lavoro.
Per non spoilerare troppo mi fermo qui, non voglio togliere a nessuno il gusto di arrivare a scoprire... l'assassino. Per le voci che mi sono arrivate mi è sembrato di capire che le polemiche sul romanzo siano nate dalla parte esplicitamente sessuale e bdsm. Già, una consistente porzione di E-Doll parla delle performances sessuali della ragazzina e dei suoi idoli. Certo su un Urania non s'era mai letta una cosa del genere! Devo dire che Altieri e Lippi sono stati coraggiosi a premiare Verso e a pubblicarlo proprio in Urania. Però, a mio parere, il tema è stato affrontato con delicatezza, non l'ho trovato mai volgare o fastidioso, la sola sensazione che ho avuto è stata di sorpresa, tutto lì. Sì, vero che può sconvolgere leggere di una ragazzina adolescente che si presta a giochi erotici con compagni di scuola e professori, che si tagliuzza la carne e si procura lividi per sentirsi viva. Può infastidire leggere di bambole di carne che si fanno brutalizzare col sorriso sulle labbra fino a morirne per la gioia di uomini disperatamente soli. Ma è tutto reso con leggerezza, con delicatezza ed è attinente alla storia. Poi il sesso non è il tema del libro, che mi rifiuto di definire erotico. Non lo è il delitto e la sua soluzione: non è un giallo. Più si procede nella lettura più il vero senso della storia si delinea. La ragazzina, Maya, vuole disperatamente essere una E-Doll, si veste come loro, si trucca come loro, sorride come loro e vuole pensare come loro. Un ribaltamento dello stereotipo del robot che si sente uomo, che vuole diventare uomo. Idea originale questa che ha avuto Verso e che ha sviluppato con abilità, non senza mettere come contraltare Angel che invece sta costruendosi una piena coscienza di sé e sta per arrivare a conquistare il libero arbitrio. Alla fine ci chiediamo chi è più umano, Angel, E-Doll che suo malgrado e senza possibilità di rifiutarsi sta pensando come un uomo, o Maya che cerca disperatamente di diventare una bambola di carne, schiava sessuale di uomini soli,

domenica 17 gennaio 2010

Ernesto Vegetti

Ciao Ernesto.

Con te se ne va un pezzo importante anche se breve della mia vita; pochi anni nei quali ho imparato a conoscerti ed apprezzarti, a sentirti mio amico, a confidarmi con te, ad imparare da te, ad essere migliore. Grazie per tutto quello che mi hai dato.
Sto piangendo per te, amico mio e ti rimpiangerò per sempre.

Per te ho rubato queste parole:

"Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum."
(Orazio, carme 30)