giovedì 3 giugno 2010

qualcosa da terminare


sempre venerdì ma quando?


Indolenzita e borbottando si rialza massaggiandosi il fianco e guardandosi intorno ha un sobbalzo. La stanza non è quella dove si trovava un attimo prima, non ci sono i banconi di acciaio e plastica alle pareti né le apparecchiature che aveva intravisto poco prima. Al loro posto nella fioca luce che proviene dal corridoio vede un tavolo da architetto evidentemente in disuso e scrivanie con monitor dall'aspetto di giocattolini, piatti e dotati di tastiera. Lentamente, la mano sulla bocca per non urlare indietreggia verso l'uscita. Non si è accorta del rumore di passi affrettati che proveniva da corridoio e va a sbattere contro l'uomo sopraggiunto. L'urto inaspettato – ma cosa può essere più inaspettato ormai – la fa finalmente urlare di terrore. Si sente afferrare le braccia ed una voce nasale chiederle con tono brusco – E cosa ci fai tu qui? - poi la voce si fa più piana – Non urlare, non ti fò nulla, calmati! -

L'urlo si affievolisce fino a divenire un gemito, l'uomo allenta la presa e la fa girare per guardarla in faccia. -Allora chi sei e come sei entrata? -le chiede mentre nota i suoi impauriti occhi nocciola e le labbra rosse e sensuali, senza un filo di trucco.Io... io... io lavoro qui – risponde tremante – c'è stato un terremoto poco fa e sono caduta e la stanza era... diversa - mentre parla si rende conto di dire assurdità, che il terremoto non c'è stato, che il corridoio non è lo stesso, le pareti hanno un colore diverso, il pavimento è diverso! Che non si trova dove era poco prima. - Un terremoto? Ma che stai dicendo? Cosa hai preso? - la guarda cercando segni rivelatori – Cos'era? Ti senti bene? - finalmente le lascia le braccia aspettando la sua risposta .Alys lo guarda sconvolta, l'uomo è pressappoco della sua età, intorno a trenta, dal viso ben curato e un fisico da schianto, gli occhi leggermente più piccoli del normale gli danno un'espressione indagatrice e penetrante – Non sono drogata, mi chiamo Alys e cinque minuti fa stavo spingendo il carrello delle scope nel corridoio del secondo piano dell'Istituto di Fisica qui... proprio qui dove sono ora – risponde tutto d'un fiato. - Allora, Alys, qui siamo nel corridoio del 'mio' studio – le dice calcando sulla parola 'mio' – al secondo piano del palazzo di uffici che è qui da... - si interrompe fulminato da un pensiero – vuoi dire che tu poco fa eri... ma aspetta una volta questo era un edificio universitario. - aggrotta la fronte cercando di ricordare – forse venticinque o trenta anni fa... poi, non so, ci fu un incidente e il palazzo rimase vuoto per anni fino a che fu fatto un restauro e affittato a privati. Io sono qui da sei anni. - la guarda con sospetto – e come l'hai inventata questa storiella improbabile? Se fossi venuta per rubare non avresti trovato nemmeno un euro... solo cartacce. - Alys sbianca, la testa le gira, non sa più cosa fare, cosa dire, non sa più nulla – con voce flebile snocciola – Io - non sono – drogata. Non sono una ladra. Sono la donna delle pulizie, mi chiamo Alys e oggi è venerdì primo giugno... - Tre giugno – la corregge con la forza dell'abitudine l'uomo - ...1983. - No bella, 2010. Siamo nel 2010!

Adesso smettiamola di giocare, bella, dammi un documento – le dice prendendola per il braccio mentre infila l'altra mano in tasca per tirare fuori il cellulare. Ancora incredula e sconvolta Alys, senza nemmeno la forza di divincolarsi dalla stretta, sbottona il camice e dalla tasca dei 501 estrae un portadocumenti di pelle marrone che apre mostrando all'uomo la sua patente. Nella foto c'è lei, i capelli sciolti un dolce sorriso e lo sguardo perso chissà dove; l'uomo guarda la foto poi scorre rapidamente il documento fino i a trovare le date, legge a voce alta : – data di nascita 26/10/1952... 1952! - urla – non è possibile! Non sei tu questa! - Poi l'afferra, controlla ancora, la rigira tra le mani, sembra autentica, legge di nuovo: Alys Brin... - alza gli occhi e la guarda - sei tu? - Si, sono io -risponde con voce atona. -...rilasciata 2 febbraio 1980. Firme, timbri, bolli... non ci credo, non ci posso credere. Ma che diavolo ci facevi in quei laboratori? Cosa è successo? - Alys lo guarda con occhi vuoti – Non lo so, non so nulla dimmi tu dove sono e... - deglutisce - ...quando sono. - Sei dove eri prima, credo. Ma trenta, no ventotto anni dopo. Oggi è il 3 giugno 2010, mercoledì. E questo è il mio ufficio; sono Max, Massimo e sono architetto.

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