mercoledì 14 settembre 2011
TOXIC@
martedì 1 marzo 2011
domenica 27 febbraio 2011
La Città
La porta si chiude alle sue spalle con un tonfo soffocato, scende in fretta le scale ed esce dal portone, infilando veloce il vicolo che porta alla piazza principale della Città. Il gelo la morde feroce, nonostante il pesante parka e il cappuccio che le copre i lunghi capelli neri raccolti in una coda da un nastro di velluto. La figura snella della ragazza si staglia scura nel lucore incerto dell'alba mentre cammina, piegata in avanti per contrastare il forte vento, sulla neve sporca che ricopre ormai da mesi le strade della Città. La piazza è deserta, unica presenza l'uomo di neve che sembra la guardi con scherno. Alys alza gli occhi e guarda i ghiacciai che stringono la Città in una morsa e ogni giorno si avvicinano di più, si incammina lentamente verso quello che era il porto e che è ormai sepolto da giorni sotto il bianco manto. La neve ghiacciata scricchiolasotto gli stivali imbottiti, si intabarra meglio nel parka e alla luce smorta di pochi superstiti lampioni arriva al lungo mare cercando di distinguere dove inizia l'acqua, ma ormai anche il mare è di ghiaccio. Dietro di lei una porta sbatte ritmicamente contro lo stipite ad ogni folata più intensa di vento, si volta e vede il negozietto del tatuatore ormai abbandonato da settimane; la neve è entrata e copre una parte del pavimento, le impronte di piedi e i vetri rotti le raccontano di saccheggi e violenza. Si allontana col cuore gonfio di pena cercando i luoghi dove è stata felice per salutarli un'ultima volta prima di partire. Il ghiaccio è sceso fino a mangiare il pub, di cui non restano tracce, anche la fabbrica di armi, imponente e massiccia come era, adesso è un mucchietto di macerie che sporge dalla neve. Verso il centro della Città alcune insegne luminose restano a segnare luoghi dove c'erano i negozi, dalle entrate sbarrate da assi male inchiodate: Glamour, Uomo, Beach... Alys si avvicina alla vetrina del Donna, miracolosamente il vetro è rimasto intatto, sbircia dentro: una devastazione di scatole sventrate e lasciate in terra vuote, i divanetti con le fodere squarciate, i bei vasi spaccati col terriccio che ha fatto mucchietto in terra e le piante che tanto le piacevano ormai secche. Trattiene un singhiozzo e va verso il laboratorio, camminando lenta e a testa bassa. Con gli occhi della mente vede la strada come era un tempo, il liscio asfalto nero, i marciapiedi spazzati ogni mattina, il tunnel bene illuminato. Ora nella galleria le luci lampeggiano fievoli, i marciapiedi sono crepati e la strada butterata di buche insidiose; si infila nel tunnel e cammina svelta, qui non c'è neve sporca o lastre di ghiaccio, fino a sbucare dall'altra parte della Città sul ponte che attraversa quello che era un canale ed è ora un fiume di ghiaccio. A destra la discoteca è ancora in parte illuminata dalle strobo, la ragazza ricorda la musica a palla, le risate e il rumore delle conversazioni quando la Città era viva, si incanta a guardare le luci che si fanno sempre più incerte ora che il sole sta per sorgere.
L'uomo, infagottato in un parka grigio che nasconde le forme del corpo la guarda con occhi seri - Non dovresti Alys, quando si decide non bisogna voltarsi indietro. Mai. Ormai la Città è morta, inutile farsi del male.
Io sono tornato stamattina per minare i palazzi Alys, perché qui non rimanga più nulla... - Le si avvicina e la abbraccia teneramente. - Hai corso un bel rischio piccola! - La ragazza lo stringe forte e poggia la testa sul petto di Max trattenendo le lacrime.
