giovedì 3 giugno 2010

qualcosa da terminare

Alys ha lo sguardo perso nel vuoto, è sbiancata in volto e sembra che stia per svenire; Max la sorregge per non lasciarla cadere in terra e con voce raddolcita le dice - Vieni con me, qui non possiamo stare, ti porto a casa mia e parliamo di questa... cosa che ti è successa. Apatica e inerte lei si lascia trascinare in fondo al corridoio e infilare in un ascensore che li porta in un garage sotterraneo. Non rileva nemmeno la strana forma delle auto parcheggiate, linee arrotondate, avvolgenti e colori luminosi e scintillanti sotto le luci al neon. Si lascia condurre ad una piccola utilitaria e cade quasi a sedere sul sedile mentre Max salito a sua volta mette in moto e guida lentamente, pensieroso, verso l'uscita del parcheggio.


qualcosa da terminare (tanto chi mai lo leggerà?)

Venerdì 1 giugno 1983

L'orologio appeso alla parete segna le 21:00, il turno è finito. Alys, la giovane inserviente dai lunghi capelli castani gli lancia un'occhiata poi toglie i guanti di gomma gialla e con un sospiro di sollievo [ si toglie gli auricolari del lettore CD che spegne e] toglie l'elastico che le legava la treccia, lo infila nella tascona del camice da lavoro e scrolla la testa per sciogliere le ciocche. Spingendo il carrello delle scope infila il corridoio diretta allo stanzino di servizio. - Venerdì... - pensa - pregustando già la dormita che si farà domattina.

Passando nota una porta socchiusa, una porta che a suo ricordo è sempre stata chiusa a chiave; accosta il carrello alla parete, la apre completamente ed entra, curiosissima di vedere cosa cela.

I soliti banconi di acciaio e plastica appoggiati alle pareti, la finestra con la grata, come tutte quelle dell'edificio Universitario che ospita i laboratori di fisica, e nel mezzo un grande apparecchio posato su una piattaforma rotonda leggermente rialzata. Alla luce che arriva dal corridoio vede cartacce appallottolate in terra e un vassoio di cartone di quelli della pizza rotto e unto che sporge fuori da un cestino di filo metallico. Con un sospiro Alys schiaccia l'interruttore della luce ed entra per svuotare il cestino nel grosso sacco della spazzatura che è appeso al suo carrello.

La strana macchina emette un leggero ronzio che avverte solo quando si avvicina e una scritta luminosa che lampeggia verde e ambra su un piccolo schermo che vi è incassato attira la sua curiosità. La ragazza sale sulla piattaforma per leggere la scritta e come vi poggia i piedi sente la piattaforma muoversi ondeggiando come una barca sul mare mosso.

Presa alla sprovvista perde l'equilibrio e per non cadere allunga il braccio e si aggrappa ad una specie di maniglia che sporge invitante. La piattaforma continua a tremare e ondeggiare, la nausea improvvisa le fa chiudere gli occhi - Oddio, il terremoto! - esclama impaurita.

Si tiene aggrappata alla maniglia come se ne andasse della sua vita per un tempo che le sembra eterno ma che in effetti duri pochi secondi. Quando il movimento bruscamente si ferma il contraccolpo la manda a sbattere contro una cassettiera di metallo facendola gemere per il dolore.

qualcosa da terminare


sempre venerdì ma quando?


Indolenzita e borbottando si rialza massaggiandosi il fianco e guardandosi intorno ha un sobbalzo. La stanza non è quella dove si trovava un attimo prima, non ci sono i banconi di acciaio e plastica alle pareti né le apparecchiature che aveva intravisto poco prima. Al loro posto nella fioca luce che proviene dal corridoio vede un tavolo da architetto evidentemente in disuso e scrivanie con monitor dall'aspetto di giocattolini, piatti e dotati di tastiera. Lentamente, la mano sulla bocca per non urlare indietreggia verso l'uscita. Non si è accorta del rumore di passi affrettati che proveniva da corridoio e va a sbattere contro l'uomo sopraggiunto. L'urto inaspettato – ma cosa può essere più inaspettato ormai – la fa finalmente urlare di terrore. Si sente afferrare le braccia ed una voce nasale chiederle con tono brusco – E cosa ci fai tu qui? - poi la voce si fa più piana – Non urlare, non ti fò nulla, calmati! -

