domenica 19 agosto 2007

Gordon Pym


Ci siamo mai chiesti cosa sognavano i nostri nonni? Oppure pensiamo che solo noi siamo capaci di inventarci storie fantastiche di meravigliarci per racconti di avvenimenti possibili ma improbabili? Ecco da 170 anni fa un romanzo che può farci sorridere, farci sentire superiori per la nostra scienza e conoscenza ma ci fa anche pensare. Leggendo la descrizione delle manovre del Grampus, la baleniera dove Pym è imbarcato clandestinamente, di come era costruita, del suo funzionamento, mi sono sentita esattamente come mi sento quando leggo la descrizione di una astronave, del suo motore stellare, del suo funzionamento: meravigliata e stupita, talmente lontane da me sono entrambe, ognuna ad un estremo del mio oggi. Gordon Pym è scritto con uno stile ancora oggi scattante, un turbine di avventure, naufragi, salvataggi, isole abitate da selvaggi ostili, una geografia che, ancora ipotetica ad inizio ottocento, ci mostra terre inesplorate e mirabili. La parte centrale del racconto è appesantita da descrizioni tratte da racconti di viaggi, nel gusto ottocentesco per il didascalismo che troviamo anche in Salgari, ma in fin dei conti sono poche pagine che danno anzi un attimo di riposo all’incalzare delle avventure di Pym, dall’ammutinamento della ciurma del Grampus all’incontro con la goletta che ricorda l’Olandese Volante la nave maledetta governata da fantasmi, dall’episodio di cannibalismo all’incontro con i selvaggi abitanti dell’isola di Tsalal dove tutto è nero.
Ingenuo sì, per noi adesso, con tante e tante assurdità che però nel 1837 potevano essere credibilmente vere, possibili, future.






Le fantastiche avventure marinaresche di Gordon Pym di Edgar Allan Poe - Narrativa Nord 139 (The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket – 1837)

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