Alys lo guarda speranzosa, un nuovo inizio, una promessa, andrà senza voltarsi indietro. Si stacca dall'abbraccio a malincuore e si dirige verso l'ingresso della sotterranea, senza salutare Max, senza una parola, il cuore spaccato a metà tra il desiderio di restare e quello di partire per tornare a sognare.Nel buio della stazione alcune frecce debolmente fluorescenti la guidano verso le capsule individuali, sale sulla prima e senza nemmeno sedersi schiaccia il pulsante di avvio. Senza più lacrime lascia la Città. |
sabato 12 febbraio 2011
San Valentino
domenica 6 febbraio 2011
L'Amore fa male
Alla luce livida dell'alba la vecchia si alza dal giaciglio di stracci e coperte rosicchiate dal tempo e guarda con indifferenza fuori del buco che chiama finestra e che è appena coperto da un foglio di plexiglass inchiodato al cemento crepato del muro; la neve brilla di una leggera fluorescenza, come succede quando i venti spirano da est, dalle Terre Morte. Infreddolita si rincantuccia accanto alla vecchia stufa di metallo, unico oggetto prezioso che possiede, e guarda pensierosa intorno cercando qualcosa da bruciare. Nella piccola stanza sono accatastate sedie rotte, assi, rametti, cassette di legno, pezzi di cuoio e legno senza forma, raccolti pazientemente l'estate precedente per bruciarli quando il gelo si sarebbe fatto insopportabile. Lo sguardo le cade su una cassetta tarlata dal coperchio ancora chiuso, con fatica si leva in piedi e presala per un angolo la trascina accanto alla stufa. La donna passa la mano disseccata attorno al bordo e fa scattare la chiusura solleva il coperchio e guarda senza emozione le carte custodite lì da chissà quanti anni. Prende manciate di carta e le infila nella bocca aperta della stufa, poi con un pezzo di legno grosso e pesante fa a pezzi il contenitore gettando tutto insieme alle carte. Si fruga in tasca e trovato l'accendino con attenzione dà fuoco al combustibile pregustando il calore temporaneo che riceverà. Vede un pezzo di carta ingiallita che le è sfuggito e lo raccoglie poi, presa da un impulso inusuale lo avvicina agli occhi acquosi e legge:
“...ti avevo avvisato! Non dirmi che non l’avevo fatto. Te l’ho ripetuto più di una volta ma tu niente, tu non mi hai ascoltato. “Non innamorarti di me” ti dicevo, “l’amore fa male”. E tu che non avevi mai amato prima non sei scappato via da me, no tu mi hai fatto innamorare di te. Ma io conosco l’amore e so quello che accadrà. Quello che è già accaduto. Hai conosciuto i sospiri e i silenzi carichi di parole, hai provato le sensazione più intense proprio all’inizio, proprio la prima volta che ci siamo ‘ascoltati’. Ricordi la prima telefonata? Due minuti col fiato corto senza poter parlare, incapaci di dire una sola parola, con il cuore che alternativamente cercava di uscire dal petto e correre attraverso il niente verso il tuo cuore o si fermava d’improvviso scendendo fino in basso, fino a sentire una tensione sconosciuta giù nel posto dell’amore. E hai conosciuto il volo impazzito di mille farfalline dentro di te, nella pancia e la testa piena di nuvole, hai conosciuto le sensazioni più belle, e ogni volta che chiudevi il telefono hai conosciuto il senso di perdita di un bimbo che resta solo. Adesso sai cosa fa male quando si ama. Fa male terminare una conversazione, restare soli, fa male sentire la mancanza dell’altro anche se sai che è per poco, pochissimo tempo. Fa male sapere che è lontano che non puoi toccarlo, guardarlo negli occhi, sentire il suo odore, il suo calore il suo sapore. Fa male, amore mio, adesso lo sai. Ed hai conosciuto altre sensazioni anima mia… il morso acuto della gelosia. Tu non sapevi cos’è vero? Sì, certo immaginavi, magari comprendevi ma non ti era mai capitato prima di affrontare questa bestia dai denti aguzzi e dalle unghie affilate. Ed hai cercato di domarla la bestia, ma stai attento, è infida e bastarda e prima o poi tornerà, quando sarai stanco, quando avrai dubbi, quando meno te lo aspetti la gelosia tornerà ad avvelenarti il cuore. I dubbi… chi non ne ha? Ma questi sono diversi, questi fanno male, adesso hai bisogno di rassicurazioni. Sempre. E anche il dubbio è parte dell’amore, amore mio. E posso dirti cosa forse accadrà. Imparerai a modificare e poi a nascondere i tuoi sentimenti e lo farai per amore. Imparerai anche a mentire per amore, a negare di essere geloso, a celare le tue paure, paura di restare solo, paura di lasciare solo l’altro. E ti farà male. Però dolcezza mia, avrai in cambio tutto l’amore che puoi tenere nel tuo cuore, avrai una donna tutta per te, avrai un’amica, una moglie, una sorella. Avrai una puttana e una schiava e sarai l’unico ad avere la chiave del suo cuore. Ti basta per compensare il male che fa amare? Ti basta averla solo da lontano, avere solo la sua voce? Ti basta poterla incontrare, chissà, forse una volta soltanto? Certo la realtà, la fisicità sarà meno coinvolgente delle nostre fantasie, lo sappiamo tutti e due, ma sarà ‘vera’ saremo finalmente di carne e sangue e respiri e lacrime. La nostra storia è bella, amore mio ed è una storia pulita anche se ci sono altre persone accanto a noi, e ancora una volta fa male l’amore, fa male veder soffrire chi ci sta vicino, chi amiamo un po’ o molto. Ti avevo avvisato, ma tu non mi hai dato ascolto. E adesso ti amo.”
Quando finisce di leggere dagli occhi opachi scendono lacrime che non pensava più di poter versare; ricorda come era 'prima' forse cinquanta o sessanta anni fa, quando la neve era bianca e non fosforescente, quando amare aveva un senso, quando i sogni erano veri. Accartoccia il pezzo di carta stringendolo forte nel pugno e con rabbia lo scaglia nel piccolo fuoco malato che è tutto il calore che ora può avere.