E per questo due parole bastano e avanzano. Il suo maggior pregio è di essere breve, non breve come i due precedenti -150 pagine scritte con carattere più piccolo ma abbastanza da non addormentarcisi sopra per giorni. Per la verità ci ho messo qualche giorno a finirlo ma ci sono riuscita. Storia insulsa che non lascia traccia, ambientazione improbabile e finale ignobile. I protagonisti, uno specialmente, sembrano usciti da un vaudeville, guitti di mezza tacca. Non ho trovato assolutamente nessuno stimolo, nessuna curiosità nessun piacere nella lettura. Sì, è vero ho letto di peggio però dopo l’inizio veramente ottimo con i tre precedentemente commentati e dopo aver chiuso il 2007 in bellezza con Clone questo mi ha riportato a livelli di insofferenza per le storie mediocri o meno che buone. Eppure Pohl mi piaceva…
L’insidia del Glotch (Slave Ship, 1957) di Frederik Pohl, Odissea 14, pagg. 152
L’insidia del Glotch (Slave Ship, 1957) di Frederik Pohl, Odissea 14, pagg. 152
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