L'urlo si affievolisce fino a divenire un gemito, l'uomo allenta la presa e la fa girare per guardarla in faccia. -Allora chi sei e come sei entrata? -le chiede mentre nota i suoi impauriti occhi nocciola e le labbra rosse e sensuali, senza un filo di trucco.Io... io... io lavoro qui – risponde tremante – c'è stato un terremoto poco fa e sono caduta e la stanza era... diversa - mentre parla si rende conto di dire assurdità, che il terremoto non c'è stato, che il corridoio non è lo stesso, le pareti hanno un colore diverso, il pavimento è diverso! Che non si trova dove era poco prima. - Un terremoto? Ma che stai dicendo? Cosa hai preso? - la guarda cercando segni rivelatori – Cos'era? Ti senti bene? - finalmente le lascia le braccia aspettando la sua risposta .Alys lo guarda sconvolta, l'uomo è pressappoco della sua età, intorno a trenta, dal viso ben curato e un fisico da schianto, gli occhi leggermente più piccoli del normale gli danno un'espressione indagatrice e penetrante – Non sono drogata, mi chiamo Alys e cinque minuti fa stavo spingendo il carrello delle scope nel corridoio del secondo piano dell'Istituto di Fisica qui... proprio qui dove sono ora – risponde tutto d'un fiato. - Allora, Alys, qui siamo nel corridoio del 'mio' studio – le dice calcando sulla parola 'mio' – al secondo piano del palazzo di uffici che è qui da... - si interrompe fulminato da un pensiero – vuoi dire che tu poco fa eri... ma aspetta una volta questo era un edificio universitario. - aggrotta la fronte cercando di ricordare – forse venticinque o trenta anni fa... poi, non so, ci fu un incidente e il palazzo rimase vuoto per anni fino a che fu fatto un restauro e affittato a privati. Io sono qui da sei anni. - la guarda con sospetto – e come l'hai inventata questa storiella improbabile? Se fossi venuta per rubare non avresti trovato nemmeno un euro... solo cartacce. - Alys sbianca, la testa le gira, non sa più cosa fare, cosa dire, non sa più nulla – con voce flebile snocciola – Io - non sono – drogata. Non sono una ladra. Sono la donna delle pulizie, mi chiamo Alys e oggi è venerdì primo giugno... - Tre giugno – la corregge con la forza dell'abitudine l'uomo - ...1983. - No bella, 2010. Siamo nel 2010!

Adesso smettiamola di giocare, bella, dammi un documento – le dice prendendola per il braccio mentre infila l'altra mano in tasca per tirare fuori il cellulare. Ancora incredula e sconvolta Alys, senza nemmeno la forza di divincolarsi dalla stretta, sbottona il camice e dalla tasca dei 501 estrae un portadocumenti di pelle marrone che apre mostrando all'uomo la sua patente. Nella foto c'è lei, i capelli sciolti un dolce sorriso e lo sguardo perso chissà dove; l'uomo guarda la foto poi scorre rapidamente il documento fino i a trovare le date, legge a voce alta : – data di nascita 26/10/1952... 1952! - urla – non è possibile! Non sei tu questa! - Poi l'afferra, controlla ancora, la rigira tra le mani, sembra autentica, legge di nuovo: Alys Brin... - alza gli occhi e la guarda - sei tu? - Si, sono io -risponde con voce atona. -...rilasciata 2 febbraio 1980. Firme, timbri, bolli... non ci credo, non ci posso credere. Ma che diavolo ci facevi in quei laboratori? Cosa è successo? - Alys lo guarda con occhi vuoti – Non lo so, non so nulla dimmi tu dove sono e... - deglutisce - ...quando sono. - Sei dove eri prima, credo. Ma trenta, no ventotto anni dopo. Oggi è il 3 giugno 2010, mercoledì. E questo è il mio ufficio; sono Max, Massimo e sono architetto.